MOSCA TZE TZE - OBAMA TEME UNA NUOVA GUERRA FREDDA CON LA RUSSIA CHE ORMAI PUNTA AL BRACCIO DI FERRO CON WASHINGTON SU TUTTI I DOSSIER CALDI, A PARTIRE DALL’UCRAINA - PER I DOSSIER USA, PUTIN RESTERÀ AL POTERE FINO AL 2024

Secondo gli Stati uniti, Mosca ha cambiato strategia nei confronti dell’Occidente - Con l’Ucraina il cambio di strategia è diventato lampante, e la Russia ora è pronta a usare la forza anche in altri teatri vicini per difendere i suoi interessi nazionali, che vide minacciati soprattutto dall’avvicinamento dell’Unione europea ai Paesi un tempo vassalli…

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Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

barack obama vladimir putin barack obama vladimir putin

Gli Stati Uniti pensano che Vladimir Putin abbia deciso di cambiare la strategia della Russia verso l’Occidente, passando dalla cooperazione degli anni dopo il crollo dell’Urss, alla contrapposizione. Gli americani presumono che il capo del Cremlino resterà al potere fino al 2024, e quindi si preparano a una lunga relazione difficile con Mosca, di cui l’Ucraina è solo un capitolo.

 

Questi indirizzi sono contenuti nella nuova «Policy Review» sulla Russia che la Casa Bianca sta ultimando, e spiegano anche le pressioni fatte dal presidente Obama sul premier Renzi nel loro vertice di venerdì, per garantire che l’Italia non incrini il fronte della fermezza verso Putin.

obama e putin in vestito tradizionale cinese obama e putin in vestito tradizionale cinese

 

Gli Stati Uniti regolano i loro rapporti con i Paesi più importanti attraverso dei protocolli che vengono aggiornati periodicamente, per inquadrare lo stato delle relazioni bilaterali e gli interessi strategici di Washington.

 

La redazione di questi protocolli avviene attraverso le «Policy Review», ossia revisioni della linea coordinate dalla Casa Bianca, a cui partecipano tutte le agenzie governative interessate, dal dipartimento di Stato a quello del Tesoro, dal Pentagono alla Cia. Il responsabile della review poi tira le somme e presenta la nuova policy al presidente, che decide se modificarla o approvarla. Nel momento in cui il capo della Casa Bianca la firma, quella diventa la politica ufficiale degli Stati Uniti a cui devono attenersi tutti i membri dell’amministrazione che hanno a che fare con quel Paese.

 

G20- PUTIN, OBAMA, DILMA G20- PUTIN, OBAMA, DILMA

La review relativa alla Russia è in corso in queste settimane, e a breve sarà sottoposta al giudizio di Barack Obama. La gestisce Celeste Wallander, Special Assistant to the President e Senior Director for Russia and Eurasia al National Security Council. In altre parole, la «cremlinologa» della Casa Bianca.

 

La Wallander, 54 anni, ha studiato alla Northwestern University di Chicago e a Yale, ha insegnato ad Harvard, e ha fatto la consigliera di politica estera di Obama durante la campagna del 2008. Poi è diventata vice assistente segretario alla Difesa per la Russia e l’Eurasia, prima di dirigere l’ufficio del National Security Council dedicato alla stessa regione.

 

IL CAMBIO DI STRATEGIA

PUTIN OBAMA PUTIN OBAMA

All’inizio di aprile la Wallander ha cominciato a far circolare le linee di fondo della sua review, anche per consentire ai Paesi alleati di cominciare a prenderne le misure. Il punto di partenza concettuale è che Mosca ha cambiato strategia nei confronti dell’Occidente. Dopo il crollo dell’Urss, forse anche per necessità economica, aveva scelto la via della cooperazione per modernizzarsi.

 

Voleva rafforzare lo stato di diritto, trasformare il sistema economico e sociale, accettare le regole del mercato e della trasparenza. Lo scopo era la piena accettazione nella comunità internazionale, per ritrovare la forza che le avrebbe garantito un ruolo di primo piano, nonostante non fosse più una superpotenza.

 

Durante il primo mandato Putin aveva continuato a seguire questa strada, ma già la guerra in Georgia aveva segnalato la mutazione in corso. Con l’Ucraina il cambio di strategia è diventato lampante, e la Russia ora è pronta a usare la forza anche in altri teatri vicini per difendere i suoi interessi nazionali, che vide minacciati soprattutto dall’avvicinamento dell’Unione europea ai Paesi un tempo vassalli, più che dalla Nato. Mosca dunque ha abbandonato l’idea dell’ammodernamento, a parte quello del settore della difesa che vuole rilanciare, e ha scelto la strada della contrapposizione.

 

LA RISPOSTA DEGLI USA

BARACK OBAMA E VLADIMIR PUTIN BARACK OBAMA E VLADIMIR PUTIN

Washington intende rispondere rafforzando il sostegno economico e sociale, più che militare, ai Paesi minacciati. Il primo banco di prova di questo lungo braccio di ferro però e l’Ucraina, e quindi non sono ammissibili debolezze sul fronte della fermezza occidentale. L’orizzonte immediato è quello di fine anno, scadenza dei termini per l’applicazione degli accordi di Minsk, ma se Mosca continuasse le violazioni, le sanzioni andrebbero confermate e inasprite per un periodo imprevedibile.

 

È interessante che gli Stati Uniti siano preoccupati per la debolezza dell’economia russa, ma l’attribuiscano principalmente al calo del prezzo del petrolio e alla mancata modernizzazione del sistema, ancora troppo legato alla semplice esportazione dei prodotti energetici. Le sanzioni hanno avuto un impatto, ma molto relativo, perché sono state pensate apposta per non essere devastanti.

VLADIMIR PUTIN E BARACK OBAMA jpeg VLADIMIR PUTIN E BARACK OBAMA jpeg

 

Due i motivi: primo, lasciarsi lo spazio di manovra per incrementarle, in caso di nuove violazioni; secondo, far capire al Cremlino che il problema riguarda solo le sue scelte in Ucraina, e potrebbe essere rapidamente risolto se la strategia cambiasse. Washington infatti non ha alcun interesse a inasprire il confronto.

 

Gli Usa continuano ad avere un rapporto abbastanza proficuo con la Russia in vari settori, dal disarmo alla non proliferazione nucleare, dall’uso pacifico dello spazio a quello dell’Artico, e non vogliono comprometterlo, anche perché l’alternativa sarebbe rischiare il caos o addirittura la guerra.

 

VLADIMIR PUTIN E BARACK OBAMA VLADIMIR PUTIN E BARACK OBAMA

Quindi cercano di tenere i due binari separati, nella speranza che Mosca torni sui propri passi. Finché ci sarà Putin, però, dubitano che ciò avverrà, e quindi chiedono a tutti gli alleati di prepararsi a essere fermi per un braccio di ferro che potrebbe durare anche un altro decennio.

 

 

 

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