1. L’ESTATE STA FINENDO, IL TEMPO DEI GELATI ANCHE E GIORNO DOPO GIORNO RENZI STA PERDENDO CONSENSI NELL’ESTABLISHMENT ITALIANO E INTERNAZIONALE, PREOCCUPATO DI TROVARSI SOLO DI FRONTE A UN FENOMENO MEDIATICO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO 2. IL ‘’CORRIERE DELLA SERA’’ IERI HA MESSO IN FILA PERICOLOSAMENTE LE OSSERVAZIONI DI SERGIO MARCHIONNE, CHE NON HA GRADITO LA REPLICA GELATAIA DI RENZI E CHE DAL GOVERNO AVREBBE VOLUTO PIÙ FATTI, CON LE USCITE DI DIEGO DELLA VALLE E LE PAROLE DI GIORGIO SQUINZI, CAPO DEGLI INDUSTRIALI, CHE AL MEETING DI RIMINI HA CHIESTO RIFORME CORAGGIOSE, ANCHE IMPOPOLARI, ACCUSANDO IL GOVERNO DI VIVERE ALLA GIORNATA 3. E OGGI UN RENZIANO DI COMPLEMENTO COME GIULIANO FERRARA SCRIVE SUL “FOGLIO” CHE SE PITTIBIMBO NON SI MUOVE RISCHIA DI FARE UNA BRUTTA FINE: “HA GIÀ METÀ DEL PIEDE NELLA TAGLIOLA, CHE IN ITALIA NON TARDA MAI A SCATTARE”. AVERCELI, I MILLE GIORNI

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DAGOANALISI

 

renzi mogherini gelato renzi mogherini gelato

Mille giorni? Averceli! Il Matteo Renzi che presenta la nuova agenda di governo con tanto di sito internet affinché i cittadini possano verificare le promesse mantenute non è un leader che mangia il gelato su una barchetta, ma uno che va in pedalò mentre Francia e Spagna salgono su un motoscafo.

 

Incassato il contentino della nomina di Federica Mogherini a Lady Pesc, il governo di Roma si ritrova nuovamente a che fare con un’Europa matrigna, dove la Merkel può telefonare a Mario Draghi e correggere la linea della Bce sulla flessibilità di bilancio dietro alla quale si muovono le speranze dell’Italia.

 

La cancelliera tedesca sta occupando con uomini di fiducia tutte le caselle chiave dell’economia continentale e forse aveva ragione, ieri, Eugenio Scalfari, quando osservava su “Repubblica” che per l’Italia sarebbe stato più saggio puntare a una poltrona di peso tra quelle economiche. Ne avremmo assai più bisogno.

piroso semi selfie con scalfari piroso semi selfie con scalfari

 

Al di là delle belle parole e dei sorrisi, la verità è che l’Europa non si fida di Roma – e men che mai si fidano a Berlino – ragione per cui servono fatti. E i fatti sono sostanzialmente due: una riforma del lavoro che incida radicalmente sul suo costo e un pacchetto di tagli fiscali alle imprese che consenta un recupero di competitività.

 

luigi abete diego della valle alessandro profumo andrea della valle luigi abete diego della valle alessandro profumo andrea della valle

Sul lavoro, il dibattito già rischia di partire male. Tutta l’attenzione è focalizzata sul famoso articolo 18 come se la sua abolizione garantisse chissà quale ripresa occupazionale. Si può abolirlo come conservarlo in parte, ma non è questo il cuore di una riforma che dev’essere più ampia. Renzie ha già detto che la sua ambizione è quella di ridiscutere tutto lo Statuto dei lavoratori. Ottima idea, ma rischia di essere un processo un po’ lungo. E in ogni caso non tocca il tasto decisivo che è quello del costo del lavoro.

matteo renzi gelato mattarello matteo renzi gelato mattarello

 

Sugli aiuti alle imprese, nebbia fitta. Per ora non se ne parla. Devono accontentarsi di aspettare gli effetti della riforma della giustizia e di quella della Pubblica amministrazione. Invece in Francia si apprestano a chiedere la flessibilità sui bilanci – come noi – in cambio di un taglio da 40 miliardi delle tasse alle imprese, coperto da risparmi della Pubblica amministrazione da 50 miliardi in tre anni. Significa che i francesi si preparano a recuperare competitività anche nei confronti degli italiani e lo fanno passando per la via maestra. E’ questo il motoscafo paragonato al nostro pedalò.

 

giuliano ferrara (4) giuliano ferrara (4)

Ora davvero l’estate sta finendo e il tempo dei gelati anche. Renzie sta perdendo consensi nell’establishment italiano, preoccupato di trovarsi solo di fronte a un fenomeno mediatico. Il Corriere della Sera ieri ha messo in fila pericolosamente le osservazioni di Sergio Marchionne, che non ha gradito la replica gelataia e che dal governo avrebbe voluto più fatti, con le uscite di Diego Della Valle e le parole di Giorgio Squinzi, capo degli industriali, che a Rimini ha chiesto riforme coraggiose, anche impopolari, accusando il governo di vivere alla giornata. E oggi un renziano di complemento come Giuliano Ferrara scrive sul “Foglio” che se Pittibimbo non si muove rischia di fare una brutta fine: “ha già metà del piede nella tagliola, che in Italia non tarda mai a scattare”. Averceli, i mille giorni. 

 

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