PAPA FRANCESCO SCUOTE LO IOR A COLPI DI BERTELLO

Giacomo Galeazzi per La Stampa

C' è un piano per ricondurre lo Ior sotto il Governatore vaticano in vista dell'ingresso nella «white list» dell'Ocse. Porre l'Istituto Opere di Religione sotto il controllo del Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano (il governatore vaticano Giuseppe Bertello, stimato da tutti per la sua onestà e correttezza) assicurerebbe maggiori verifiche e garanzie legali rispetto all'attuale fase di crisi e inchieste delle procure.

Lo Ior verrebbe inglobato organicamente nella macchina burocratica della Santa Sede sul modello di ciò che accade già per l'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica che ha anch'essa i suoi correntisti. Si tratta di un progetto di riforma ispirata ad un criterio di trasparenza che bilancia due spinte opposte.

Quella di chi, come i cardinali Schoenborn e Onayekan, intende chiudere lo Ior (per stipulare una convenzione con una banca etica o comunque un istituto esterno al Vaticano) quella di quanti come Sodano e Sandri vorrebbero che le cose restassero come sono ora, con i bilanci dell'Istituto che non vengono resi noti a differenza di altre amministrazioni e con la «banca del Papa» che tecnicamente non fa parte degli organismi della Santa Sede.

Inoltre la struttura rinnovata della Segreteria di Stato avrà una gestione più collegiale e sarà ricalcata sull'impostazione della Compagnia di Gesù dove il Preposito generale è affiancato da responsabili di area geografica. Insomma, il modello del «direttorio» consueto per gli istituti religiosi e garanzia di collegialità nell'esercizio del potere. Mentre Francesco si appresta a riformarla, la «banca di Dio» finisce ancora al centro della bufera. La Guardia di Finanza ha fermato all'aeroporto romano di Ciampino monsignor Roberto Lucchini e l'avvocato Michele Briamonte.

«Il primo - riferisce il settimanale L'Espresso - è uno dei collaboratori più fidati del segretario di Stato Tarcisio Bertone, mentre il legale, partner dello studio torinese Grande Stevens, è da anni consulente dello Ior». A fine febbraio «Briamonte e Lucchini si sono opposti alla perquisizione esibendo un passaporto diplomatico vaticano». Dopo una convulsa trattativa e numerosi contatti telefonici con la Santa Sede, l'avvocato e il monsignore hanno potuto lasciare l'aeroporto romano senza consegnare ai militari le loro borse. Una ricostruzione contestata da Briamonte (classe 1977, ascoltato consulente della Curia romana, entrato nel 2012 anche nel cda Monte dei Paschi) secondo cui «occorre molta fantasia per trasformare un normale controllo doganale in un caso dopo l'incidente di Ciampino, il legale o diplomatico».

Proprio pochi giorni dello studio Grande Stevens si è visto perquisire casa e ufficio su richiesta della procura di Siena che indaga su un presunto caso di insider trading al Mps. Intanto si discute sul futuro dell'Istituto. Risollevare l'immagine di una Chiesa dilaniata dagli scandali. Rivedere gli assetti di potere all'interno delle mura vaticane. E riformare la gestione delle risorse economiche. Per don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana, sono soprattutto queste le sfide prioritarie che Bergoglio dovrà affrontare. «Mi aspetto una significativa riforma della Curia romana, che dovrà avere un look e uno stile più umile, più sobrio e meno legato a ritualismi medievali», raccomanda Davanzo.

«Occorre evitare di offrire al fianco ad attacchi esterni», aggiunge, mettendo il guardia il nuovo Pontefice dalle insidie che lo attendono. «Oggi ci sono problemi di gestione delle risorse e di lotte intestine che tanto hanno fatto male alla Chiesa in particolare durante il pontificato di Benedetto XVI. Esistono problemi di cattiva gestione del potere da rivedere: è questo il mondo con cui il Papa dovrà fare i conti» dice don Davanzo che suggerisce a Francesco di «scegliersi collaboratori leali, schietti e trasparenti». È soprattutto nella gestione delle risorse economiche del Vaticano che è attesa una svolta radicale: «Il problema non è se usarle o meno, ma come farlo».

 

L'ARCIVESCOVO GIUSEPPE BERTELLOpapa francesco NUNZIO APOSTOLICO GIUSEPPE BERTELLO michele briamontePAPA BERGOGLIO FRANCESCO GRILLO BY SPINOZA

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...