OGNI TANTO HA RAGIONE D’ALEMA – AZIONE DISCIPLINARE CONTRO EMILIANO: L’ASPIRANTE GOVERNATORE FA POLITICA MA NON SI E’ MAI DIMESSO DALLA MAGISTRATURA

Bepi Castellaneta per “il Giornale

 

LATORRE PIGLIA A SCHIAFFI MICHELE EMILIANOLATORRE PIGLIA A SCHIAFFI MICHELE EMILIANO

Ha sempre detto che prima o poi sarebbe tornato a fare il magistrato, il punto è che si è dimenticato di esserlo ancora. Sia pure fuori ruolo. E così su Michele Emiliano, già sostituto procuratore antimafia ed ex sindaco di Bari, segretario regionale pugliese del Partito democratico e fresco trionfatore alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato governatore alle prossime elezioni del marzo 2015, piove la non trascurabile tegola della Cassazione: il Pg della Suprema Corte, Gianfranco Ciani, ha infatti avviato l'azione disciplinare nei suoi confronti in quanto l'ex primo cittadino svolge attività politica con continuità. Una limitazione che vale anche per le toghe nella sua posizione e che non è certo sanata dalla nomina ad assessore alla Legalità del comune di San Severo, piccolo centro della provincia di Foggia, incarico istituzionale che Emiliano ricopre dal giugno di quest'anno.


La decisione della Cassazione arriva a pochi giorni dalle primarie del centrosinistra ed è un fulmine a ciel sereno per l'ex sindaco di Bari, che ha fatto il pieno di voti rastrellando il 57% delle preferenze e staccando l'altro Pd in corsa, Guglielmo Minervini, e il rappresentante di Sel Dario Stefàno. Una tornata elettorale condita da veleni e vecchi rancori, culminati in una lite furiosa con il governatore Nichi Vendola che - a proposito di attività politica - gli rinfacciava accordi con l'Udc in vista delle elezioni.

 

GIANFRANCO CIANI CON NAPOLITANOGIANFRANCO CIANI CON NAPOLITANO

Archiviati i contrasti con una pace armata nella coalizione, Emiliano si prepara ormai allo sprint decisivo. Ma non ha tenuto conto di essere ancora un magistrato fuori ruolo e un dirigente politico: quanto basta per far scattare l'azione disciplinare. Per la verità la sua situazione di incompatibilità era stata ricordata già un anno fa da un pezzo da novanta della sinistra italiana, vale a dire l'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema.

 

Il quale, in occasione delle primarie per la segreteria Pd, aveva lanciato l'allarme sul caso del renziano Emiliano dichiarando che «un magistrato non può avere incarichi di partito, principio ribadito da una sentenza della Corte costituzionale»; il tutto condito da una sarcastica bacchettata all'ex pm: «Abbiamo supposto - erano state le parole del lìder Maximo - che lui conoscesse le leggi dello Stato». 

 

massimo dalema parle de son vin avec la sommelie??re ludivina wehmassimo dalema parle de son vin avec la sommelie??re ludivina weh

Già all'epoca Emiliano si era difeso, spiegando che la questione riguarda «tutti i magistrati eletti nelle fila di forze politiche nel loro rapporto di lavoro con il ministero della Giustizia». Questa volta il candidato governatore preferisce sottolineare come, nonostante il suo sia ormai un impegno politico di lungo corso, non gli sia mai stato mosso alcun rilievo. «Per undici anni - dichiara - nessuno mi ha mai contestato alcunché e per tale motivo ho ritenuto di non aver mai violato alcuna norma di legge: altrimenti il Csm e la Procura generale della Cassazione avrebbero rilevato molto prima eventuali violazioni».

 

In ogni caso Emiliano, iscritto dal 2007 al Pd in cui ha ricoperto anche l'incarico di presidente, è disponibile al passo indietro: «Se la mia condotta dovesse essere considerata, da mutati orientamenti del Csm o della Procura generale della Cassazione, quale violazione dei miei doveri di magistrato - afferma - sono pronto a rimuovere immediatamente le cause di tali violazioni».

NICHI VENDOLA NICHI VENDOLA

 

E mentre si attendono possibili sviluppi politici, il caso si allarga e i riflettori tornano sul Csm. Che annuncia l'impegno, messo nero su bianco in una delibera approvata all'unanimità, a lavorare su nuove regole per i magistrati che scelgono la politica. Le novità riguarderanno non solo l'ingresso in politica, ma anche l'eventuale ritorno in magistratura che i componenti laici vorrebbero precludere in via definitiva.

 

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")