DI MAIO E’ NEL MIRINO: SE IL M5S SCENDE SOTTO IL 20% ALLE EUROPEE, LA SUA LEADERSHIP È A RISCHIO - PER TENERE UNITO IL MOVIMENTO, LUIGINO HA BLOCCATO LE NUOVE REGOLE INTERNE, HA TESO LA MANO A DI BATTISTA E HA APERTO ALLA FRONDA GUIDATA DA FICO - PARAGONE: “CI STIAMO FACENDO MALE PERCHÉ NON VOGLIAMO ROMPERE SU CERTE COSE…” - C'È POI IL PROBLEMA CONTE…

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Annalisa Cuzzocrea e Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”

 

luigi di maio, he lifeng luigi di maio, he lifeng

Un leader fragile. Che cerca fiato in quel 20 per cento che consente al Movimento 5 stelle di essere ancora la prima lista in Basilicata, ma ha mille nemici: interni ed esterni. E una maledizione: essere costretto a risalire la china più veloce che può. Prima che un risultato negativo alle europee faccia venire a Matteo Salvini la voglia di guidare il governo, o staccare la spina.

 

«Certo che Luigi è sotto tiro ed è a rischio - confida una delle persone che gli è più vicina - ma lo è praticamente dal giorno dopo la formazione del governo». Il problema è che adesso la resa dei conti ha una data: 26 maggio. Alle europee il vicepremier M5S si gioca il futuro. Se il Movimento scendesse sotto il 20 per cento, diventerebbe impossibile continuare a dire che i numeri non sono paragonabili a quelli delle politiche, per giustificare la sconfitta. A entrare in crisi sarebbero il governo guidato da Giuseppe Conte e la leadership del suo vice.

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

 

Di Maio lo sa e sta tentando il tutto per tutto: ha frenato sulle nuove regole, già decise in un pranzo a base di pesce all' hotel Forum con Beppe Grillo e Davide Casaleggio, per aprire all' ala ortodossa guidata da Roberto Fico e cercare di placare i gruppi parlamentari.

Ha lanciato, ieri, un messaggio in bottiglia ad Alessandro Di Battista con un video da Matera, dicendo sibilino che «non ci sono viaggi da fare».

 

LUIGI DI MAIO VERSIONE GRETA THUNBERG BY SPINOZA LUIGI DI MAIO VERSIONE GRETA THUNBERG BY SPINOZA

C'è da lavorare per il Movimento, questo manda a dire a colui che ha rifiutato di incontrarlo e di dargli una risposta per settimane. Offeso per la sconfessione della sua strategia d' attacco, la fine del dialogo con i gilet gialli, la cautela riscoperta - a suon di ambasciatori richiamati e relazioni internazionali in pericolo - nelle ultime settimane.

 

Se tornasse vorrebbe avere campo libero, Di Battista. Scioglierà la riserva in una settimana, assicura. La proposta è quella di fare il "mr preferenze" e guidare tutti i collegi alle europee. Chi gli è vicino, però, è già certo che dica di no. E parta per l'India.

«Non possiamo fare a meno di lui», suggerisce Gianluigi Paragone.

LUIGI DI MAIO E LA CINA LUIGI DI MAIO E LA CINA

 

Che da giorni tira bordate proprio sulla mancanza di coraggio: «Ci stiamo facendo male perché non vogliamo rompere su certe cose - confidava qualche giorno fa al Senato - quando tradisci una promessa, chi aspettava il tuo aiuto se lo ricorda». Parlava dei truffati delle banche, sui cui risarcimenti il vicepremier M5S ha spinto proprio ieri. Ma il suo è un discorso più ampio, che riguarda l' intera strategia del Movimento.

 

ROBERTO FICO - GIULIA SARTI - LUIGI DI MAIO ROBERTO FICO - GIULIA SARTI - LUIGI DI MAIO

Di Maio ha però responsabilità ben più grandi di quelle che Paragone e Di Battista arrivano a immaginare: stamattina partirà per gli Stati Uniti, dove il responsabile per la sicurezza nazionale di Trump gli chiederà conto di una serie di cose che messe in fila rendono la difficoltà del viaggio: gli acquisti degli F35 messi in discussione; l' annuncio - poi frenato - del ritiro dall' Afghanistan; la posizione sul Venezuela, più vicina a Russia e a Cina che agli Stati Uniti; il protocollo sulla via della Seta, firmato nonostante l'ostilità della Lega (scoperta non a caso dopo il viaggio Usa del sottosegretario Giorgetti); certe uscite poco ortodosse sul Medio Oriente.

 

LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO

Bolton è un falco vecchio stampo, chiederà conto e probabilmente anche qualche impegno. La prova che l'Italia non vuole davvero uscire dall' alleanza atlantica. C'è poi il problema Conte. Il presidente del Consiglio non manca occasione per rincuorare: al prossimo giro non ci sarà, il suo è puro spirito di servizio. Vorrebbe tornare a fare l'avvocato e il professore, fa sapere. Ma i fatti dicono che il suo gradimento è oggi 12 punti sopra a chi lo ha designato.

 

luigi di maio e alessandro di battista in auto 4 luigi di maio e alessandro di battista in auto 4

«È la Lega che sta mettendo in giro la voce di un suo possibile e nuovo protagonismo, per metterci in difficoltà», si difendono i "lealisti" dimaiani. Ma il gradimento è una cosa che dalle parti del Movimento e della Casaleggio Associati ha sempre contato molto. E anche per questo Di Maio ha bisogno di costruire una strategia diversa: le nuove regole, che non saranno varate prima di un mese, dovrebbero aiutare.

 

L'arrivo del reddito di cittadinanze sulle tesserine dedicate anche, salvo gli intoppi di una misura così complessa. Le idee per l' Europa, però, sono al palo: il gruppo europeo autonomo, a parte il greco, il croato, la finlandese e il polacco, non è ancora chiuso. E a giudicare dalla sua eterogeneità, non fa ben sperare.

luigi di maio e alessandro di battista in auto 3 luigi di maio e alessandro di battista in auto 3

 

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