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NON E’ UN CAPELLO, E’ UNA TESTA DI SINDACO - BECCATO A FARSI BARBA E CAPELLI DAI CRONISTI DEL ‘TEMPO’, MARINO FA "ARRESTARE" DUE GIORNALISTI E SCAPPA VIA - A TUTELA DEL SINDACO DAL PARRUCCHIERE BEN 8 VIGILI. MA NON AVEVA DECISO DI RINUNCIARE ALLA SCORTA?

1. CHE BARBA

marino capellimarino capelli

Augusto Parboni per il tempo

 

«È una cosa privata il barbiere». Quattro agenti della scorta del sindaco Marino si avvicinano con fare minaccioso. Il primo cittadino nel frattempo se ne sta seduto comodamente sulla seggiolina mentre il barbiere gli mette la mantella azzurrina intorno al collo per dargli una scorciatina alla barba.

 

I quattro vigili urbani si avvicinano a noi, cronista e fotografo de Il Tempo, e ci chiedono di identificarci. Noi rispondiamo a quale titolo ci stiano chiedendo i documenti. Loro replicano: «Siamo della segreteria particolare del sindaco» ed esibiscono il tesserino del corpo della polizia municipale.

 

marino imagemarino image

La discussione si accende. Ci circondano. Ci prendono i documenti e impediscono al fotografo di utilizzare il telefono: «Lei in questo momento non può avere contatti con l’esterno». Arrivano altre due auto della Municipale con quattro agenti in divisa. E si passa alle minacce: «Cancella subito le foto».

 

Chiediamo spiegazioni: «È un luogo pubblico, le foto le abbiamo fatte dalla strada e il sindaco è una personalità pubblica. Voi questo non le potete fare. Noi vogliamo solo fargli alcune domande sull’ultima stangata approvata dalla sua giunta con il nuovo piano del traffico».

 

Per tutta risposta ci dicono che rischiamo una denuncia per «violazione della privacy». Come per dire che intervistare il sindaco aspettandolo all’esterno del barbiere rientri nell’ambito della privacy. Il «sequestro» è cominciato alle 17,23 di ieri ed è terminato alle 21,30 in via Archimede, ai Parioli, dove si trova il barbiere dei vip «Rocco».

 

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Le minacce sono continuate fino a tardi: «Se non cancellate le foto vi facciamo passare 23 ore e 59 minuti in Questura». Noi abbiamo continuato a opporci e, a quel punto è iniziata una trattativa. I vigili della scorta «particolare» del sindaco abbassano le pretese: «Va bene, consegnateci le foto e in Questura ci passerete solo due ore».

 

Niente da fare. Noi replichiamo: «Le foto non ve le possiamo dare. È libertà d’informazione. Se volete chiamiamo il nostro avvocato e ne discutiamo». Loro, a quel punto requisiscono la macchina fotografica mettendola nel portabagagli della loro auto. Subito dopo fanno salire il fotografo nella vettura per portarlo il Questura.

 

andrea maccarone col sindaco ignazio marinoandrea maccarone col sindaco ignazio marino

Noi, a quel punto, insistiamo: «Prima però chiamiamo il nostro avvocato». Intanto inizia la partita Juve-Lazio. I bianconeri segnano. La tensione si abbassa (un agente è juventino). Dopo quattro ore, i vigili ci ripensano. All’improvviso il calcio riesce a stemperare la tensione e noi, cronista e fotografo, veniamo «liberati».

 

2. NON E’ UN CAPELLO, E’ UN SINDACO

Gian Marco Chiocci per il Tempo

 

Ieri volevamo chiedere conto al sindaco Ignazio Marino della stangata che sta preparando ai danni dei romani. Non abbiamo potuto. Lui era dal barbiere, i suoi 8 uomini di scorta hanno aggredito e bloccato il nostro fotografo e il nostro cronista. Sequestrati per ore. Non potendo parlare con lui chiediamo a chi è più vicino a Marino di fare qualcosa.

 

ignazio marino e il dalai lama che sbadigliaignazio marino e il dalai lama che sbadiglia

Dica a Ignazio che non può continuare a tassare e tartassare i romani come se fossimo a Las Vegas e la crisi riguardasse emisferi lontani dal Colosseo. Gli ricordasse che non può pensare di massacrare chi l’ha votato, e anche chi non ha fatto questo errore, con sanzioni salatissime legate all’uso di auto, moto e motorini, con rincari stellari sulla Ztl e strisce blu, con i prossimi ecopass, con una crescita esponenziale degli autovelox e delle contravvenzioni per ogni minima infrazione stradale.

 

MARINO BUZZIMARINO BUZZI

Lo faccia rinsavire perché non può incentivare l’esodo delle autovetture dal centro storico (e adesso anche dal più ampio «anello ferroviario») senza offrire uno straccio di servizio alternativo a chi non ha la fortuna di lavorare sotto casa e deve farsi decine di chilometri col rischio di pagare extra non dovuti.

 

A Roma non funziona niente che possa supportare l’utopistica città giardino sognata dal primo cittadino. Zero parcheggi, trenini da terzo mondo, metropolitane insufficienti, linee dei bus tagliate. Se proprio occorre fare cassa, chi può lo incoraggi a togliere i soldi per i campi rom e i milioni degli immigrati alle cooperative amiche.

 

Gli faccia capire che è ora di risparmiare sugli sprechi infiniti della farraginosa macchina comunale e che il tesoro perso ogni mese con Affittopoli avrebbe potuto alleviare la quotidianità dei residenti.

La città è stanca. A mani giunte implora voi, consiglieri ristretti e cerchi magici di Marino, di dissuadere il sor Ignazio dallo scherzare col fuoco perché poi l’aumento delle imposte a un popolo senza speranze porta a far rotolare teste come nell’Ancien Régime.

 

la destra marcia a roma  contro marinola destra marcia a roma contro marino

In attesa dell’autobus che non arriva e della metro che non parte, la gente l’altra mattina è passata alle vie di fatto essendo giunta al capolinea della sopportazione. Un conto è tirare la cinghia in tempi di crisi, un altro insaponare la corda e impiccare chi non ha colpe.

 

Sussurrate al Mastro Titta del Campidoglio di mettersi una mano sulla coscienza e soprassedere ai rincari. Invitatelo a passare alla storia con un pubblico ripensamento sul piano del traffico altrimenti verrà ricordato come il primo cittadino di Equitalia che scorrazzava in centro, senza averne titolo, con una panda rossa poi rivenduta alla consorte dopo aver cambiato misteriosamente la targa.

 

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