IL PARLAMENTO EUROPEO SPINGE VERSO LE UNIONI GAY MA IL PD A STRASBURGO SI SPACCA: DUE ASTENUTI E DUE CONTRARI - MORGANO E ZOFFOLI SI SONO RIBELLATI ALLE INDICAZIONI DEL GRUPPO

Il documento promosso ieri invita a essere più aperti. Di più non può fare, c’è il paletto rappresentato dal fatto che le decisioni su queste materie sono attribuite dai Trattati agli Stati - Ciò non toglie che il segnale politico vada analizzato attentamente: è la voce di un’assemblea eletta a suffragio universale…

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Marco Zatterin per ”la Stampa”

 

Patrizia Toia Patrizia Toia

È un giro di parole, ma il messaggio è chiaro: l’Europarlamento invita l’Ue a procedere sulla strada d’una disciplina positiva per le unioni gay. Ieri l’assemblea ha approvato a gran maggioranza - 390 voti a favore, 151 contro e 97 astensioni - la relazione di Pier Antonio Panzeri (Pd) che «incoraggia le istituzioni e gli Stati a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili».

 

Testo morbido, che ha comunque incontrato il rifiuto delle forze più conservatrici e i consueti, sebbene più contenuti del solito, mal di pancia in casa Pd. Due deputati - Luigi Morgano e Damiano Zoffoli - si sono ribellati alle indicazioni del gruppo socialista e hanno votato contro.


LA RELAZIONE

Silvia Costa Silvia Costa

Il documento è corposo e ben costruito. Come ogni anno, Strasburgo articola valutazioni e proposte sui diritti umani, la democrazia nel mondo e il mondo in cui l’Unione affronta queste tematiche. Si parla di immigrazione e valori personali, tratta di esseri umani e discriminazione fondata sulla casta, passando per una valutazione in senso riformista delle intese di Dublino II sui rifugiati con l’auspicio di un meccanismo di quote nazionali che scardini la regola dell’ospitalità nel Paese di approdo. Quando si giunge al voto, però, sono le questioni etiche a sollevare rilevanti problemi di coscienza.

Caterina Chinnici Caterina Chinnici


L’INDICAZIONE
Il documento promosso ieri invita a essere più aperti. Di più non può fare, c’è il paletto rappresentato dal fatto che le decisioni su queste materie sono attribuite dai Trattati agli Stati. La competenza è esclusiva, non c’è partita. Ciò non toglie che il segnale politico vada analizzato attentamente: è la voce di un’assemblea eletta a suffragio universale.

 

Di nozze gay si parla al comma 162, subito dopo aver preso atto che «la legalizzazione del matrimonio e delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente di Paesi nel mondo, attualmente 17». L’affermazione non riguarda l’Italia, che da anni dibatte il problema senza arrivare a una soluzione.

 

Ieri il leader di Sel, Nichi Vendola, ha commentato che per l’Europa «unioni civili e nozze gay fanno parte dei diritti delle persone e qualcuno dovrebbe informarne Renzi e Alfano». Il premier spinge sulle unioni civili, ma il tema spacca trasversalmente la maggioranza.

DAMIANO ZOFFOLI DAMIANO ZOFFOLI


DEFEZIONI NEL PD

A Strasburgo i popolari (Forza Italia, Ncd e dintorni) hanno votato contro la risoluzione Panzeri, come i leghisti, in testa Matteo Salvini. Il Pd ha perso qualche pezzo per strada. Il paragrafo sulle unioni civili gay ha registrato le astensioni della capodelegazione Patrizia Toia e di Caterina Chinnici. Silvia Costa non ha preso parte a questa parte del voto e due sono stati i contrari, Morgano e Zoffoli, ufficialmente perché la materia non compete all’Unione. Sul testo finale, Costa e Chinnici hanno detto «sì».

LUIGI MORGANO LUIGI MORGANO

 

«Buona relazione, però squilibrata sulla parità tra unioni civili e matrimonio», ha spiegato la capogruppo Pd, Patrizia Toia. «I diritti non sono un lusso - ha commentato Panzeri - non invadono la democrazia, ma impongono di riflettere su come dovrebbe essere esercitata la discrezionalità politica».

 

 

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