NCD, NUOVA COMPAGNIA DEGLI AMICI - UN'AZIENDA VICINO A LUPI PERDE IL CERTIFICATO ANTIMAFIA? ALFANO LA AFFIDA AL CARO AVVOCATO GEMMA, E IN DUE GIORNI IL TAR GLI DÀ RAGIONE - LE CHIAMATE DI LUPI PER IL FIGLIO E LE ACCUSE DI TANGENTI IN SVIZZERA PER INCALZA E PEROTTI - -

L'azienda di costruzioni Rizzani de Eccher se ha un problema giudiziario fa chiamare Lupi, che interviene su Alfano, e Angelino gli "presta" Gemma, avvocato anche di Expo - Non solo il figlio: anche gli amici di Luca Lupi vengono 'consigliati' alle aziende vicine al ministro... -

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1. E NELLE CARTE SPUNTA IL NOME DI ALFANO: MAURIZIO GLI HA DETTO DI QUELL’AZIENDA

Franca Selvatici per “la Repubblica

 

Lupi D e il vicepremier e ministro degli Interni Angelino Alfano Lupi D e il vicepremier e ministro degli Interni Angelino Alfano

«A questo punto te lo chiedo in modo, in modo molto, come dire? deciso. Bisogna che tu ne parli e che ne parliate anche con il ministero degli Interni». È il 16 luglio 2014 e Claudio de Eccher, del colosso friulano delle costruzioni Rizzani de Eccher, si rivolge a Franco Cavallo, “l’uomo di Lupi”, l’uomo che risolve problemi, uno degli arrestati nell’inchiesta sul “sistema collusivo” di favori e mazzette. La Rizzani de Eccher è nei guai. Il prefetto di Udine ha disposto un’interdittiva antimafia nei confronti della società, che ora rischia di perdere tutti i lavori presenti e futuri.

 

Secondo il prefetto, l’azienda è a rischio di infiltrazioni mafiose. In una mail inviata a Cavallo, Claudio de Eccher precisa meglio le sue necessità: «Ti chiedo a questo punto il grande favore di informare di quanto sopra il nostro comune amico con preghiera di urgente intervento sul ministero degli Interni». Qualche minuto dopo Cavallo inoltra il messaggio al ministro Lupi, chiedendogli un incontro. Il 18 luglio, dopo aver visto Lupi, Cavallo chiama de Eccher e lo rassicura: «Io ho parlato con lui, aveva già parlato sia con l’avvocato sia con Angelino». Il 21 luglio Cavallo chiama de Eccher e gli chiede un incontro: «Vediamoci un attimo perché si sono mossi, poi ti dico, eh!».

 

CLAUDIO DE ECCHER CLAUDIO DE ECCHER

La vicenda è ricostruita nella misura cautelare del gip di Firenze Angelo Pezzuti, che ha mandato ai domiciliari Cavallo. Nel luglio 2014 la Rizzani de Eccher ricorre al Tar del Friuli Venezia Giulia. La difende un avvocato molto vicino al ministro Angelino Alfano. Si chiama Andrea Gemma ed è stato tutor di Alfano ai tempi del dottorato di ricerca all’università di Palermo. Quando Alfano, nel 2010, diventa ministro della Giustizia, incarica l’amico Gemma di seguire, come soggetto attuatore giuridico, il Piano carceri.

 

andrea gemma. andrea gemma.

In Sicilia Gemma è commissario straordinario dell’Amia e del gruppo Valtur, ed è presidente della Immobiliare Strasburgo, la società confiscata al costruttore Vincenzo Piazza, indicato come prestanome dei capi di Cosa Nostra. Lo studio Gemma e Partners si è aggiudicato i servizi legali di Expo 2015 e nel 2014, ad appena 40 anni, Gemma è entrato nel Cda di Eni in quota Ncd. Nella difesa della Rizzani de Eccher, l’avvocato consegue un grosso successo. Il 27 agosto il Tar Friuli cancella l’interdittiva antimafia. Il collegio scrive una sentenza di 33 pagine in appena due giorni, censurando severamente l’informativa antimafia della Dia e il provvedimento del prefetto.

 

Secondo il Tar, le indagini hanno dimostrato solo che «una ditta delle dimensioni della Rizzani de Eccher, operante da anni nel mercato nazionale e all’estero, non ha potuto impedire che, talvolta a sua insaputa e talvolta a causa di qualche sua superficialità e ingenuità..., alcuni elementi mafiosi si inserissero nei subappalti». Ma - scrive il Tar - il solo elemento che giustifica l’emissione di una interdittiva antimafia è «la concreta possibilità di influenza mafiosa sul livello decisionale e operativo della ditta stessa».

RIZZANI DE ECCHER RIZZANI DE ECCHER

 

Il ministero dell’Interno e il prefetto di Udine hanno presentato ricorso, ma proprio di recente, il 13 marzo, il Consiglio di Stato lo ha respinto, pur riconoscendo che anche da casi di subappalto «possono trarsi ragionevolmente elementi di prova, o anche solo indiziari, di un collegamento (anche) di una grande impresa con la malavita organizzata».

 

 

2. LE CHIAMATE DEL MINISTRO PER IL FIGLIO E I MANAGER CON LE TANGENTI DELL’1%

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera

 

RIZZANI DE ECCHER RIZZANI DE ECCHER

Pressioni, interventi, richieste. Sono decine le telefonate del ministro Maurizio Lupi allegate agli atti dell’inchiesta di Firenze che ha portato in carcere l’alto funzionario Ercole Incalza e l’imprenditore Stefano Perotti. E dimostrano come sia stato proprio il titolare delle Infrastrutture a chiedere di trovare un lavoro al figlio Luca, da poco laureato in Ingegneria. Non solo. Almeno in un’occasione lo stesso Lupi si sarebbe speso direttamente per garantire a Perotti un incarico per un appalto pubblico.

 

È un vero e proprio sistema di potere quello svelato dall’indagine dei pubblici ministeri, coordinati dal procuratore Giuseppe Creazzo, che hanno accertato l’esistenza di una maggiorazione sui lavori assegnati dalla Struttura guidata da Incalza. Secondo l’accusa almeno per essere favorite le aziende dovevano riconoscere ai due manager almeno l’1 per cento della somma incassata. Tenendo conto che Perotti ha gestito appalti per 25 miliardi di euro, si parla di tangenti per almeno 250 milioni di euro. Per questo gli ulteriori accertamenti si concentrano sulla società «Green Field System», ritenuta la «cassaforte» di entrambi. E su quei conti esteri che la famiglia Perotti risulta aver movimentato negli ultimi anni.

maurizio lupi maurizio lupi

 

«INCONTRA MIO FIGLIO»

I contatti per trovare una sistemazione a Luca Lupi cominciano i primi giorni di gennaio 2014. Le numerose conversazioni intercettate dai carabinieri del Ros guidati dal generale Mario Parente, dimostrano che è stato proprio il ministro a chiedere a Incalza di avere un incontro con il ragazzo e poco dopo il funzionario si è attivato con Perotti. Alla fine del mese, tutto è risolto. Il giovane ottiene un incarico in un cantiere dell’Eni dove anche Perotti ha ottenuto la direzione dei lavori.

 

LUCA LUPI LUCA LUPI

Evidentemente però non è sufficiente. Scrive il giudice nell’ordinanza di cattura: «L’aiuto fornito da Stefano Perotti a Luca Lupi non è limitato al conferimento dell’incarico sopra descritto. Il 4 febbraio 2015 Perotti chiede all’amico Tommaso Boralevi che lavora negli Stati Uniti, di dare assistenza ad un loro ingegnere che al momento lavora presso lo studio Mor e verrà impiegato a New York. E dice: “Lavorerà in una prima fase per lo studio Mor come commerciale per cercargli delle opportunità eccetera. Gli abbiamo dato anche noi un incarico collegato per le nostre attività di direzione lavori, management, te lo volevo mettere in contatto che sicuramente tu che sei una specie di motore acceso qualche dritta gliela puoi dare no?».

 

L’AMICO DI LUCA

Il «sistema» viene evidentemente utilizzato da Luca Lupi anche per aiutare i suoi amici. Si scopre intercettando l’account di Franco Cavallo, definito nelle conversazioni «l’uomo di Lupi», ma collaboratore stretto anche di Perotti e molto legato ai proprietari della cooperativa «La Cascina». Il 10 novembre 2013 riceve una mail con la seguente nota: «Ciao Franco, sono Paolo, l’amico di Luca Lupi, in allegato il mio CV. domani ti scrivo, grazie mille ciao. Paolo Androni».

GIORGIO MOR GIORGIO MOR

 

Tre giorni dopo lui la gira a un amico imprenditore Rizzani de Eccher: «Claudio ti inoltro il CV di un amico del figlio di Mauri interessato a lavorare in Russia/Ucraina. È un bravo ragazzo. Se puoi valutarlo te ne sarei grato. Nel frattempo lo farò conoscere a Giovanni Come sempre grazie Frank». E dopo altri quattro giorni lo stesso testo viene mandato a Giovanni Li Calzi, anche lui indagato con l’accusa di far parte dell’entourage di Incalza e Perotti .

 

«HO SENTITO IL MINISTRO»

Nell’ottobre 2013 Perotti e i suoi amici mirano ad ottenere un incarico per la costruzione del terminal del porto di Olbia. Quando capiscono di avere almeno una ditta concorrente si attivano presso il ministero. Le intercettazioni dimostrano che Lupi interviene direttamente contattando Fedele Sanciu, Commissario dell’Autorità Portuale. Ad occuparsi della pratica è Cavallo. Cosi il giudice ricostruisce la vicenda: «Il 21 ottobre 2013 Cavallo chiede un appuntamento ad Emanuele Forlani della segreteria del Ministro Lupi.

 

EMMANUELE FORLANI EMMANUELE FORLANI

Dieci giorni dopo Perotti anticipa a Bastiano Deledda (responsabile unico del procedimento) che il 12 novembre 2013 sarà in Sardegna con Cavallo per incontrare il capo, alludendo a Sanciu: “Abbiamo deciso di intervenire perché sennò qua...”. Cavallo telefona a Sanciu, e, presentandosi come “l’amico di Maurizio”. Dice: “È impegnato? Sono Cavallo l’amico di Maurizio quello che l’ha telefonato ieri sera... Lupi... la richiamo dopo, non si preoccupi ci sentiamo dopo perché vengo a trovarla grazie”. Lo stesso giorno Cavallo ritelefona a Sanciu il quale subito fa presente che è stato già telefonato dal ministro: “Mi ha telefonato il ministro”.

 

Cavallo, nel riferire che ha presenziato a questa telefonata, anticipa a Sanciu che il 12 novembre andrà in Sardegna a trovarlo: “Sì sì so tutto ero con lui, ma noi ci siamo visti, ci siamo già conosciuti sulla sua barca, ero con Maurizio qualche volta. Senta io vorrei venire da lei a trovarla se fosse possibile. Martedì 12, allora mi arrangio io e poi, diciamo che verso mezzogiorno le va bene?”». L’accordo viene trovato, l’incarico a Perotti però rimane in sospeso perché nel marzo 2014 Sanciu risulta indagato proprio con Lupi in un’inchiesta avviata in Sardegna e viene sostituito.

EXPO DI MILANO - PADIGLIONE ITALIA EXPO DI MILANO - PADIGLIONE ITALIA

 

I CONTI SVIZZERI

Scrive il giudice: «Nel caso in esame una direzione dei lavori ha assunto, grazie a un collaudato sodalizio criminale, la funzione di mero strumento per far transitare su società e soggetti privati enormi somme di denaro (per compensi non inferiori all’1 per cento dell’importo dei lavori appaltati, ma in molti casi fino addirittura al 3 per cento), prive di sostanziale giustificazione quanto alle prestazioni professionali realmente rese, ed inquadrabili piuttosto nel prezzo di una dazione corruttiva, ossia di utilità illecite in favore del sodalizio medesimo, costituite dallo stesso conferimento dell’incarico professionale di direzione lavori, e spesso anche da una miriade di assunzioni od incarichi di consulenza collaterali alla gestione dell’appalto, del tutto fittizi, in favore “di amici degli amici” del pubblico ufficiale o di suoi prestanome o accoliti».

 

lugano lugano

Proprio per rintracciare questi soldi che, dice l’accusa, sono finiti a Incalza e Perotti, si continua a battere due piste. La prima si concentra sugli affari della società «Green Field System». L’altra porta in Svizzera e in particolare alla Banca Julius Baer & Co. Sa con sede in Lugano, dove Christine Mor, moglie di Perotti, risulta avere un conto movimentato con un trasferimenti di denaro in Italia nel febbraio 2014, tanto da essere indagata per riciclaggio. I carabinieri del Ros hanno documentato alcuni viaggi in territorio elvetico della coppia e adesso si concentrano proprio su queste trasferte.

 

 

 

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