AL PD MODELLO RENZI MANCANO SOLO LE PENNETTE TRICOLORI, APICELLA E LE BARZELLETTE – L’ULTIMA BERLUSCONATA: PORTA L’INDUSTRIALE A CENA CON MATTEO! - GELO NEL PARTITO

Il tesoriere Francesco Bonifazi e Alessia Rotta, responsabile comunicazione della segreteria, avevano convocato i parlamentari pd del Nord per annunciare l’ultima iniziativa del partito. Obiettivo, racimolare un po’ di denaro: «Ognuno di voi troverà 5.000 euro, chiamando un certo numero di imprenditori»…

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Alessandro Trocino per Corriere della Sera

 

renzi in collegamento da otto e mezzo con dietro la foto di mandela e napolitano renzi in collegamento da otto e mezzo con dietro la foto di mandela e napolitano

«Ci mancavano solo le cene di finanziamento». Tirava un vento gelido alla riunione di giovedì, nella sala Berlinguer della Camera. Il tesoriere Francesco Bonifazi e Alessia Rotta, responsabile comunicazione della segreteria, avevano convocato i parlamentari pd del Nord per annunciare l’ultima iniziativa del partito. Obiettivo, racimolare un po’ di denaro: «Ognuno di voi troverà 5.000 euro, chiamando un certo numero di imprenditori».

 

LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI RENZI A NAPOLI jpeg LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI RENZI A NAPOLI jpeg

La prima cena si terrà a metà novembre, a Milano (Bonifazi ha già fatto i sopralluoghi). Poi ne è sicura una seconda, a Roma. Ma altre tavole potrebbero essere imbandite con il segretario a Firenze, Bari, Napoli e Palermo. Con un piccolo problema: il gelo e l’imbarazzo dei parlamentari convocati giovedì è l’avvisaglia di un vento di rivolta tra i democratici, non solo della minoranza, poco entusiasti dell’idea. 


Il modello citato dal partito è quello di Obama, ma sono in diversi a tirare in ballo le cene berlusconiane a base di pennette tricolori, canzoni di Apicella e barzellette. Cesare Damiano critica apertamente l’idea: «Non mi sento molto stimolato da questa iniziativa. Piuttosto che organizzare le cene con gli industriali, preferirei farle con esodati e cassa integrati».

RENZI A NAPOLI RENZI A NAPOLI

 

D’accordo, ma servono soldi. «Facciamo i conti allora. Io verso ogni mese 1.500 euro al partito. Per l’elezione mi hanno chiesto 50.000 euro di contributo. Ne ho già versati 25.000. Tutti soldi che, sia chiaro, do volentieri. Bene, se tutti versassero lo stesso, arriveremmo a una cifra di quasi 11 milioni di euro all’anno».

 

Mica male. «Sì, ma li versano tutti? Non credo proprio. Ecco, io chiedo al partito la lista di chi paga. E chi non paga sia cacciato. Poi voglio un bilancio consolidato, con il fabbisogno, per le esigenze di Roma e dei circoli. Servono regole, altrimenti è un circo Barnum». E se uno non trovasse i 5.000 euro? «Infatti, la velata richiesta del partito è questa: dateci 5.000 euro a testa».

 

francesco bonifazi francesco bonifazi

Pippo Civati è in linea: «Io passo per contestatore, ma sono in regola e verso tutti i mesi la mia quota. Gli altri? Vorrei sapere chi paga. Quanto alle cene, altro che Obama, le fa la destra conservatrice. E poi mi pare un messaggio equivoco: in un momento di crisi ci mettiamo a fare cene da 1.000 euro?». 


Non tutti la pensano come Damiano e Civati, naturalmente. Matteo Mauri, per esempio: «Non è una novità, si è fatto spesso in passato. Poi gli imprenditori hanno sgravi per le donazioni che fanno, quindi non è impossibile. Non è detto che non si faranno anche delle cene popolari, a prezzi più bassi con più gente: una cosa non esclude l’altra». 

MICHELE ANZALDI MICHELE ANZALDI


L’importante è fare cassa: «Dobbiamo campare — spiega Michele Anzaldi —. La situazione è disperata. Certo, che tutti riescano a raccogliere 5.000 euro mi pare fantascienza». Davide Faraone non capisce le critiche: «Sono strumentali, fatte dai soliti noti. Le cene di autofinanziamento si sono sempre fatte». A proposito di soldi e conti, Faraone ha qualcosa da dire anche a Ugo Sposetti: «Sequestra il nostro patrimonio e invece di tacere, parla di assenza di iscritti, risorse e democrazia nel Pd. È incredibile». 
 

 

 

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