1. LA PARABOLA DEL PARTITO DEMOCRATICO, DA BOTTEGHE OSCURE A BOTTEGHE VUOTE: IN UN ANNO MEZZO MILIONE DI TESSERATI HANNO LASCIATO L’EX PARTITO COMUNISTA DI TOGLIATTI (“IL MIGLIORE”) OGGI GUIDATO DAL LEADER-CAZZARO MATTEO RENZO (“IL PEGGIORE”) 2. NELL’ATTESA (VANA) CHE ALLE CAMERE D’ALEMA&C ROMPANO CON IL PARTITO DEL PREMIER, DI FATTO, LA SCISSIONE SI E’ GIA’ CONSUMATA TRA IL POPOLO DEI DEMOCRAT E GLI “SQUADRISTI” DEL NAZARENO CHE HANNO DATO ASILO POLITICO AL NEMICO BERLUSCONI 3. UN PREMIER MEGALOMANE CHE, FORTE DEI NUMERI DEL VOTO DELLE ULTIME EUROPEE (40%) DA LUI MANEGGIATI SENZA RISPETTO ALCUNO DELLA REALTÀ (SI TRATTA SOLTANTO DEL 40% SU IL 50,7% DEI VOTANTI ALLE EUROPEE!), NON VEDE L’ORA (ZERO) DI ANDARE A ELEZIONI ANTICIPATE (PRIMAVERA 2015) PER FARE PIAZZA PULITA DEI PARLAMENTARI RILUTTANTI

DAGOANALISI

 

HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO

C’è poco da disquisire e da analizzare come fanno i politologi à la carte sui tormenti che agitano la galassia del Partito democratico o sulla possibilità (o probabilità) che l’ex partito comunista imploda sotto le spallate (o sparate) del leader tosco-spaccone, Matteo Renzi.

Di fatto, la scissione (strisciante) è già in atto in quella che l’onesto e laborioso Pierluigi Bersani definisce ancora, bontà sua, “la ditta”. 

 

La novità è che il forte segnale di rottura arriva, impetuoso e devastante, dal “basso”, non sotto la spinta “alta” della cosiddetta vecchia guardia (D’Alema&C).

E neppure per effetto della pressione (anche’essa fin qui parolaia) dei senatori ribelli di palazzo Madama che, un giorno sì e l’altro pure, minacciano il fuoco amico contro i provvedimenti (o annunci) dell’esecutivo per poi abbassare umilmente le penne di fronte agli aut-aut del fanfarone di Palazzo Chigi.

 

giorgio napolitanogiorgio napolitano

Un premier megalomane che, forte dei numeri del voto delle ultime europee (40%) da lui maneggiati senza rispetto alcuno della realtà (si tratta soltanto del 40% su il 50,7% dei votanti alle europee!), non vede l’ora (zero) di andare a elezioni anticipate per fare piazza pulita dei parlamentari riluttanti.

 

Dunque, a divorziare dal nuovo Pd sorto dal “patto del Nazareno” (occulto) tra il premier Renzi e il resuscitato Cavalier Berlusconi, stavolta sono i militanti che - in massa -, hanno stracciato la tessera del partito e faticano a digerire un governo di stampo thatcheriano che promette soltanto lacrime & sangue e vuole liquidare le forse sindacali. In primis la “rossa” Cgil guidata da Susanna Camusso.

Nell’ultimo anno il Pd ha perso quasi mezzo milione d’iscritti. Le tessere dei militanti si sono ridotte a 100 mila.

 

LANCIO DI UOVA PER BERLUSCONI AL NAZARENOLANCIO DI UOVA PER BERLUSCONI AL NAZARENO

La vita di sezione e nei circoli è in pratica morta anche nelle regioni “rosse”. Le feste dell’”Unita” sopravvivono a dispetto della chiusura del quotidiano fondato da Antonio Gramsci e morto sotto la segreteria Renzi.

 

Così, a sopravvivere è soltanto la struttura romana del “Nazareno” con il suo segretario e quella che il sito ufficiale del partito chiama la “squadra” come nei distretti di polizia: segreteria, direzione nazionale e assemblea nazionale. Quest’ultima eletta nel dicembre 2013 anche con i voti dei tesserati dati ormai per dispersi.

 

Già, le anime morte del Pd.

BERLUSCONI ENTRA AL NAZARENOBERLUSCONI ENTRA AL NAZARENO

Va anche aggiunto che la grande fuga dei tesserati non è una tendenza (negativa) nuova nel panorama delle forze politiche europee.

Fa riflettere, tuttavia, la china e l’accelerazione che esso ha avuto negli ultimi mesi in Italia. E proprio in casa del Pd, che finora aveva retto meglio allo smottamento provocato dall’annuncio della presunta seconda Repubblica.

 

Una catastrofe, insomma che, di fatto, ha delegittimato pure gli organismi dirigenti (o “squadra”) scelti un anno fa dal popolo dei tesserati del Pd.

BERLUSCONI ENTRA AL NAZARENOBERLUSCONI ENTRA AL NAZARENO

Il che avrebbe richiesto (e meritato) almeno un dibattito all’interno dell’ex Pci tra “nuovisti” e “passatisti”.

Ma per il leader tosco-cazzaro Matteo Renzi e i suoi “squadristi” (se c’è la squadra ci sono pure gli squadristi, o no?) i “voti al partito contano più dei tesserati”.

 

Il fisico di Blair che attrae Miss Deng Il fisico di Blair che attrae Miss Deng

Purtroppo per lui, l’esperienza italiana dei partiti-one man finora hanno sortito esclusivamente il naufragio pietoso dei propri leader carismatici (o salvatori della patria). E insieme a loro sono affondate le forze di movimento che li hanno votati e supportati fin troppo ingenuamente e generosamente.

 

Oggi il Pd del capataz Renzi corre gli stessi rischi (e una fine ingloriosa) pur avendo alle spalle una lunga e più solida storia. Se in Gran Bretagna il Labour è sopravvissuto a Tony Blair e i Tories a Margaret Thatcher da noi le cose, infatti, sono andate diametralmente e tragicamente all’opposto.

 

Del resto, le stagioni politiche (brevi) dei vari (e avariati) Di Pietro, Fini, Vendola, Mario Monti si sono consumate lasciando alle loro spalle solo macerie fumanti. Non fa eccezione neppure il leader fondatore e padre padrone di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che dopo vent’anni di alti e bassi s’aggira perplesso sui rottami di un partito in frantumi che, nel frattempo, per sopravvivere ha chiesto asilo politico al Nazareno.

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

 

 

 

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