arturo diaconale

MIRACOLATI RAI – LA NOMINA DI DIACONALE IN VIALE MAZZINI PREMIA UN DIRETTORE CHE CON “L’OPINIONE” È RIUSCITO A CIUCCIARE 2 MILIONI DI EURO PUBBLICI ALL’ANNO – AL GIORNALE (SEMICLANDESTINO) LAVORAVANO ANCHE MOGLIE E FIGLIA – E ORA I DIPENDENTI SONO IN CASSA INTEGRAZIONE

1. DENARI A PIOGGIA PER UN GIORNALE DA MILLE COPIE

Gianluca Roselli per il “Fatto Quotidiano

 

ARTURO DIACONALEARTURO DIACONALE

La nomina più assurda della sua carriera non è quella al Cda della Rai, ma quella del marzo 2009 quando, grazie ai buoni uffici dell’allora ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, Arturo Diaconale viene nominato commissario straordinario del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Forse per il solo fatto di essere di quelle parti (Montorio al Vomano in provincia di Teramo)? Chissà. Sta di fatto che il neo membro del Cda di Viale Mazzini in quota centrodestra è uno dei misteri dell’editoria italiana.

 

Diaconale, infatti, è riuscito a tenere in vita per 22 anni un giornale che ha sempre venduto pochissimo: 2500 copie, ma secondo i maligni non si andava oltre le mille copie, comprese quelle che finivano nelle mazzette degli amici. Nonostante questo è riuscito a incassare fior di contributi pubblici: poco meno di 2 milioni di euro ogni anno per un paio di lustri.

ARTURO DIACONALEARTURO DIACONALE

 

La legge dell’editoria, infatti, prima era molto più generosa e ai giornali che si legavano a un movimento politico elargiva la metà delle spese sostenute. E l’Opinone, è stata legata al Movimento delle libertà dell’ex deputato di Forza Italia Massimo Romagnoli, arrestato nel dicembre 2014 in Montenegro per traffico d’armi. Chi ha lavorato all’Opinione ricorda come verso settembre il giornale andava sempre in sofferenza perché finivano i soldi e qualche stipendio saltava. Poi arrivava il denaro che le banche anticipavano in vista del contributo pubblico e la situazione tornava normale.

 

arturo diaconale racconta il giovane simone baldelliarturo diaconale racconta il giovane simone baldelli

Nonostante il quotidiano fosse spesso con l’acqua alla gola, Diaconale ci fa lavorare la moglie, Barbara Alessandrini, e pure la figlia. Ma con la diminuzione dei contributi il sistema va in tilt: nel 2013 il finanziamento pubblico si abbassa a 950 mila euro, nel 2014 saranno solo 120 mila. E il giornale va a rotoli: molti se ne vanno o vengono cacciati, alcuni sono ancora in causa di lavoro con l’azienda per prendere mesi di stipendio e il Tfr.

 

Ora Diaconale avverte che nel Cda Rai non lavorerà certamente gratis. Peccato, però, che gratis ha fatto lavorare per mesi i suoi giornalisti. Vent’anni è durata l’Opinione, vissuta solo grazie ai contributi pubblici. Tanto che al direttore, ricorda qualche ex dipendente, piaceva dire che “lo Stato è il socio di maggioranza del giornale”. Ma Diaconale ci ha provato anche con la politica.

 

arturo diaconalearturo diaconale

Dopo aver iniziato al Giornale di Montanelli come cronista parlamentare e aver continuato a Studio Aperto, alle elezioni del 1996 viene candidato dal Polo delle Libertà in Senato, ma non ce la fa. Così, sempre molto vicino a Silvio Berlusconi e al centrodestra, continua a dirigere l’Opinione dove, per un periodo, è transitato pure l’ex sindaco di Milano Paolo Pillitteri. La politica, però, è la sua passione e ci riprova anche alle ultime Regionali in Campania, con la lista “Vittime del fisco e della giustizia” a sostegno di Stefano Caldoro. Altro flop.

 

“In un Paese che a volte è un po’troppo lento, se si può accelerare è meglio”, ha detto ieri durante la riunione del Cda. Qualche minuto prima il suo commiato dagli abruzzesi (si è dimesso dall’ente parco) e dai lettori dell’Opini ne , da cui si è dimesso dopo 22 anni di direzione.

 

“Ringrazio tutti, in particolare i collaboratori che, in condizioni di enorme difficoltà, mi hanno aiutato a portare avanti un giornale che non ha mai avuto capitali o un editore di riferimento alle spalle”, ha scritto nell’ultimo editoriale. Un editore di riferimento no, ma i capitali, e che capitali, Diaconale in tutti questi anni è riuscito ad averli lo stesso. Verrebbe quasi da dire chapeau, se non fossero soldi nostri.

 

 

2. DAGONEWS

diaconalediaconale

 

Nelle stanze della prestigiosa redazione de L’Opinione delle Libertà di via del Corso, soleva ripetere che bisogna sfruttare “il socio di maggioranza del giornale, lo Stato”. E il neo consigliere della Rai Arturo Diaconale con codesto socio di affari ne ha fatti più di uno.

 

Oltre vent’anni di contributo statale per il suo giornale, L’Opinione, a fronte di un numero di copie  pressoché inesistenti (per far quadrare i conti, erano gli stessi dipendenti del giornale a “ritirarne” quotidianamente 200 copie in un’edicola del centro di Roma). E il contributo non era poca cosa, perché prima della crisi dell’ultimo biennio, ammontava a circa due milioni di euro l’anno.

 

Ma il socio di minoranza dello Stato, può contare sulla legittima pensione alla quale nel 2009 si è sommata anche la presidenza del Parco dell’Abruzzo. Ora, siccome piove sempre sul bagnato (e a volte grandinano danari), è arrivata anche la nomina nel Cda della Rai.

 

Arturo Diaconale Arturo Diaconale

Tanta opulenza, però, non è bastata a salvare il suo giornale. O meglio, il giornale esiste ancora nell’edizione online, ma i dipendenti non beccano più una lira. L’ultimo stipendio risale al settembre 2011, quando ad ogni dipendente toccarono mille euro di acconto dello stipendio. Un po’ più di un acconto presero Diaconale e Lino Fratta, eminenza grigia del giornale: 8 mila euro a testa.

 

L’anno precedente, tutti i dipendenti (nonché soci della cooperativa, perché questa è la formula magica per ricevere il contributo) investirono 10mila euro nella cooperativa stessa: in realtà furono costretti a rinunciare a degli stipendi, firmando però le buste paga, altrimenti non si era in regola con il “socio di maggioranza”.

 

Ma come si può mandare sul lastrico un giornale che riceve 2 milioni di euro l’anno? Non bastano certo la macchina e l’Ecopass pagati al vicedirettore Paolo Pillitteri (eh sì, proprio lui, nessun caso di omonimia) e nemmeno le quattro sedi che per un periodo L’Opinione ha pagato (tutti contratti risolti con “sfratti” e cause varie). E allora dove finivano i soldi?

 

LOPINIONE LOPINIONE

Lo sa solo l’eminenza grigia Lino Fratta, che gestiva i conti dell’Opinione. Addirittura c’era un contratto di 120 mila euro annui con un avvocato residente a Pescara che poi presentava parcella per ogni singola lettera che scriveva per conto de L’Opinione. C’era da pagare un commercialista per una qualunque società gestita dal ragionier Fratta? Il conto lo pagava L’Opinione.

 

Dopo che lo Stato ha elargito circa 80 miliardi delle vecchie lire a L’Opinione, adesso qualcuno ha avuto il coraggio di chiedere la cassa integrazione e qualcun altro la faccia tosta di concederla. Visto che non ti sono bastati i soldi, te ne do altri ancora, dice lo Stato.  Tant’è che adesso i dipendenti rimasti, sono in attesa anche del terzo anno di cassa integrazione.

 

Chi invece si è dimesso (per giusta causa, in taluni casi anche accettata), in tre anni non ha preso né stipendi arretrati, né Tfr. In tanti hanno fatto causa, in pochi hanno preso del denaro. 

Ultimi Dagoreport

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...