LUPI SACRIFICALI – IL FASTIDIO DELLA LORENZIN, L’EQUILIBRISMO DI QUAGLIARIELLO, I SILENZI DI SCHIFANI, LA POLTRONA DI ALFANO: FENOMENOLOGIA DI UN PARTITO, L’NCD, CHE ALLA FINE HA MOLLATO IL SUO MINISTRO

Tolti Cicchitto e la De Girolamo, che c’è passata, nessuno si è schierato veramente in difesa di Lupi ministro. La sola idea di uscire dal governo e garantire l’appoggio esterno ha fatto impallidire i maggiorenti del partito di Alfano…

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Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera

 

È sera. 
Ha deciso di dimettersi, lo ha annunciato, fine della storia. 
Anzi, no. 

nunzia de girolamo nunzia de girolamo


Maurizio Lupi parla al telefonino con un suo amico. Dice: «Mi hanno lasciato solo» (la voce, racconta l’amico, era bassa, incrinata da un tono, da qualcosa che poteva essere profonda amarezza oppure semplice fatica). 
Comunque Lupi ci ha messo un po’ troppo a capire che era stato lasciato solo. 
Sul sito dell’ Huffington Post , alle 16.20, avevano già battuto questo titolo definitivo: «Dopo Matteo Renzi, lo scarica anche Ncd». 
Capi e capetti del partito sono stati lievi, ammiccanti, gelidi, crudeli. Un lavoro di squadra perfetto (dall’idea di squadra escludete Nunzia De Girolamo e Fabrizio Cicchitto, tra qualche riga capirete perché). 


Flashback . Martedì sera, salotto di «Porta a Porta». C’è ospite Beatrice Lorenzin, ministro della Sanità. 
Bruno Vespa va giù deciso. 
«Ministro Lorenzin, lei — al posto di Lupi — si dimetterebbe?». 
«Non posso rispondere al posto di Lupi. Ognuno risponde per sé, in base alla propria sensibilità e al proprio contesto». 


L’aria distante, infastidita, nervosa: la suggestione dei capelli come attraversati da una scossa elettrica. Ma, certo, non le si poteva chiedere d’essere più esplicita. Per come si può essere espliciti in politichese: lasciando intendere, tanto chi deve capire, capisce. 

lorenzin boschi lorenzin boschi


Il metodo usato da Gaetano Quagliariello sul Corriere . Intervista sul filo, lui — per buona parte — nella parte del trapezista. Con discorsi tipo: «Il giudizio politico e quello penale sono ben differenti...». Oppure: «Ogni vicenda ha una sua specificità...». Poi, il capolavoro: «Decida Maurizio. Saremmo con lui anche se lasciasse». 
Ecco, appunto. Se lasciasse. 


In Transatlantico leggono, qualcuno è sicuro di aver intuito tutto. Li senti che ragionano. Il succo del teorema è questo: se Alfano molla Maurizio, e lo molla, tanto ormai è chiaro, qualcosa deve comunque portare a casa. E poiché è ancora vacante il ministero degli Affari regionali lasciato dalla Lanzetta, chi è, tra noi, che può andare a fare il ministro? 
Nemmeno ti lasciano rispondere: è Quagliariello. 
Lupi, sghignazzano, è e resta ministro per qualche ora solo su Wikipedia . 


E la Lorenzin, aggiungono, sembra sempre di più appartenere a quel governo della nazione che piace a Renzi. 
E poi Renato Schifani è stato sempre zitto, muto, e se un siciliano come Schifani sta muto, un motivo c’è. 

gianni letta gaetano quagliariello gianni letta gaetano quagliariello


Scrivere che il partito è lacerato non è una forzatura. Cicchitto e la De Girolamo, fino all’ultimo, hanno auspicato, consigliato di tenere il punto e difendere, a oltranza, Lupi. 
La De Girolamo («Nostra Signora del Sannio», cit. Dagospia ) andava in giro a ricordare che pure lei fu costretta a dimettersi da ministro dopo essere stata accusata di aver fatto pressioni sulla Asl di Benevento (si scrisse per aiutare un venditore di mozzarelle amico suo e uno zio ad aprire un bar): e poi però «tutto è finito come sappiamo, e anche se io mi dimetterei di nuovo, non credo sia giusto riservare a Lupi, non indagato come me all’epoca, un ennesimo trattamento umiliante». 


Cicchitto ne faceva invece una questione di purissima tecnica: se cedi, diventi molle, e quelli affondano i colpi. Invece, poiché non ci sono avvisi di garanzia, noi restiamo uniti e, in questo modo, anche a costo di lasciare Palazzo Chigi, diamo un segnale di forza.
Lasciare Palazzo Chigi: passando così ad un appoggio esterno. Questo avrebbe però comportato l’uscita di Angelino Alfano dal ministero dell’Interno. Facile come programmare un weekend su Marte. 

berlusconi alfano santanche verdini lupi big berlusconi alfano santanche verdini lupi big


Perché poi ognuno pensa a se stesso. Al proprio destino. In politica è sempre così, ma certe volte è così con dosi di cinismo maggiore. Per dire: Antonio Gentile (ex pdl) uno di quei potenti molto discussi che in Calabria spostano vagoni di tessere, si sta domandando quanto sia durevole la stagione politica di Nuovo centrodestra. 
«Il problema è un altro» (il senatore Andrea Augello viene dall’esperienza di An, passando per il Pdl). 
I problemi che avete, in verità, sono tanti. 


«No. Io ne individuo uno che mi sembra discriminante. Questo: se stabiliamo che sia giusto veder dimettere uno come Lupi, sospettato di qualcosa che non ha prodotto alcun provvedimento della Procura di Firenze, allora ciò che vale per Lupi vale, deve valere per tutti. Anche nel Pd». 
È una minaccia? 

Lupi D e il vicepremier e ministro degli Interni Angelino Alfano Lupi D e il vicepremier e ministro degli Interni Angelino Alfano


«No. Una mia posizione». 
Che però... 
«Senta: io penso al caso De Luca in Campania. Quello rischia di essere eletto e per via della legge Severino di ritrovarsi decaduto e noi qui con Lupi che nemmeno... No, pensare di fare due pesi e due misure sarebbe credo inaccettabile». 
Questi sono toni da grande partito. Ncd ha in effetti ancora due ministri (Alfano e Lorenzin), un viceministro (Casero) e sei sottosegretari. Con Udc, alle regionali, prese però il 4,38 per cento, mentre ieri i sondaggi oscillavano pericolosamente tra il 3 e il 4, ma più verso il 3. 
Oggi, non si sa (truppe cielline in rivolta si muovono all’orizzonte e aspettano ordini da Lupi). 

 

 

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