MEROLA, IL RE DELLA SCENEGGIATA - IL PARROCO “ANTICAMORRA” A GAMBA TESA CONTRO NITTO PALMA: “LANCIA MESSAGGI DA CAMORRISTA, NON SI VERGOGNA?” - ENNESIMA VERSIONE DIVERSA SULLA SUA NON-CANDIDATURA CON IL PDL IN CAMPANIA - IL COLLOQUIO CON BERLUSCONI - L’INTERVENTO DI SEPE E CALDORO - “COSENTINO? L’HO VISTO SOLO UNA VOLTA” - MA QUANDO MAI! ECCO LA DAGOFOTO CHE LO SBUGIARDA - QUEL CONTRIBUTO DI 5.000 EURO…

1. DAGOREPORT
Ma un prete può dire le bugie? L'ennesima versione sulla "non-candidatura" col Pdl di Don Luigi Merola contiene una serie di inesattezze. La più clamorosa? "Ho incontrato Nicola Cosentino una volta a Casal di Principe". Ma quando mai! Ecco la foto di Nick & Don Luigi nella sede del Pdl Campania, all'inizio di dicembre, in occasione della consegna del ricavato di una manifestazione di beneficenza: 5000 euro....

Non solo: avvertite Don Merola che girano per le redazioni napoletane ben due versioni (scritte entrambe dallo stesso Don Luigi, già in terza persona) del discorso con il quale Berlusconi avrebbe dovuto presentare la candidatura di Merola al Parlamento. Non solo: quanto pare Don Merola, da Berlusconi, ce l'ha portato proprio Nick. La vera storia di questa non candidatura è piena di Pepe, potrebbe raccontarla Sepe, la conosce bene Caldoro, ma forse lo farà Nitto Palma presto, prestissimo...

2. IL PARROCO "ANTICAMORRA" A GAMBA TESA CONTRO NITTO PALMA
Angela Frenda per il Corriere della Sera

«Potrei scrivere il mio quarto libro, su questa vicenda, lo sa?». Don Luigi Merola, 40 anni compiuti il 14 dicembre, alle storie senza lieto fine ci è abituato. Era il parroco di Forcella. Lì la camorra i finali li rovina quasi sempre. Ma è anche abituato a combattere. Ecco perché alla frase pronunciata l'altro ieri dal coordinatore pdl campano Francesco Nitto Palma su di lui («Perché Don Merola non si è candidato? Lo sappiamo io e la mia scorta») replica nell'unico modo che conosce.

La sfida a viso aperto: «Mi sono interrogato, e credo che forse voleva che io dicessi quello che finora non ho detto: e cioè che quella mattina in cui è venuto da me in parrocchia a propormi di entrare in lista, non era solo. No. Con lui c'era anche Nicola Cosentino. Anche lui me l'ha offerta, la candidatura. Anzi, era proprio un'idea sua. Perché diciamolo chiaramente: le liste in Campania le ha fatte Cosentino, mica Nitto Palma, lui non sa niente di questo territorio. Ecco, l'ho detto. Da qui, il mio timore di essere strumentalizzato. Usato per "ripulire" le liste. Però ora rispondo a Nitto Palma che messaggi come questo di solito appartengono a persone della camorra, e non a persone delle istituzioni. Non si vergogna?».

Don Merola parla senza quasi prendere fiato. Parroco della chiesa di San Borromeo alle Brecce, vicino alla stazione centrale di Napoli, è anche presidente della Fondazione «'A voce d''e creature», che si occupa di seguire i bambini dei quartieri disagiati. Combatte una guerra civile che non vede mai pace, e da anni vive con la scorta. È un simbolo, e proprio per questo il suo nome avrebbe fatto gola al Pdl.

E anche a lui l'idea di candidarsi non sarebbe dispiaciuta: «Chi lo nega? Ma si sono mossi male. Non era stato avvisato prima il cardinale Sepe. C'era un'aria pesante, un po' per i nomi che circolavano - Cosentino, Milanese, Papa - un po' perché quasi tutte le scelte erano state fatte senza consultare il governatore Caldoro, l'uomo più onesto del Pdl in Campania. Così mi sono spaventato, mi è sembrato di essere davanti quasi a un sistema camorristico, dove comandava uno solo».

Eppure, nonostante tutto, lui la sera di mercoledì 9 gennaio ha accettato di incontrare Silvio Berlusconi a Roma, a Palazzo Grazioli: «Nitto Palma mi disse che aveva una notizia importante da comunicarmi: la mia fondazione poteva diventare nazionale. Per me è fondamentale, perché oltre alla camorra il nostro nemico è da sempre il Comune di Napoli. Dopo Iervolino, che però almeno non aveva osato mandarci gli esattori di Equitalia, ora battagliamo con de Magistris, che sta facendo morire la città. Da Berlusconi sono stato più di un'ora e mezza. Che devo dire? Non ci vedo nessuno scandalo. Lui è un trascinatore, affascina. Aveva sulla scrivania il mio ultimo libro, ne ha letto alcuni brani in napoletano, si è rilassato, ha scherzato... Era in compagnia di Ghedini, che ha assistito al colloquio.

E fuori, assieme a Verdini, c'erano altri personaggi... Io penso che sono stati gli amici, da Lele Mora in poi, a fargli fare quegli errori di moralità, le ragazze e così via. Berlusconi mi spiegò che io avrei potuto essere il suo Saviano: "Don Luigi, potrai proporre finalmente una legge sui beni confiscati, stando in Parlamento. Tu stai facendo molto di più di Saviano, che non mi piace". Però io cominciai a dire ma c'è la Chiesa... E poi certi nomi... Insomma, entrai nella paura... Lui, che è un galantuomo e ha una mente eccezionale, mi rassicurò: "Farò pulizia, non ti preoccupare". Però avevo la sensazione che altri volessero servirsi di me per pulire le loro facce».

Ma dopo Berlusconi, a giocare un ruolo fondamentale in questa vicenda è stato anche il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, che dell'incontro, per una fuga di notizie, ha letto sui giornali: «Da lui sono andato appena mi ha potuto ricevere, il 12 gennaio. Mi ha fatto un discorso paterno: "Il tuo lavoro così prezioso per la diocesi e per i tuoi bambini non lo puoi sporcare. La politica oramai non è vista come un servizio, ma come occupazione di potere. Continua a fare il prete e raggiungerai i cuori di tutti». Mi ha convinto, e ho ufficializzato il mio no. Anche perché vedevo gli stessi nomi impresentabili in lista. Solo il 21 pomeriggio alle 4 sono cambiate le cose».

Don Merola però ha capito anche un'altra cosa, in quest'esperienza: «Che i partiti sono a caccia di nomi puliti per rinnovarsi. A me ha chiesto di candidarmi anche Montezemolo, quando è venuto a Napoli... Sono stato molto corteggiato, insomma, ma ora so che la mia vera missione deve essere quella di creare una scuola di politica, come Padre Pintacuda a Palermo. Ho già in testa il nome: Libera Università della Politica. Ci farei insegnare personaggi puliti campani: Caldoro, Lucio D'Alessandro e Lucio di Giovanni... Io ho lavorato per Fioroni e per la Gelmini, gli schieramenti per me non sono importanti. Ma fondamentalmente sono un moderato». Quanto a Cosentino, «una volta c'ho parlato a un evento a Casal di Principe. Mi è sembrato una persona sofferente. Un uomo ferito. E come prete, mi dispiace».

 

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