MAS QUE NADA - IL PRESIDENTE CATALANO ARTURO MAS SFIDA RAJOY E INDICE IL REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA - DECIDERÀ LA CORTE COSTITUZIONALE

La Catalogna in barba al veto di Madrid indice il referendum per il 9 novembre. Ma sarà immediatamente sospeso, visto che il Tribunale Costituzionale dovrà decidere sul ricorso governativo - Il partito di Mas è in crisi per gli scandali del suo leader storico, e lui si gioca tutto sull’indipendenza. Senza referendum, andrà alle urne fondendo i partiti catalani…

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Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera

 

barcellona manifestazione indipendenza 5 barcellona manifestazione indipendenza 5

Da ieri, in Europa, c’è un’altra regione, dopo la Scozia, ad aver convocato ufficialmente il proprio referendum indipendentista. È la Catalogna. Il suo President Artur Mas ha firmato un decreto ordinando che il 9 novembre prossimo, i 7,5 milioni di catalani dovranno avere a disposizione schede e urne per godere del diritto di autodeterminazione e staccarsi, se così decideranno, dalla Spagna.

 

Mas l’ha fatto con sceneggiatura e scenografia da evento storico: davanti a decine di telecamere, sotto antiche volte affrescate e autoproclamandosi 129esimo President dal 1359 come se l’identità catalana fosse rimasta immutata da allora e l’appartenenza alla Spagna l’incidente di un istante. L’appuntamento con la Storia, però, resterà in vigore solo tre giorni.

barcellona manifestazione per indipendenza barcellona manifestazione per indipendenza

 

Oggi Mas e tutti i separatisti faranno campagna per l’indipendenza, ma già domani il governo di Madrid ricorrerà contro il decreto e martedì, se non addirittura prima, il Tribunale Costituzionale spagnolo dichiarerà sospesa la consulta in attesa di pronunciarsi sulla sua costituzionalità.

 

Mentre la Scozia aveva concordato con Londra il voto e lo stesso quesito referendario (poi chiusosi con la vittoria degli unionisti) la Catalogna rema controcorrente davanti al veto di Madrid. Firmando il decreto, ieri Mas sapeva perfettamente che il governo centrale spagnolo avrebbe trovato il modo di annullarglielo. Se Mas non vuole tentare un colpo di mano che chiamerebbe in causa la Guardia Civil e alzerebbe la tensione nelle strade; se non vuole farsi arrestare e puntare sull’effetto martire; se, come ha ribadito ieri, vuole restare nella legalità, dovrà trovare una soluzione diversa.

ARTUR MAS PRESIDENTE DELLA REGIONE AUTONOMA DI CATALOGNA ARTUR MAS PRESIDENTE DELLA REGIONE AUTONOMA DI CATALOGNA

 

L’aspettativa in Catalogna è alta, quindi il compito difficile. Improbabile che la gente si accontenti di qualche ritocco nelle percentuali fiscali. Il «piano B», sostiene lo stesso Mas, sarebbero elezioni anticipate.

 

Mas potrebbe fondere il suo partito, tradizionalmente moderato, con la sinistra indipendentista di Esquerra Republicana. Solo 3 anni fa i due elettorati erano incompatibili: uno borghese con vocazione di governo, l’altro post-marxista e indipendentista. Ma ormai il separatismo ha cancellato qualsiasi altro colore. In Catalogna ci si misura dalla lunghezza della bandiera esposta in balcone o dai permessi chiesti in ufficio per partecipare ai cortei indipendentisti. È un fenomeno sociale, minoritario o maggioritario è da vedere, ma certo dotato di un dinamismo politico unico in Europa.

CATALOGNA - IL LEADER DEL PARTITO NAZIONALISTA ARTUR MAS CATALOGNA - IL LEADER DEL PARTITO NAZIONALISTA ARTUR MAS

 

Convergencia, il partito di Mas, attraversa un periodo difficilissimo. Il suo mitico fondatore Jordi Pujol è nell’uragano di uno scandalo di fondi neri e tangenti. In una drammatica lettera aperta a luglio aveva ammesso un’evasione fiscale milionaria, venerdì in un’udienza parlamentare altrettanto umiliante non ha fugato i dubbi sull’origine tangentizia di quei conti correnti esteri. Mas rischia di vedere il suo partito bruciato dal «caso Pujol» e può invece salvarsi fondendosi con Esquerra in elezioni anticipate.

 

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A quel punto, con una solida maggioranza indipendentista, potrebbe attendere l’esito del voto generale spagnolo di fine 2015, sperando che un nuovo governo madrileno si riveli più malleabile dell’attuale. Poche concessioni sono da aspettarsi dall’esecutivo di Mariano Rajoy sia per ideologia sia per la forza della sua maggioranza assoluta. L’ha confermato lo stesso presidente spagnolo, in viaggio di promozione economica in Cina.

 

Ermetico come sempre, Rajoy si è trovato a meraviglia nella cultura cinese e ha regalato a Mas la saggezza di un proverbio appena imparato dai suoi interlocutori: «Meglio tornare indietro che perdersi andando avanti». Più chiaro di così.

 

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