LEZIONI “AMEREGANE” - A SAN FRANCISCO, DAVANTI AI CERVELLI ITALIANI ESPATRIATI NEGLI USA, RENZI SPIEGA LA SUA IDEA DI “CAMBIAMENTO”: FAR ARRABBIARE QUALCUNO PER FAR BENE A TUTTI - E DOPO LE CHIACCHIERE DI RITO, SELFIE A VOLONTÀ

L’abilità parolaia di Matteuccio alla fine ha trasformato l’incontro formale in una specie di rimpatriata con la foto di gruppo sul lungomare e una girandola di “selfie” con il Golden Gate sullo sfondo…

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Massimo Gaggi per “il Corriere della Sera

 

Matteo Renzi parla con Fabrizio Capobianco, un mago del software della Valtellina che in Silicon Valley ha creato varie «start up» compresa una applicazione televisiva per la Juventus. E che al premier che lo guarda contrariato promette: «Le faccio una app “viola-live” con dentro integrati anche gli insulti ai gobbi».

renzi arriva a san francisco renzi arriva a san francisco

 

Il premier ascolta e, nell’incontro organizzato dal console Mauro Battocchi alla Yacht Club, nella Baia di San Francisco, conversa con 150 giovani imprenditori italiani dell’hi-tech come Vittorio Viarengo che ha creato varie imprese ma che, essendo cresciuto in un panificio, si era divertito a insegnare a fare il pane agli amici in un video su YouTube.

 

Decine di migliaia di persone che l’hanno visto, poi un blog con migliaia di contatti al giorno. Alla fine anche Vivalafocaccia.com è diventato un business, ma quando Viarengo ha pensato di assumere qualcuno in Italia per gestire il sito, è sprofondato negli ostacoli burocratici: «Possibile non si possa fare come qui dove con 200 dollari crei la partita Iva online e puoi anche pagare le tasse via Internet»? 

renzi arriva a san francisco renzi arriva a san francisco


Renzi parlava a loro e agli altri espatriati italiani, ma anche a chi in Italia si oppone a riforme radicali quando ha spiegato il suo sforzo di cambiare in profondità l’Italia: «Arriva il momento in cui bisogna far arrabbiare qualcuno per cambiare le cose che non vanno, quelle che bloccano un Paese per altri versi vitale, in grado di cogliere le opportunità. Dobbiamo far arrabbiare qualcuno per far andare avanti tutti».

 

Il presidente del Consiglio, nella prima tappa di una giornata che lo ha poi portato a Google, a Twitter e a Yahoo! oltre che alla nuova scuola elementare italiana di San Francisco ha spiegato di essere «venuto qui perché questa è la capitale del futuro. In Italia abbiamo città straordinariamente belle, ma il rischio è quello di essere gelosi del passato anziché innamorati del futuro.

 

renzi a san francisco renzi a san francisco

Basta piangersi addosso: è il momento di cambiare le cose con decisione, in modo quasi violento. Parlo del metodo, ovviamente. Ma basta piangerci addosso e raccontarci cosa non va e spiegare che le cose non si possono cambiare per non scontentare questo o quello. Qui c’è “Yes we can”. Da noi è di moda: no, non si può». 


Ai giovani imprenditori italiani il premier ha detto: «Non vi faccio il solito discorso sulla fuga dei cervelli, non vi chiedo di tornare in Italia. Vi chiedo di credere nel nostro progetto e darci una mano da fuori. Realizzate pure qui i vostri progetti. Noi speriamo di cambiare l’Italia per farne un Paese bello e coraggioso. Un Paese che vi faccia sentire il bisogno di tornare a casa. E non solo per le pappardelle e il vino: un luogo del futuro, non solo del passato». 

matteo renzi e marissa mayer di yahoo matteo renzi e marissa mayer di yahoo


L’abilità dialettica e la disinvoltura del premier hanno alla fine trasformato l’incontro formale, alla presenza dell’ambasciatore italiano a Washington Claudio Bisognero e del sindaco della città Edwin Lee che gli ha anche consegnato delle gigantesche chiavi della città, in una specie di rimpatriata con la foto di gruppo sul lungomare che si è trasformato in una girandola di «selfie» con Renzi individuali e a grappolo con sullo sfondo il Golden Gate, che, alla fine ha travolto anche il primo sindaco asiatico della città e la moglie. 


Agli imprenditori Renzi ha presentato la squadra di Palazzo Chigi per l’innovazione: dal suo consigliere Paolo Barberis al neonominato «digital champion» Riccardo Luna, una specie di ambasciatore dell’hi-tech italiano alla Commissione europea di Bruxelles, e ha promesso di tornare ogni anno, prima dell’assemblea delle Nazioni Unite, per fare il punto sui progressi compiuti dall’Italia.

 

matteo renzi e larry page matteo renzi e larry page

Al capo del governo sono state presentate molte realtà produttive italiane di successo, alcune tutte create sulla West Coast, altre gestite da qui, ma con decine o centinaia di dipendenti della ricerca e sviluppo in Italia perché da noi, hanno spiegato molti degli imprenditori che hanno preso la parola, gli ingegneri di qualità non mancano. Spesso sono migliori di quelli americani e possono anche costare meno.

 

Ma manca il sistema, la cultura manageriale, i canali di finanziamento, l’abitudine a promuovere chi accetta le sfide, a incoraggiare l’assunzione di rischi. È quello che fa il programma di borse di studio Fullbright Best: alcuni di quelli che sono venuti a studiare imprenditorialità in America con queste borse sono tornati in Italia e hanno creato imprese di successo.

 

matteo renzi e agnese landini a san francisco matteo renzi e agnese landini a san francisco

Come Massimo Palmisano, un ragazzo di Taranto che lavorava a Torino, alla Fiat. Nel 2009 ha vinto una borsa Best e ha mollato tutto: oggi la sua impresa, Decision, ha 100 dipendenti in Italia, 20 negli Usa e ha appena ottenuto un finanziamento di 40 milioni da un fondo d’investimenti Usa pronto a finanziare il suo sviluppo. 


Renzi ha usato queste storie come acqua per il suo mulino («Quando dicevo che Jeffrey Immelt di General Electric, che è il più grosso datore di lavoro di Firenze, mi diceva che all’Italia invidiava soprattutto i suoi ingegneri, da noi mi ridevano in faccia») e poi ha promesso di continuare a puntare senza sosta sul cambiamento: Parlamento, mercato del lavoro, giustizia civile, scuola. E qui vari imprenditori come Marinucci lo hanno sollecitato a introdurre l’insegnamento dell’imprenditorialità non solo negli anni dell’università, ma anche nelle scuole medie e addirittura elementari. 

 

 

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