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IL MOSTRO MARINO ATTACCA RENZI, IL PD, LA MOGLIE DI FRANCESCHINI E GLI ASSESSORI TRADITORI: “CAUSI MI MOSTRAVA GLI SMS TRA ORFINI E IL PREMIER” - CONTRO MALAGO': "IL CIRCOLO ANIENE STANZA DI COMPENSAZIONE DEI POTERI BORGHESI" - “PROPOSI AL M5S DI ENTRARE IN GIUNTA" - SULLA CANDIDATURA A SINDACO NICCHIA

ORFINI MARINO RENZIORFINI MARINO RENZI

Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera-Roma”

 

Un concentrato di accuse, veleni, aneddoti. Contro gli ex consiglieri comunali Pd, gli ex assessori, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, il presidente del Coni Giovanni Malagò (chiamato «Megalò»). 

 

In trecento pagine di «Un marziano a Roma», il libro che si apre con la dedica «alle romane e ai romani per bene», Ignazio Marino vuota il suo sacco. Ma poi, alla domanda clou, non risponde: «Mi candido? Decido al momento opportuno». Intanto ha trovato lavoro: in America, naturalmente.

 

 

Marino fa lezioni alla Temple University di Filadelfia (quella del famoso viaggio papale) e a Los Angeles, in California. Ma, intervistato da Corriere.it , prima glissa («Ho preso un anno sabbatico»), poi chiede di rettificare la risposta («Insegno chirurgia»).

RENZI MARINORENZI MARINO

 

I due capigruppo Pd

«Quando mi telefonava Francesco D’Ausilio, della corrente di Zingaretti, capivo le stesse cose che sarebbero in una App «politichese per tutti». Dopo di lui, come capogruppo, ecco Fabrizio Panecaldo: «Età biologica: 51 anni.

 

Ma la vita da consigliere comunale l’ha segnato così profondamente che appare molto più anziano. Un giorno mi disse che era il più renziano di tutti. Ma prima era stato lettiano, bersaniano, veltroniano». Panecaldo, dice Marino, è lo stesso che «fumava nella sala degli Arazzi, in Campidoglio».

MARINO PAPA FRANCESCOMARINO PAPA FRANCESCO

 

Assessori «traditori»

«Marco Causi dichiarò: in Sicilia, Msi e Pci si alleavano contro la mafia. Io non cercherò mai alleanze con gli eredi della Repubblica di Salò. Il mio papà per non piegare la testa fu deportato in Polonia e quando tornò pesava quarantuno chili».

 

AFFITTOPOLI MARINOAFFITTOPOLI MARINO

Causi è anche «celebre per aver ulteriormente indebitato Roma ai tempi di Veltroni» ed è quello che «mi mostrava, non so se autorizzato, gli sms tra Orfini e Renzi». Mentre Pucci «per la cui nomina mi battei contro tutti fu il primo a pugnalarmi». Alla riunione decisiva con Orfini neppure qualcuno dei suoi parlò: «Nei miei quaderni le parole della Cattoi non ci sono».

 

La caduta e la delazione

Marino riferisce un altro particolare: «L’8 ottobre, durante la giunta, Gianni Paris entrò col volto terreo: non si poteva decidere il destino di Roma senza gli eletti. Ma una persona, che mi aveva accompagnato giorno per giorno, avvisò Matteo Orfini che la maggioranza dei consiglieri del Pd voleva sostenere il sindaco».

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L’offerta a Cinque Stelle

«Marcello De Vito, Daniele Frongia, Virginia Raggi ed Enrico Stèfano mi mostrarono un confronto tra i nostri programmi che evidenziava le molte proposte comuni. Senza parlarne con nessuno proposi loro di entrare nel governo della città.

 

Fecero un sondaggio online che diede risposta positiva, segnalandomi Rossella Matarazzo come assessore alla Legalità. Le indicazioni nazionali del Movimento resero impossibile ogni forma di collaborazione».

 

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La vicenda della Panda

Marino ce l’ha con tutti. Con Michela Di Biase «moglie di Dario Franceschini, si distinse per animosità», con Lorenza Bonaccorsi del Pd«che venne sostenuta alla segreteria regionale da Eugenio Patané indagato per Mafia Capitale, da Umberto Marroni tirato in ballo per la sua politica consociativa con Alemanno e da Mirko Coratti», sempre con Panecaldo «che mandò un messaggio per convocare una riunione nella quale il sindaco avrebbe annunciato le dimissioni».

 

E poi con Andrea Augello «che aveva iniziato la carriera politica nell’Msi nato dalle ceneri di Salò, organizzatore delle campagne elettorali di Alemanno e della Polverini, amico di molti esponenti del Pd, abile tessitore di informazioni da dare in pasto ai media per ostacolare i suoi avversari».

 

Il Circolo Aniene

Marino si sfoga anche contro Malagò e il Circolo: «Stanza di compensazione dei poteri borghesi, si danno del tu per statuto, niente donne nonostante la fama di tombeur de femmes del presidente, 25 mila euro d’iscrizione.

 

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Per incontrare “Nessuno” come dice Malagò?». Lui e Luca di Montezemolo, scrive Marino, «vedono le Olimpiadi anche come l’opportunità di un grande businness. Sul villaggio olimpico a Tor Vergata, dove un gruppo d’imprese, tra cui la Vianini di Caltagirone, ha la concessione, furono irremovibili».

MARINO BICIMARINO BICI

 

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