matteo salvini marine le pen

LE PEN STA IN “FRONT” A TE! - AL CONGRESSO DEL PARTITO, MARINE LE PEN RIMUOVE TUTTI I VECCHI SIMBOLI, DALLE CROCI CELTICHE A GIOVANNA D’ARCO - PER VINCERE LE ELEZIONI IL “FRONT NATIONAL” DEVE ESSERE BORGHESE E MODERATO

Alberto Mattioli per “la Stampa

marine le penmarine le pen

 

Manca Giovanna d’Arco. Sparita dai gadget, ignorata sui poster, mai citata nei discorsi. E dire che il Front National la venerava: ogni Primo maggio i big del partito contro festeggiano deponendo una corona di fiori davanti alla sua statua parigina. Marine Le Pen le si era sempre ispirata: entrambe donne, bionde, guerriere e incaricate da Dio di salvare la Francia, una dagli inglesi, l’altra da tutta l’Europa.
 

I simboli, si sa, sono politica. La loro assenza, ancora di più. Questo congresso del Fn, chiuso ieri da madame Le Pen, segna il passaggio da un partito solo di lotta a un partito forse di governo. «Per la prima volta, è concreta l’ipotesi di arrivare al potere», dice Steeve Briois, il segretario generale. E la presidentessa Marine proclama dalla tribuna: «Non c’è alcun dubbio per nessuno che sarò al secondo turno delle Presidenziali del 2017».
 

marine le pen matteo salvinimarine le pen matteo salvini

Il Fn non diventa più moderato nella sostanza, perché basterebbe mettere in atto appena metà di quel che propone per sfasciare non solo la Francia, ma anche l’Europa. Ma nella forma, sì. È entrato nel gioco, governa qualche città, è sdoganato dai media, non è più impresentabile, si è «dédiabolisé», de-diabolizzato. Il diavolo veste in giacca e cravatta. E adesso fa politica, passa dalla protesta alla proposta.
 

Infatti non è stata carbonizzata un’altra volta solo la povera Pulzella. Nei banchetti (pochi) non c’è più traccia della destra più tosta. In libreria tutto tace sull’Action française, su Vichy, sulla guerra d’Algeria. Non pervenuti nemmeno i lefevriani, cioè l’ultima espressione di una tradizione di destra cattolica e reazionaria che in Francia è antica e culturalmente «nobile».

 

Il gadget più smerciato, bottiglie di Beaujolais nouveau a parte, è l’orsetto con maglietta del Fn, dieci euro spesi male (è orripilante, e non per ragioni ideologiche). Un orsetto nella tana del lupo nero: decisamente, non è più lo stesso Front. Tanto che si parla perfino di cambiargli nome, però dopo molte riflessioni Le Pen ha deciso che se ne discuterà, forse, l’anno prossimo.
 

marine le pen marine le pen

Sono cambiati anche i militanti. Certo, si incontrano ancora i frontisti della Francia profonda, «paysans» con i baffoni da Astérix in arrivo dalle campagne, indignatissimi per l’abolizione del servizio militare o della pena di morte. Ma sono sparite le teste rasate in bomber nero e croce celtica.

 

E nel mostruoso Centro dei congressi di Lione si aggirano soprattutto molti ragazzi incravattati, magari con buoni studi alle spalle. Florian Philippot, vicepresidente «incaricato della strategia e della comunicazione», cioè l’uomo più importante del partito dopo la donna che lo incarna, è un «énarque», insomma è uscito dalla mitica Ena, la superscuola della classe dirigente francese che, di destra o di sinistra, finora aveva sempre considerato quelli del Front degli alieni.

 

Ha fatto scalpore che, gollista da sempre, Philippot sia andato a portare una corona di fiori sulla tomba del Général. I superstiti dell’Oas e i nostalgici dell’Algeria francese (per esempio, Jean-Marie Le Pen) si sono indignati. Tutti gli altri hanno trovato il gesto non solo giusto, ma naturale.
 

marine le pen  marine le pen

Un opuscoletto distribuito alla stampa vanta le «promesse mantenute» degli amministratori locali frontisti (perfido il sottotitolo: «Quello che i media non vi diranno»). Il messaggio è chiaro: siamo capaci anche di amministrare, non solo di sbraitare contro chi l’ha fatto finora.
 

Briois è il simbolo di questa nouvelle vague pragmatico-amministrativa. Sette mesi fa, è stato eletto al primo turno sindaco di Hénin-Beaumont, cittadina nel profondo Nord devastato e deindustrializzato. «Ma il modello è Béziers», dice.

 

È la città del profondo Sud, non meno malmessa, dove il Front non ha presentato il suo candidato ma ha fatto vincere Robert Ménard, giornalista ex di sinistra e fondatore di un’associazione politicamente correttissima come Reporters sans frontières. Spiega Briois: «Dobbiamo allargare il partito, aprirci agli esterni, “rassembler”, unire». La strategia è chiara. I quarantenni con buoni titoli di studio e cravatte tremende che discutono nei corridoi non potrebbero essere più d’accordo.

 

Ultimi Dagoreport

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)

orazio schillaci gemmato meloni ministero salute

DAGOREPORT – ALLA SALUTE DI GIORGIA! IL FEDELISSIMO DELLA MELONI, IL SOTTOSEGRETARIO MARCELLO GEMMATO, È DESTINATO A ESSERE PROMOSSO A VICEMINISTRO DELLA SALUTE – MA A FRENARE LA SUA NOMINA È IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI, CHE NUTRE DUBBI SUL POSSIBILE CONFLITTO D’INTERESSI DEL SOTTOSEGRETARIO, TITOLARE DI UNA FARMACIA IN PUGLIA – BASTA VEDERE IL PROVVEDIMENTO CHE HA FATTO FELICI I FARMACISTI: ORA POSSONO VENDERE CON RICCHI MARGINI DI GUADAGNO UNA SERIE DI FARMACI CHE PRIMA ERANO NELLA CATEGORIA “ASSISTENZA DIRETTA” ED ERANO DISTRIBUITI DAGLI OSPEDALI – LA DUCETTA HA CAPITO CHE ANCHE MATTARELLA POTREBBE STORCERE IL NASO DAVANTI ALLA NOMINA DI GEMMATO, E PER ORA PRENDE TEMPO…

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

MILANO TREMA: L’INCHIESTA SU “PALAZZOPOLI” POTREBBE INGROSSARSI – NELLA CAPITALE A-MORALE DEL PAESE, IMPRENDITORI, POLITICI E BUSINESSMAN SONO AMMUTOLITI E TERRORIZZATI DALLE POSSIBILI INDAGINI – SE IL GIP, DOPO GLI INTERROGATORI DI OGGI, DOVESSE CONFERMARE LE MISURE CAUTELARI RICHIESTE DALLA PROCURA, L’INCHIESTA TROVEREBBE NUOVO VIGORE, E LO SCANDALO ESPLODEREBBE IN MODO ANCORA PIÙ DECISO. A QUEL PUNTO IN TANTI, DI FRONTE AL RISCHIO DI FINIRE INDAGATI E INGUAIATI, POTREBBERO INIZIARE A PARLARE…

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…