NON TI PAGO! L’ADDIO AL REGIME FISCALE AGEVOLATO FA IMBUFALIRE GLI ABITANTI DELLE ISOLE GRECHE: “NON PAGHEREMO LE TASSE. QUI LAVORIAMO SOLO 4 MESI L’ANNO” - IN RIVOLTA ANCHE GLI ARMATORI CHE MINACCIANO DI ABBANDONARE I PORTI DEL PIREO

Il programma del governo è chiaro: il costo del salvataggio deve essere spostato dalle spalle dei lavoratori dipendenti a quelle di chi finora non ha pagato pedaggi alla crisi. E il punto 3 della bozza inviata all’Eurogruppo individua senza ombra di dubbio tra gli obiettivi del nuovo fisco targato Syriza i proprietari di barche…

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1 - LA RIVOLTA DI MIKONOS &C. “NON PAGHEREMO LE TASSE”

E.L. per “la Repubblica”

 

isole greche isole greche

Protesta Mikonos. E’ sul piede di guerra Kos. Minacciano la richiesta di un referendum Santorini e la piccola Lipsi. Altro che Meltemi. L’unico vento che soffia in queste ore sulle isole dell’Egeo è quello della rivolta fiscale. Il motivo? La bozza di interventi fiscali dati in pasto dal governo Tsipras ai falchi del rigore mette nero su bianco per la prima volta quello che tra Cicladi e Dodecaneso temevano da tempo: l’addio al loro regime fiscale agevolato.

 

«Per toglierlo dovranno passare sul mio corpo – aveva detto il ministro della Difesa Panos Kammenos che da queste parti raccoglie molti voti - Sono pronto a far cadere l’esecutivo!». Invece no. Lui si è accontentato di portare a casa meno tagli all’esercito. Mentre Patmos & C. dovranno prepararsi a pagare più tasse.

 

isole greche isole greche

«Gli sconti sull’Iva alle isole saranno gradualmente eliminati a cominciare da quelle con redditi più alti e più popolari con i turisti – recita il documento inviato a Bruxelles - Il processo finirà entro la fine del 2016 con l’eccezione delle isole più remote». Unica concessione: il ritocco alle aliquote scatterà da ottobre 2015. Come dire che questa stagione turistica – per quanto è possibile vista situazione nel paese – è salva.

 

Panos Kammenos Panos Kammenos

Il regime erariale di queste aree è da tempo nel mirino della Ue che considera le agevolazioni elleniche alla stregua di aiuti di stato. L’Iva oggi in Grecia è al 23%. A Lesbos, Chios, nel Dodecaneso e nelle Cicladi è ridotta del 30%, a Tassos, Samotracia e Skyros rispettivamente del 5, 9 e 16%. «E’ l’unico modo per tenere aperti ristoranti e alberghi per chi lavora solo quattro mesi all’anno su un fazzoletto di terra in mezzo al mare – ripete sempre Giorgos Hatziomarkos, rappresentante delle isole del su dell’Egeo - Anche perché per ogni rifornimento qui ci si deve affidare a costosissimi trasporti da Atene».

 

PANOS KAMMENOS ALEXIS TSIPRAS PANOS KAMMENOS ALEXIS TSIPRAS

Il governo sembrava favorevole a un intervento mirato solo alle realtà più sviluppate come Santorini, Mikonos e Kos. Ma Bruxelles è stata inflessibile: gli aiuti devono sparire. E Tsipras ha deciso di sacrificare le isole dell’Egeo per salvare tutta la Grecia. I sindaci sono sul piede di guerra.

 

L’idea è trasportare buona parte dei loro cittadini sotto le finestre del Parlamento se e quando si arrivasse a votare il provvedimento. I deputati sotto il Partenone tendono molto spesso a essere più sensibili alla appartenenza geografica del collegio rispetto al colore politico della propria giacchetta. E di franchi tiratori, sul tema dell’Iva per l’Egeo, rischieranno di essercene parecchi.

 

2 - E GLI ARMATORI MINACCIANO DI ABBANDONARE IL PIREO

E.L. per “la Repubblica”

 

il porto del pireo ad atene il porto del pireo ad atene

Alexis Tsipras abbassa l’asticella della grande battaglia navale con cui conta di rimettere in sesto i conti della Grecia. E getta lo scompiglio non solo negli uffici ovattati dei grandi armatori – spesso emeriti sconosciuti per il fisco nazionale – ma anche nelle centinaia di porticcioli del paese dove ieri la flotta dei marinai della domenica, preoccupatissima, prendeva le misure a gozzi, gommoni e pilotine per capire se il futuro di Atene- che imporrà una tassa sul lusso sui natanti oltre i 5 metri - era in mano pure ai loro piccoli natanti.

 

Il programma del governo è chiaro: il costo del salvataggio deve essere spostato dalle spalle dei lavoratori dipendenti a quelle di chi finora non ha pagato pedaggi alla crisi. E il punto 3 della bozza inviata all’Eurogruppo individua senza ombra di dubbio tra gli obiettivi del nuovo fisco targato Syriza i proprietari di barche.

 

La frase che ha fatto saltare sulla sedia gli Onassis ellenici arriva a metà capitolo: «La tassa sul tonnellaggio delle navi sarà rivista al rialzo», è il primo punto. E fin qua, dicono loro, può ancora andare bene, si tratta di qualche decina di milioni l’anno. Il colpo basso è il seguito: «Verrà eliminato il trattamento erariale agevolato per l’industria del trasporto marittimo ». La posta in gioco in questo caso è altissima.

 

il porto del pireo ad atene 7 il porto del pireo ad atene 7

Gli armatori ellenici controllano una flotta di 4.707 supernavi, la più grande del mondo e il 16% del mercato globale. Il business tira e macina utili (140 miliardi solo tra 2000 e 2010 secondo l’unica stima ufficiale redatta dall’associazione di settore). Ma grazie all’articolo 89 della Costituzione, sui profitti generati all’estero – la stragrande maggioranza – non si versano tasse.

 

A farle pagare prima di Tsipras ci hanno provato quasi tutti i governi. Senza successo. «Diamo lavoro a 250mila persone – dicono le aziende marittime del Pireo – generiamo il 7% del Pil del paese. E se cercate di spremerci con nuovi balzelli in 24 ore trasferiamo tutta l’attività a Cipro, Singapore e Dubai». Lo stesso Antonis Samaras, dopo aver ventilato una stretta fiscale, ha fatto una poderosa marcia indietro.

la cina si compra il porto del pireo la cina si compra il porto del pireo

 

Accontentandosi di un contributo di solidarietà volontario di 500 milioni in cinque anni, quantificato e versato senza batter ciglio dalle 50-60 famiglie che dominano il business. Si vedrà se questa volta Syriza avrà più fortuna. Difficile invece che le sfuggano gli armatori per caso, comandanti di gusci di noce oltre i 5 metri. «Un colpo durissimo per le imbarcazioni da diporto, una delle poche industrie che ancora funziona», protestavano ieri gli imprenditori di settore.

 

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