MAY DIRE BREXIT: “LA MANCATA INTESA SULL'USCITA DEL REGNO UNITO DALLA UE E' UNA CATASTROFE PER LA NOSTRA DEMOCRAZIA” - APPELLO DELLA PREMIER BRITANNICA DAVANTI AL PARLAMENTO ALLA VIGILIA DEL VOTO SUL COMPROMESSO RAGGIUNTO CON BRUXELLES - LA POSSIBILITÀ CHE L'ACCORDO VENGA BOCCIATO RAPPRESENTA LO SCENARIO PRINCIPALE, MA QUELLO CHE SUCCEDERÀ DOPO NON È ANCORA CHIARO: LE OPZIONI SUL TAVOLO

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Cristina Marconi per il Messaggero

theresa may theresa may

 

A Theresa May servono 318 aye, sì, per vedere approvata la sua proposta di Brexit, ma l' obiettivo di oggi, nell' impossibilità pressoché certa di una vittoria, è vedere quale sfumatura di sconfitta apparirà alla fine dell' ennesima giornata campale nel tormentato processo di uscita del Regno Unito dall' Unione europea.

 

Al momento i voti assicurati non sono più di 197, con 19 deputati che non vogliono dichiarare da che parte stanno, anche se la volatilità della situazione e, quel che è più rilevante, l' assenza di alternative concrete non possono far escludere che qualcuno dei 430 circa pronti a dire il loro sonoro no all' idea che la Brexit avvenga secondo i termini pattuiti con Bruxelles cambi idea. Tra questi sicuramente non c' è una deputata laburista incinta, Tulip Siddiq, che ha spostato la data del parto cesareo per poter esprimere il suo dissenso: è a favore di un secondo referendum e ha dichiarato che anche questo è un modo di pensare «al futuro del suo bambino».

theresa may annuncia l'accordo sulla brexit theresa may annuncia l'accordo sulla brexit

 

Né uno degli whip dei Tories, Gareth Johnson, incapace di chiedere ai membri del suo partito di votare per un testo in cui non crede. In vista di quello che in molti definiscono uno dei voti più importanti dal dopoguerra a oggi, la May ha passato la giornata a cercare di mettere in guardia contro i pericoli di una bocciatura del suo accordo per l' unità del Paese, in particolare per Scozia e Irlanda del Nord.

 

LA LETTERA La lettera di rassicurazioni inviata da Bruxelles sull' Irlanda non conteneva i limiti di tempo per l' applicazione della clausola di salvaguardia per evitare il confine fisico tra le due parti dell' isola celtica, ma solo un' apertura a valutare le proposte formulate dai brexiters e la precisazione che il cosiddetto backstop verrebbe applicato «per il minor tempo possibile». Ad ogni modo, agli alleati di governo del DUP non è piaciuta, tanto che il capogruppo a Westminster Nigel Dodds ha detto che «più che rassicurarci, accresce le nostre preoccupazioni».

 

theresa may theresa may

Gli appelli della May a dare una «seconda occhiata» al testo di accordo raggiunto con Bruxelles a novembre e alla dichiarazione politica potrebbero essere stati accolti da qualche deputato, ma non sembra esserci lo spostamento di massa necessario a rovesciare la situazione. «Non è perfetto ma quando i libri di storia verranno scritti, la gente guarderà alla decisione della Camera di domani», ha fatto presente la May, osservando come la paralisi della Brexit in parlamento sia un' opzione concreta che non renderebbe giustizia al risultato del referendum. Anzi. Sarebbe «la catastrofe per la democrazia». La possibilità che l' accordo venga bocciato rappresenta ormai lo scenario principale, ma quello che succederà dopo non è ancora chiaro.

 

brexit brexit

LE OPZIONI Tutto dipende dall' entità della sconfitta: se fosse di poche decine di voti, May potrebbe riproporre la stessa minestra fino a quando non verrà approvata, mettendo in chiaro che da Bruxelles non arriveranno altre concessioni, oppure potrebbe tentare la carta di una nuova trattativa, pur sapendo che le porte le saranno probabilmente sbarrate. I brexiters potrebbero iniziare a vacillare, riconoscendo che l' unica Brexit possibile è quella sul tavolo. Non essendoci una maggioranza a favore di nessuna ipotesi, salvo quella di evitare un no deal, anche la strada indicata dal Labour di chiamare un voto di sfiducia nei confronti del governo con l' obiettivo di arrivare a nuove elezioni rischia di essere velleitaria.

brexit brexit

 

Ad ogni modo la premier, che ha più volte dichiarato che resterà in sella fino a quando non avrà concluso la Brexit, avrà solo tre giorni, entro lunedì prossimo, per indicare una strada alternativa. Nel caso l' impasse continuasse, si arriverebbe al no deal tra 73 giorni, ossia a quell' appuntamento fissato per il 29 marzo alle 11 di sera al momento di invocare l' articolo 50, nel 2017. Sapendo di navigare a vista, la May non ha voluto negare in maniera inequivocabile di essere pronta a chiedere uno slittamento. A meno che gli eventi questa sera non prendano un corso davvero sorprendente, avrà bisogno di tutti gli strumenti possibili.

theresa may firma la richiesta secondo l articolo 50 theresa may firma la richiesta secondo l articolo 50

 

 

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