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LE MANI SULLA RAI - RENZI PENSA A UN DECRETO PER RIFORMARE VIALE MAZZINI E SALVINI SBOTTA: “RASENTA L’ISTITUTO LUCE” - PADOAN DICE SÌ AL PIANO GUBITOSI

Paolo Conti per il “Corriere della Sera”

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

Matteo Renzi promette di mettere mano entro marzo alla riforma dei criteri di nomina dei vertici Rai non escludendo («se ci sono le condizioni di urgenza e necessità») il decreto legge. E cresce l’opposizione politica da Lega, Forza Italia, Ncd, Movimento 5 Stelle e Sel. I toni sono aspri e c’è chi chiama in causa il capo dello Stato. Matteo Salvini, Lega: «Il decreto deve essere fatto su una materia urgentissima, il Cda della Rai è una cosa urgentissima? Probabilmente per Renzi, per blindare l’informazione più di quanto si sia fatto e che rasenta quella dell’Istituto Luce».

 

Luigi GubitosiLuigi Gubitosi

Roberto Fico, M5S e presidente della commissione di Vigilanza: «Non si può procedere ad una riforma della governance della Rai per decreto esautorando il Parlamento in una materia che gli è propria. Né eliminare ogni tipo di discussione in questa sede per gestire velocemente le nuove nomine del cda che dovranno essere fatte a breve. Il presidente della Repubblica non potrà far finta di niente.

 

Mattarella dovrà difendere l’autonomia del Parlamento e far rispettare le sue prerogative». Raffaele Fitto, dei «Ricostruttori» di Forza Italia, ricorda che legge elettorale e riforma costituzionale attribuiranno al primo partito «un potere immenso e senza bilanciamenti. Che facciamo, ora vogliamo consegnare a quel partito anche il pieno controllo della Rai?»

beppe grillo e roberto fico a napoli beppe grillo e roberto fico a napoli

 

Il Pd fa blocco. «Sulla Rai— ha detto il vicesegretario Lorenzo Guerini — credo che la scelta o meno del decreto dipenda non dalla maggioranza, ma dall’atteggiamento dell’opposizione. Dal momento che l’urgenza c’é, il requisito della necessità dipende molto dai lavori parlamentari».

 

Lorenza Bonaccorsi, responsabile Cultura del Pd, chiede: «Dov’erano Fitto e Salvini ai tempi dell’editto bulgaro? Zitti e allineati con Silvio Berlusconi. È comico che oggi vogliano dare lezioni sulla Rai. Anche a causa dei danni provocati quando loro erano al governo, a partire dalla legge Gasparri che ha fatto entrare i partiti direttamente nel Cda Rai, oggi è urgente una riforma».

 

Arriva intanto dal ministro dell’Economia, Giancarlo Padoan, un esplicito e convinto via libera alla riforma dell’informazione che il direttore generale Luigi Gubitosi presenterà al Consiglio di amministrazione dopodomani, giovedì 26 febbraio convocato nella sede di Milano. Per Padoan (azionista unico Rai in quanto ministro dell’Economia), intervistato a Milano da Giovanni Minoli, «la riforma Gubitosi va verso la direzione giusta. Sono in continuo contatto con il top management della Rai, nel rispetto dei relativi ruoli».

 

Giovanni Minoli Matilde Bernabei Giovanni Minoli Matilde Bernabei

Una dichiarazione che smentisce due analisi ricorrenti all’interno della Rai: cioè che Gubitosi non abbia contatti con il governo e che agisca secondo una logica personalistica, slegata dal contesto politico. In realtà, seguendo le parole di Padoan, la riforma Gubitosi sembra invece ora l’apripista per la futura Rai immaginata da Renzi. Una razionalizzazione (la divisione in due Newsroom e la riduzione a due direttori per l’area tg e a uno per la radio, drastico sfoltimento dei vicedirettori, un’orizzonte che nel 2017 immagina il direttore unico) prima della più profonda revisione renziana .

 

Giovedì il piano sarà solo esposto ai consiglieri, non si procederà al voto. Il documento è stato rivisto da Gubitosi dopo la risoluzione approvata all’unanimità dalla commissione parlamentare di Vigilanza: 17 punti «di impegno» per non bloccare la riforma del direttore generale senza però cancellare la peculiarità delle testate e la loro storia.

antonio preziosi pietro verroantonio preziosi pietro verro

 

Impensabile che si arrivi subito a un voto in cda che comunque discuterà, su richiesta della presidente Anna Maria Tarantola, del «caso Antonio Verro», cioè della lettera attribuita al consigliere in quota Forza Italia (che ne smentisce la paternità) indirizzata a Berlusconi nell’agosto 2010 in cui si elencano trasmissioni contrarie al governo guidato ai tempi dal leader di FI.

 

 

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