eclissi di lupi

E LUPI TORNÒ AGNELLO (DA SACRIFICARE) - LE ORIGINI UMILI, LO SPORT, LA RELIGIONE. MA ANCHE IL POTERE DI CL, L'IMPERO DI INCALZA, LA PASSIONE PER I ROLEX - UNA CARRIERA CHE NASCE E FINISCE DA VESPA (MA È DAVVERO FINITA? CERTO CHE NO)

1. L’ADDIO SHOW DEL MINISTRO: LA CARRIERA NATA IN TV FINISCE DAVANTI A VESPA

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica

 

maurizio lupimaurizio lupi

Vatti a fidare di quelli che fanno carriera con la tv. Ieri sera Maurizio Lupi ha consegnato le sue dimissioni nelle mani di Bruno Vespa - di chi altri se no? - che l’ha accettate senza riserve dinanzi a un grande fondale con il volto contratto del ministro dimissionario, le mani giunte sulla bocca, e la scritta, se non si fosse capito bene: «Mi dimetto».

 

Vatti a fidare, anche, dei personaggi dei talk-show. Lupi fa parte della compagnia di giro, immancabile in quei salotti lì, impossibile non averlo mai visto. Non esattamente un mattatore, ma un comprimario affidabile, un motore diesel, una maschera standard.

 

maurizio lupimaurizio lupi

Pare di sentirli i cercatori e smistatori di presenze politiche: «Ci sarebbe Lupi...»: ah, bene. Eccolo sulla poltroncina, per la prima volta ieri gli è stato concesso il tronetto di consolazione. Qualcun altro prenderà il suo posto, la tv è per sua natura cannibalica e richiede sempre carne fresca. Troppo spesso si dimentica che risponde alle leggi dello spettacolo, poco o nulla di ciò che si vede è vero, semplicemente deve sembrarlo.

 

Vatti a fidare, quindi, dei volti «presentabili». Il termine è ambiguo e non troppo simpatico, ma per una volta funziona, sia pure alla rovescia, a disvelare gli artifici della messa in scena e delle parti assegnate. Lupi era la «presentabilità» televisiva fatta persona. La parlantina. Il decoro formale. Una certa compostezza. Bagliori di entusiasmo. Equilibrio. Moderazione. E anche un po’ di simpatia, sia pure di genere oratoriale. Dunque, alta reputazione in pixel.

 

maurizio lupimaurizio lupi

Ma allora, per tornare alla realtà: come si combina questa assidua e sicura rendita catodica con quella cruda battutaccia che l’utile barbarie delle intercettazioni telefoniche ha divulgato in questi giorni: «Non me ne frega un cazzo» e qui pazienza. Ma poi: «Possono venirmi a fare una pompa!». E qui invece alt! Come «una pompa»? E chi mai vorrebbe o dovrebbe venire a fare «una pompa» a Lupi?

 

Dice: uh, quante storie, quanta ipocrisia, era un modo di dire, scherzoso. D’accordo, quante risate! Sennonché in tv Lupi ci era arrivato, o ce l’avevano mandato - nel mondo berlusconiano si può ragionevolmente sostenere che Lui e Lui Solo decidesse chi, dove e quando - proprio perché era lontano da quelle cosacce che a lungo hanno condizionato il discorso pubblico.

 

Bene, Lupi sarà anche stato bravo, sveglio e competente. Ma a partire dal biennio rosa 2008-2009 la sua precipua risorsa narrativa, la sua mission mediatica è consistita nel riequilibrare l’andazzo ludico e sporcaccione in cui il Cavaliere, con la collaborazione di «Forza Gnocca», aveva sprofondato il centrodestra.

GIANFRANCO FINI MAURIZIO LUPI GIANFRANCO FINI MAURIZIO LUPI

 

Perfetto antidoto mediatico. Sposatissimo (su YouTube in uno spot elettorale conteggia in «26 anni » la durata del suo matrimonio, oggi siamo a 28). Perciò morigerato. Organizzava pellegrinaggi con monsignor Fisichella, sulle tracce di San Paolo, o in Terra Santa, tour operator per deputati alla ricerca delle radici cristiane. Un ciellino tranquillo, oltretutto, cosa abbastanza rara. Niente fanatismi o camicette a fiori tipo Formigoni.

 

Maurizio Lupi De Benedetti Maurizio Lupi De Benedetti

Il casting degli spettacoli, che per la politica danza con il cinismo, con la religione sfiora la simonia. Ecco, magari era un po’ rischioso fare da padrino di battesimo a Magdi Allam, il giorno di Pasqua (2008) ma dopo tutto c’era il Santo Padre. Strideva anche un po’ menzionare l’« Imitatio Christi » per difendere Berlusconi dagli impicci in cui s’era cacciato. Ma pazienza.

 

Lupi era anche un grande sportivo. Stile di vita sano, mica stravizi. La corsa, la maratona, il «Montecitorio running club». Le foto sui rotocalchi. La vicepresidenza della Camera. I buoni sentimenti: sospendeva la seduta per gli auguri di compleanno ai ministri.

Sia ben chiaro: Lupi non è né un attore, né un impostore, né la sua storia incarna La Grande Menzogna. E’ e resta un politico di questo tempo. Perciò il suo alias elettronico ha sfidato l’ubiquità manifestandosi in qualsiasi visione a distanza: «Una corsa con Maurizio Lupi», «Un caffè con Maurizio Lupi», «Soul con Maurizio Lupi», «Incontri ravvicinati con Maurizio Lupi»...

MAURIZIO LUPI MAURIZIO LUPI

 

Si scoprirà prima o poi quali effetti psichici comporta vivere sotto il fuoco delle telecamere, dietro una perenne lente d’ingrandimento. Un tempo si sarebbe detto che Lupi si è montato la testa. Così ha pure scritto un libro, « La prima politica è vivere » (Mondadori). E’ diventato ministro. Infrastrutture, te le raccomando. E nel momento in cui si trattava di mollare la poltrona, ha mollato Berlusconi. Alla fondazione del Ncd ha fatto il presentatore, citando il Re Leone. E’ rimasto ministro con Renzi.

 

Napolitano Maurizio Lupi ed Enrico Letta Napolitano Maurizio Lupi ed Enrico Letta

I giornalisti politici, ormai, devono fare attenzione a queste cose. Così quando il suo nemico del Pd, De Luca, ha detto che assomigliava alla figlia di Fantozzi, che è anche un po’ vero anche se non coinvolge i destini collettivi, Lupi si è offeso moltissimo. Allora ha telefonato al presidente del Consiglio per protestare, ma sul suo sito ha anche pubblicato le foto di quelli a cui lui ritiene di assomigliare: Gianni Morandi, Aaron Spelling, Demetrio Albertini e Gollum de « Il Signore degli anelli ». Dimissionari pure loro?

 

 

2. IL MINISTRO CHE VOLEVA FARE IL SINDACO - STORIA DEL MAURI, UOMO DI PERIFERIA

LUPI RENZILUPI RENZI

Paolo Colonnello per “la Stampa

 

Ho venduto bibite a San Siro, dato ripetizioni, insegnato religione in una scuola media al quartiere Tessera, ho fatto pure l’autista, anche se non mi piaceva molto guidare…». Le umili origini dell’uomo che voleva diventare sindaco di Milano e ora si deve dimettere da ministro, non si discutono. Come nemmeno la simpatia e la carica umana che lo hanno portato ad essere popolare nelle piazze e nei mercati di una città dove tutt’ora, se vuoi diventare qualcuno, è meglio cominciare dal basso. Legato per sempre alla periferia della sua gioventù, Olmi di Baggio, estremo nordovest, Maurizio Lupi, 55 anni, è un piacione con la faccia da eterno ragazzo, un po’ come Gianni Morandi quando andava a prendere il latte: sorriso sveglio e battuta pronta.

gabriele albertinigabriele albertini

 

Il bel fieu

«Sempre stato un bel fieu, come diciamo noi a Milano, molto apprezzato dal pubblico femminile», racconta l’ex sindaco Gabriele Albertini che lo ebbe come assessore all’Urbanistica: «Un collaboratore efficiente e leale». Davanti alla regina Elisabetta, mentre gli altri s’inchinavano, l’assessore all’arredo urbano Lupi le rivolse la fatidica domanda: «Do you like piazza Scala?». Lei sorrise ammirata. Quando però la Procura gli mandò un avviso di garanzia per una cascina ceduta a prezzo di favore a una Ong legata a Cl, Lupi corse nell’ufficio di Albertini e scoppiò a piangere: «Gli diedi il mio fazzoletto e gli rinnovai la mia fiducia». Effettivamente Lupi venne assolto con tutti gli onori. Festeggiò andando a correre con gli amici, tra cui Linus, colonna di Radio Deejay.

Gabriele AlbertiniGabriele Albertini

 

Il runner che amava i Rolex

Runner impegnato e pluridecorato alla maratona di New York, per Lupi gli anni passano ma la voglia di emergere resta. Forse è stato un po’ questo il problema del “Mauri” che dagli Olmi, dove ha ancora casa, mutuo e famiglia, è arrivato correndo fino in Parlamento, e poi al governo, abbagliato dal fascino scafato di Ercolino Incalza e dal metallo scintillante dei Rolex. Quasi un vizietto, visto che il nome di “Maurizio L.” comparve vicino a quello di “Roberto Form.” in un elenco di regalie e Rolex distribuito agli amici dal defunto re delle discariche lombarde Giuseppe Grossi, arrestato per aver gonfiato le bonifiche a Santa Giulia.

 

antonio simone b antonio simone b

L’incontro con Cl

Papà operaio socialista, mamma casalinga, Lupi scopre la sua strada frequentando la parrocchia degli Olmi, dove conoscerà un paio di ragazzi svegli e sfegatati milanisti come lui, diventati negli anni ’90 esponenti di spicco di Cl: Antonio Intiglietta, potente assessore comunale e uomo della Compagnia delle Opere, e Antonio Simone, diventato assessore regionale negli anni d’oro di Formigoni, arrestato in seguito per lo scandalo della Fondazione Maugeri insieme a Pierangelo Daccò. Al gruppetto degli “Olmi” si aggiunge Francesco Cavallo, detto Frank, presidente del Cda di Centostazioni, arrestato nell’inchiesta su Incalza che avrebbe pagato un biglietto aereo alla moglie di Lupi.

formigoni_e antonio simoneformigoni_e antonio simone

 

Tutti ciellini, tutti laureati in Scienze Politiche alla Cattolica. Maurizio si fa le ossa prima al marketing del settimanale ciellino “Il Sabato”, poi capo ufficio stampa di Fiera Milano e approda in politica dopo Tangentopoli. Eletto nell’ultima lista Dc, passa al Cdu e poi a Forza Italia. Nel ’97 entra nel gruppo degli «assessori intelligenti» di Albertini, con Sergio Scalpelli, ex Pci, poi indipendente, che lo ricorda con affetto: «Se Berlusconi avesse avuto il coraggio di candidare Lupi al posto della Moratti, avrebbe battuto Pisapia». Invece il Mauri si deve accontentare del Parlamento.

 

Berlusconiano appassionato, a volte quasi più del capo, il suo momento arriva nella breve stagione di Enrico Letta quando servono facce nuove: la sua è perfetta. Diventa ministro delle Infrastrutture e da lì, insieme ad Alfano, compie la metamorfosi. Abbandona il Cavaliere lanciando il Nuovo centrodestra. E tradisce pure Letta, correndo da Renzi. Gli altri cadono, lui resta imbullonato alle Infrastrutture.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")