Fabrizio Dragosei per il “Corriere della Sera”
Il passaggio di due bombardieri con la stella rossa vicino alla Cornovaglia dopo che avevano sorvolato il mare della Norvegia, ha riacceso le preoccupazioni della Nato e dell’Occidente su quanto stanno facendo i militari russi da quando è iniziato il conflitto in Ucraina. Il ministro della Difesa britannico Michael Fallon è arrivato a dire che «la Russia costituisce un pericolo reale e presente» e l’ha paragonato a quello derivante dallo Stato islamico.
Il Cremlino ha naturalmente reagito, per bocca del portavoce Dmitry Peskov che ha quasi dato del mentecatto a Fallon: «La persona che ha fatto questi commenti non sembra in grado di comprendere ciò di cui sta parlando».
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Ma al ministro britannico si sono accodate anche altre personalità europee che hanno indicato i Paesi baltici come possibili nuovi obiettivi di Mosca. E hanno chiesto un rafforzamento della presenza dell’Organizzazione Atlantica che deve essere pronta a «rispondere in maniera adeguata».
Per la verità, successivamente tanto il primo ministro David Cameron quanto esponenti dei governi della Lettonia e dell’Estonia hanno gettato acqua sul fuoco: «I russi stanno cercando di stabilire un qualche punto e non credo che dovremmo dare troppa dignità a questa cosa con una risposta eccessiva», ha detto Cameron.
I due TU-95 provenienti dalla base di Engels sul Volga e poi scortati da quattro Typhoon della Raf, non sono i primi aerei russi a mettere in allarme la Nato. Tre settimane fa altri bombardieri erano passati sulla Manica, sempre nello spazio aereo internazionale, ma in un’area molto trafficata. Come minimo c’è il pericolo che queste manovre (il più delle volte a transponder spenti) mettano a rischio i voli civili. Sulla Gran Bretagna, ma anche nel Baltico e in Scandinavia.
La Russia aumenta la sua presenza in risposta a quella che definisce una «provocatoria» espansione della Nato verso i suoi confini. L’accresciuta attività russa fa salire l’attenzione dei Paesi più vicini, soprattutto i piccoli Stati baltici che facevano parte dell’Unione Sovietica e nei quali esistono forti minoranze russe che si lamentano per il loro status.
Il Cremlino afferma che sia «pura fantasia» pensare che esista un pericolo russo, ma i segnali stanno lì a confortare i più allarmisti. Test di missili intercontinentali fatti partire da sommergibili in pieno Atlantico; manovre con caccia-bombardieri d’assalto e truppe missilistiche (ieri); annunci di nuovi radar per la protezione contro lanci di vettori balistici (sempre ieri).
Gli scenari ai quali pensano taluni di coloro che abitano a ridosso delle frontiere russe sono quelli impiegati in Crimea (poi annessa) e nell’Ucraina dell’Est, ormai separata nei fatti dal resto del Paese. Così il rafforzamento della Nato accelera: la Gran Bretagna metterà a disposizione quattro caccia e mille uomini per la forza di risposta rapida.
Tutto questo, inevitabilmente, indispettirà ancora di più Vladimir Putin. Soprattutto se è vero quello che ha raccontato il canale tv tedesco Zdf in base a non meglio specificati documenti segreti: l’ex agente del Kgb è un uomo violento che picchiava regolarmente la moglie Lyudmila.