ORA FACCIAMO I CONTI A MONTI - NESSUN TAGLIO ALLA CASTA, SPRECHI MASTOMONTICI (15 MLD PER COMPRARE AEREI DIFETTOSI) - CONFLITTI DI INTERESSE A GOGO: DA MALINCONICO A PASSERA PASSANDO PER PATRONI SGRIFFI, PER NON PARLARE DI NOMINE A DIR POCO CURIOSE (VEDI PITRUZZELLA ALL’ANTITRUST) - STALLO SU ART. 18, LIBERALIZZAZIONI E FREQUENZE TV - TIMORI REVERENZIALI VERSO LA CHIESA - LO STALLO SUL “REGALO” DA 4 MILIARDI A MEDIASET - PARACADUTE DI STATO PER LE BANCHE - ALMENO BERLUSKAZZONE NON FINGEVA DI ESSERE SOBRIO...

a cura di Salvatore Cannavò, Stefano Citati, Eduardo Di Blasi, Stefano Feltri, Vittorio Malagutti, Wanda Marra, Marco Palombi, Carlo Tecce e Paola Zanca per "Il Fatto Quotidiano"

È iniziata lo scorso 16 novembre l'era Monti. Berlusconi, dopo infinite resistenze, si è fatto da parte con un Paese gran malato d'Europa - credibilità zero, situazione economica da allarme rosso - e per "ripartire" Napolitano ha giocato la carta del Professore. Che ha fatto il pieno con i voti di fiducia (record, 556 voti alla Camera), ha varato un piano di sacrifici e ha promesso equità (variante economica del nuovo must "sobrietà"). Finora non è riuscito a imbrigliare lo spread e ha già perso una pedina: il sottosegretario Carlo Malinconico. "Il Fatto" tenta qui un bilancio di questi primi due mesi di governo.

TAGLI ALLA POLITICA
PROROGHE E RISATE, MA NULLA DI FATTO

La Commissione "per il rinnovamento delle istituzioni" ha debuttato ieri: riuscirà ad andare oltre le buone intenzioni? Finora, nessuna data di scadenza alle province, concessa una proroga alla commissione (un'altra) che si occupa del livellamento delle indennità a quelle dei parlamentari europei. Venti giorni in più anche al censimento delle auto blu. Liquidate con una battuta le spese folli per le uova di struzzo dell'Agenzia del Territorio.

SPRECHI
DAL TERZO VALICO AI JET "BUFALA"

Per un governo che è partito deindicizzando le pensioni da 1.200 euro ci si aspettava di più sui grandi sprechi. Invece si è sbloccato un finanziamento da 1,2 miliardi per il Terzo Valico: un'opera che non si sa a cosa serva, che inquina e costa (6,2 miliardi) senza che siano certi gli incassi. Altro caso è l'acquisto dei caccia F35 della Lockheed: 15 miliardi per 131 aerei non affidabili. Vago il ministro della Difesa Di Paola ieri alla Camera: "Stiamo riesaminando il programma".

CONFLITTI D'INTERESSE
DOPO MALINCONICO LE SPINE CIACCIA E GRIFFI

Archiviato il caso Malinconico, restano dei problemi irrisolti. Il ministro Patroni Griffi e la casa con lo sconto al Colosseo. Il ministro Passera e il vice Ciaccia, ex capi di Intesa Sanpaolo, incrociano appalti e finanziamenti decisi nel precedente ruolo. Il sottosegretario Improta, ex responsabile comunicazioni di Alitalia, si trova ai Trasporti. Il sottosegretario Milone fu beccato al telefono con Borgogni (Finmeccanica). Il ministro Clini (Ambiente) è anche presidente del Consorzio per l'area di ricerca scientifica e tecnologica.

NOMINE
OMBRE SU ANTITRUST, ENAV E INFRASTRUTTURE

Già avvocato di Renato Schifani e consulente nello studio del figlio, Giovanni Pitruzzella è stato nominato da Schifani e da Fini al vertice dell'Antitrust. Pasquale De Lise, amico di Balducci e considerato vicino alla cricca, è dg della nuova agenzia per le infrastrutture stradali. Massimo Garbini ha sostituito Pugliesi a Enav, una telefonata fra i due è finita nell'informativa dei Ros. Spangher è nella commissione anti-corruzione, avvocato nello studio di Previti.

CREDITO
PARACADUTE DI STATO PER LE BANCHE

Il regalo del governo Monti alle banche è arrivato sotto forma di garanzia di Stato per le obbligazioni emesse dagli istituti di credito. Come dire che gli investitori possono star sicuri. Alla fine comunque paga lo Stato. Nuovi business in vista per i banchieri anche con l'accredito obbligatorio in conto corrente delle pensioni. Ma ancora non si vedono norme ad hoc per sbloccare mutui alle famiglie e prestiti alle imprese.

GIUSTIZIA
BRACCIALETTI, CELLE E STAFF: GIÀ TRE ERRORI

Non è iniziata bene la stagione di Paola Severino in via Arenula. La nomina nel suo staff di Filippo Grisolia ha azzerato il processo di ‘ndrangheta per l'omicidio di Lea Garofalo. Ha confermato l'eterna Augusta Iannilli in Vespa al ministero. Ha poi annunciato due misure svuotacarceri. Sulla prima, il braccialetto elettronico, è già tornata indietro. Sulla seconda, la reclusione nelle celle di sicurezza, la polizia si oppone: "Sono inadatte".

IL RISANAMENTO C'È
CONTI PUBBLICI, DEFICIT AL 2,7%

Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti avevano lasciato una manovra da 60 miliardi piena di buchi, una riforma delle pensioni a metà e prospettive di crescita pessime.
Mario Monti ha adempiuto al primo punto del suo programma: creare una base solida per l'azione del suo governo.

Certo, il modo in cui ha tappato i buchi non è il massimo: accise sulla benzina e aumento dell'Iva per compensare la prima parte dei 20 miliardi di tagli alle agevolazioni fiscali e all'assistenza lasciati da Tremonti sulla carta.

La riforma delle pensioni non ha effetti immediati, ma era necessaria anche per ragioni di equità, cioè per eliminare il privilegio di chi ancora calcolava la pensione in base agli ultimi stipendi (mentre per tutti i nuovi assunti valgono solo i contributi versati). Nel 2013 ci sarà il pareggio di bilancio o quasi, l'avanzo primario sopra al 5 per cento sembra raggiungibile. Ma solo se la recessione non sarà troppo pesante.

CREDIBILITÀ INTERNAZIONALE
L'IMMAGINE RITROVATA

Rifiorita dopo l'appassimento per distrazione e disinteresse degli ultimi anni di Berlusconi, l'immagine dell'Italia è ora tutta nei modi e nelle espressioni di Monti, chiamato da pari a pari - lui, più che il paese - dal direttorio europeo Merkel-Sarkozy; nei buoni rapporti con gli americani (la professorialità del premier-tecnico si estende oltre Atlantico e la scelta dell'ex ambasciatore a Washington Terzi di Sant'Agata).

La credibilità passa anche nella conferma degli impegni assunti, a iniziare da quelli umanitari delle missioni internazionali, così come quelli industriali (anche bellici, vedi l'acquisizione del caccia americano F-35, nonostante i dubbi tecnici e le polemiche sui costi) ed energetici.

La cappa di interessi personali e diplomazia fai-da-te del precedente premier si è rapidamente dissolta, ma ci vuole tempo per ridare lustro alla figura di buon alleato, utile in teatri sensibili come l'Iran e parte del Medio Oriente, sul quale puntano gli Usa ma anche i vicini europei.

CONSENSO
GLI ITALIANI SI FIDANO: 61%

Mario Monti ha goduto da subito di un'ampia fiducia da parte dei cittadini. Fiducia che rimane al di là delle luci e delle ombre dei primi due mesi del suo esecutivo.

Specchietto di tornasole, anche l'apparizione di domenica scorsa da Fabio Fazio, dove è stato seguito da oltre 6 milioni di persone. Il consenso è stato continuamente fotografato dai sondaggi: secondo l'ultimo di Nando Pagnoncelli per "Ballarò", in Monti ha fiducia ben il 61% degli intervistati.

E se il 41% si dice favorevole a una nuova formazione politica, ben il 38 vorrebbe che a guidarlo fosse il Professore. Secondo il 48 per cento degli interpellati (contro il 38), inoltre, la "cura Monti" sta funzionando.

Una flessione del consenso, però, rispetto all'inizio c'è stata. L'analisi di Ilvo Diamanti per "Repubblica", al 31 dicembre dava il 66, 6% degli intervista-ti convinto che Monti salverà l'Italia dalla crisi. Quasi il 20% in meno rispetto a novembre (quando la percentuale era dell'84,7 per cento). Ma pur sempre un ampio consenso.

LIBERALIZZAZIONI
L'ARMA DEI DECRETI, LE LOBBY E I SOLITI PROTETTI

Sulla "fase 2" del governo il giudizio è ovviamente sospeso. Ieri Monti ha promesso "un provvedimento molto ampio", tempo fa Passera aveva parlato addirittura di "un decreto di liberalizzazioni al mese", mentre il sottosegretario Catricalà ha messo a verbale che un decreto sarà approvato entro il 20 gennaio.

Le indiscrezioni hanno mandato in fibrillazione le categorie: i farmacisti protestano, i tassisti scioperano, gli ordini professionali mandano i loro lobbisti in Parlamento e in generale nessuno vuole essere toccato.

A stare alle dichiarazioni ufficiali, però, fin d'ora si possono mettere in conto due delusioni: ancora una volta l'Eni riesce a mantenere il controllo di Snam Rete Gas, mentre Monti cercherà di liberalizzare la distribuzione dell'acqua nonostante un referendum la voglia pubblica.

Quanto alle indiscrezioni, questo primo testo sembra essere pesante ("una bomba", promette un ministro), ma non sfiora nemmeno le banche, ingrassate dai costi enormi estorti a clienti a cui, contemporaneamente, si guardano bene dal concedere prestiti.

FREQUENZE TV
LO STALLO SUL "REGALO" DA 4 MILIARDI A MEDIASET

Per il momento, è un armistizio. Corrado Passera ha bloccato l'assegnazione gratuita delle frequenze televisione, che sarebbero andate a Rai, La7 e Mediaset dopo l'uscita di scena per protesta di Sky.

Ma il ministro dello Sviluppo deve ancora decidere come utilizzare un bene pubblico, cinque multiplex, cioè pacchetti di frequenze per il digitale terrestre, buone anche per la telefonia.

Il "beauty contest", letteralmente concorso di bellezza, doveva servire per aprire il mercato televisivo, ma il suo predecessore Paolo Romani aveva disegnato un concorso di gara gratuito che, sostanzialmente, fotografa la situazione esistente.
Con un'asta pubblica, sia per la televisione sia per i telefonini, quelle frequenze potrebbero fruttare 4 miliardi di euro.

EVASIONE FISCALE
TRA BLITZ A CORTINA E SCONTI AGLI SCUDATI

È un bilancio a due facce: se molto è stato fatto, ci sono alcune cose che non convincono. Da una parte c'è l'inasprimento delle pene per chi evade, l'abbassamento del limite per l'uso di contanti a mille euro (si poteva forse arrivare a 500) e il blitz di Cortina difeso dallo stesso Monti, che ha dato il segnale di un mutato atteggiamento dell'Agenzia delle entrate rispetto a chi davvero "mette le mani nelle tasche degli italiani".

Tra quello che non è andato per il verso giusto, però, va citato soprattutto il basso contributo chiesto ai cosiddetti "scudati" del 2001, 2003 e 2009 (182 miliardi in tutto): un'aliquota dello 0,4%, che sale all'1 e all'1,35% nei prossimi due anni.

Monti non vuole nemmeno l'accordo con la Svizzera sui capitali illegalmente esportati all'estero come hanno fatto Berlino e Londra: il gettito potrebbe essere di oltre 20 miliardi una tantum più 1-2 miliardi strutturali. "Sarebbe un condono e poi la commissione sta indagando sui concordati di Germania e Gran Bretagna", si difende.

LAVORO
OBIETTIVO: ARTICOLO 18

Sul lavoro è stata una marcia a singhiozzi. Nel discorso di insediamento Monti ha indicato le coordinate della riforma: "Consenso delle parti sociali" e "fine di un mercato duale". Ma l'obiettivo è rimasto quello di intervenire sull'articolo 18 in ossequio alle "richieste" dell'Europa.

Il ministro Fornero si è così lanciata nell'attacco al "totem" e ai pregiudizi ideologici del sindacato. Monti ha escluso il ripristino della concertazione. Infine c'è stata la marcia indietro del ministro e una lunga trafila di incontri che dovrebbe sfociare proprio in un tavolo di concertazione.

Il risultato si vedrà anche se quello che si profila è effettivamente una riduzione dell'articolo 18: mentre adesso non è valido per aziende con meno di 15 dipendi, ora la soglia dovrebbe essere alzata a 50.

ICI ALLA CHIESA
LA TRATTATIVA IN SALITA CON LA CEI

Si spera che tra un mese, quando celebrerà l'anniversario dei Patti Lateranensi con Bertone, Bagnasco e il resto delle gerarchie ecclesiastiche, Monti si sia posto la questione del pagamento dell'Ici per gli immobili ecclesiastici (il 5 dicembre, l'ultima volta che se n'è occupato pubblicamente, non lo aveva ancora fatto): come si sa, la norma approvata durante il governo Prodi concede l'esenzione non solo agli edifici di culto o assistenza, ma pure a tutti quelli che non siano utilizzati "esclusivamente" a fini commerciali.

Dietro quell'avverbio si è nascosto negli anni di tutto: alberghi, scuole esclusive, ospedali, veri e propri negozi. Ora, invece di ottenere per Cesare ciò che è di Cesare (stime prudenti parlano di un gettito tra i 400 e gli 800 milioni di euro), si dice che il premier stia segretamente trattando un accordo con la Cei: l'idea di base è far pagare l'Ici in parte, cioè proporzionalmente allo spazio dell'immobile utilizzato a fini commerciali.
Così passeremo altri anni a capire chi deve pagare quanto.

 

I nuovi ministri del Governo Monti Di Paolamalinconico CIACCIA jsp jpegFilippo Patroni GriffiGiovanni Pitruzzella passeraSARKOZY MERKEL elsa forneroCARDINALE TARCISO BERTONEANGELO BAGNASCO

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…