POLVERE DI CINQUE STELLE: “SCISSIONISTI” PRONTI ALL’ADDIO - GRILLO ASILO MARIUCCIA: “SE MI VOTATE CONTRO RITIRO IL SIMBOLO”

L’onorevole Paola Pinna: “Se la scelta fosse tra Grillo e la Gambaro per me sarebbe una scelta tra schiavitù e libertà. Io scelgo la libertà. Se serve, giusto riunirci in una nuova casa” - La denuncia della compravendita di parlamentari cinquestelle: non sarà un mezzuccio per poi dare del “venduto” a chi esce dal movimento?

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1 - LA DEPUTATA PINNA: "SIAMO PRONTI A COSTITUIRE UN NUOVO GRUPPO"
Andrea Malaguti per "la Stampa"

PAOLA PINNAPAOLA PINNA vignetta gambaro grillovignetta gambaro grilloGRILLOGRILLO

Onorevole Paola Pinna, è favorevole all'espulsione della sua collega senatrice Adele Gambaro dal Movimento 5 Stelle?
«No. Le persone hanno il diritto costituzionale di manifestare il proprio pensiero. La Gambaro ha detto delle cose discutibili, sulle quali ci si poteva confrontare. Ma non si può eliminare il dibattito per cancellare il problema. E il problema c'è».

I post di Grillo sono violenti?
«Non mi piacciono le evocazioni di immagini di morte, decomposizione, vuoto: incutono un senso di frustrazione e sconfitta. Stimolano più l'aggressività che la partecipazione. Siamo sicuri che sia questa la strada del cambiamento?».

La sconfitta alle amministrative è colpa del Capo?
«I contenuti e i toni usati sul blog forse non esprimono il lavoro che stiamo portando avanti in Parlamento. Non siamo più in campagna elettorale. E poi contano anche le dinamiche del gruppo».

Com'è il clima tra di voi?
«Di sospetto. Di controllo dell'attività degli altri. Avverto forte il rischio di una "dittatura della maggioranza"».

La dittatura della maggioranza non è uno dei vostri cardini?
«La maggioranza deve essere uno strumento di semplificazione e velocizzazione delle decisioni. Spesso invece si trasforma in arma di repressione. Il tentativo dovrebbe essere sempre quello comporre gli interessi, di arrivare a una mediazione».

Che cosa sta succedendo al Movimento?
«Sicuramente non quello che molti degli attivisti, delle persone che si sono candidate e degli elettori, pensavano».

Immaginava un cammino comune col Pd?
«Immaginavo un confronto con altre forze per portare nel Palazzo il nostro modo di vedere la politica, lo stimolo alla partecipazione, la consapevolezza dei cittadini informati. Dovevamo essere un virus buono, costruttivo».

Invece?
«Le cose sono cambiate subito. Quando è stato modificato il codice di comportamento che avevamo firmato tutti. Il giorno in cui Grillo è venuto a Roma. Parlo della storia squalificante della diaria, certo. Rischia di essere il via libera di un sistema di imposizioni dall'alto».

Davvero era - è - una questione di principio e non di soldi?
«Davvero. L'hanno fatta passare per una questione di denaro, ma era solo l'inizio di un meccanismo diretto a piegarci utilizzando un tema che colpiva la sensibilità di molti. Ma se pieghi la testa una volta la pieghi tutte le volte successive».

Se la Gambaro venisse espulsa se ne andrebbe anche lei?
«Se la scelta fosse tra Grillo e la Gambaro per me sarebbe una scelta tra schiavitù e libertà. Io scelgo la libertà».

La Gambaro è la libertà?
«La libertà è la libertà di parola e di espressione del proprio pensiero, una libertà che deve essere tutelata in ogni modo».

Non c'è la Rete per questo?
«La Rete è un mezzo utilissimo per fare circolare le informazioni e spesso anche per affermare la propria personalità. Ma può diventare anche una macchina violenta, che intimorisce le persone. Molti parlamentari sono preoccupati dalle reazioni del web. L'aggressività diffusa è molto forte. Tra l'altro vediamo la Rete consultata quasi esclusivamente per emettere sentenze, come per le espulsioni. Il ruolo di tribunale del popolo non mi sembra particolarmente dignitoso. Stiamo rischiando molto».

Sembra lei a sentirsi tradita.
«Per me sono stati altri a violare i principi del Movimento, coloro che vogliono imporre il pensiero unico, non la Gambaro».

Che cosa succede se lunedì il gruppo si spacca in maniera netta?
«Non so se la spaccatura avrebbe risvolti in termini di costituzione di un nuovo gruppo. Ma sarebbe un atto di libertà e di coraggio se venissero fuori le molte anime che sono presenti».

Lei entrerebbe mai a far parte di un nuovo gruppo?
«Se si rendesse necessario sì. Se tra di noi non riusciamo a discutere in modo costruttivo, è giusto costituire un'altra casa».

I numeri li avreste?
«Non ci siamo contati, magari lunedì sarà un'occasione per farlo».

Il suo capogruppo, Nuti, parla di compravendita di parlamentari.
«Spieghi che cosa vuole dire. A me proprio non risulta».

2 - GRILLO: SE MI VOTATE CONTRO RITIRO IL SIMBOLO
Carlo Bertini per "la Stampa"

C'è aria di espulsioni collettive. Rischia di saltare tutto lunedì sera. Il progetto. Il sogno di Gaia. Il futuro politico di Grillo, pronto a fare coriandoli dello Statuto del Movimento, a ritirare il simbolo e a chiedere ai suoi fedelissimi di uscire dal Palazzo, per non trasformare la «tomba maleodorante» nel suo personale e indecoroso sepolcro. Il Capo è stanco, fisicamente e mentalmente, e anche i suoi dialoghi con Casaleggio sono meno gratificanti di un tempo. Dopodomani si giocherà la partita decisiva. I suoi burrascosi parlamentari, villaggio di Asterix 2.0 senza pozione magica, saranno chiamati a votare l'espulsione della senatrice Adele Gambaro. «Abbiamo perso per colpa di Grillo e dei suoi post violenti». Lesa maestà? Lesa maestà. D'altra parte, nella prima riunione romana post elettorale, il Caro Leader l'aveva detto: «Proveremo a cambiare il Parlamento da dentro, se non ci dovessimo riuscire torneremo nelle strade».

L'operazione pulizia non decolla. Una parte del suo bizzarro esercito non lo segue più. Quanti sono gli infedeli? Lo vuole sapere. E li vuole allontanare. Così ha forzato la mano. «Cacciate la Gambaro». Editto da blog sottoscritto e rilanciato dai suoi dioscuri al Senato, Vito Crimi e Nicola Morra. Scelta che ha generato il caos. Due giorni di confronti pieni di rabbia, lacrime, e risposte mancate.

Il caso Gambaro è diventato il caso Grillo. O con me o contro di me. Meglio un Movimento più magro che un Movimento appestato. Malattia incurabile? «Io non voto per l'espulsione di nessuno. Qui al Senato siamo tutti fratelli», spiega Fabrizio Bocchino. E non avete un padre? «Io no». Amen.

È uno dei leader del dissenso ragionato. Di quelli che il voto non lo vorrebbero proprio. E neppure vorrebbero l'assemblea. Di quelli che in ogni caso lunedì diranno no. Quanti? Cosa succederà a quel punto? «Chi vota no dimostra di volersi sottrarre al giudizio della Rete. E chi si sottrae al giudizio della Rete è fuori dal Movimento», dice con inusuale durezza staliniana Vito Crimi. Il tribunale del popolo. Orientato dal Signore della Liguria. Le richieste d'espulsione potrebbero essere diverse e contemporanee.

«Meglio pochi ma buoni». E se la mozione Grillo andasse in minoranza? «Impossibile», giura Crimi. Ma se succede il Capo lascia. Ci ha già scherzato sopra. «Chi rimane potrà chiamarsi movimento sei pianetini». Non basta una risata a seppellire il disagio. Al Senato gira una lista con i nomi di 15 ribelli presunti. Alla Camera il numero è analogo. Anche per questo a Montecitorio il capogruppo Riccardo Nuti esce allo scoperto.

«È in atto una compravendita da parte di personaggi che nutrono rancore nei confronti del Movimento e di Beppe. Il risultato elettorale ha fatto sì che alcuni infiltrati entrassero nel Movimento». Boom. Traditori. Infiltrati. Compravendita. Il senatore Giarrusso si ribella. «Nuti vada in Procura a denunciare ciò che sa o proporrò la sua espulsione». Tutti contro tutti. Rapidamente un pianeta deliziosamente promettente e imperfetto è diventato una giungla tenebrosa e avvelenata.

GIANROBERTO CASALEGGIO E BEPPE GRILLO FOTO LAPRESSEGIANROBERTO CASALEGGIO E BEPPE GRILLO FOTO LAPRESSE Beppe Grillo sul palco di piazza del popoloBeppe Grillo sul palco di piazza del popolo

 

GRILLO RODOTGRILLO RODOT

 

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