POROSHENKO, PORA UCRAINA - MERCOLEDÌ IN BIELORUSSIA INCONTRO DECISIVO FRA PUTIN, HOLLANDE E MERKEL - MOSCA CHIEDE GARANZIE MA PER GLI STATI UNITI L’INTEGRITÀ TERRITORIALE DELL’UCRAINA NON SI TOCCA

Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”

 

Si ricomincia da Minsk, dalla capitale bielorussa dove era stato firmato il 5 settembre l’unico accordo di pace tra ucraini, separatisti del Donbass e russi, ma mai in realtà rispettato da Mosca. 
 

MERKEL PUTIN HOLLANDEMERKEL PUTIN HOLLANDE

LA NUOVA RIUNIONE

Mercoledì Merkel, Hollande, Putin e Poroshenko si vedranno lì, insieme ai rappresentanti dell’Osce e dei separatisti russi, per un nuovo tentativo di arginare il conflitto nell’Est del Paese, che rischia di degenerare in una guerra dalle conseguenze imprevedibili. Ieri mattina, dopo una «lunga» teleconferenza, i quattro leader, come riportato dal portavoce della cancelliera Steffen Seibert, hanno concordato un nuovo appuntamento a metà settimana.

 

E Putin, ospite nei giorni scorsi del presidente bielorusso Lukashenko, ha proposto Minsk. Sempre a patto «che riusciamo a metterci d’accordo sino ad allora su una serie di punti che stiamo intensamente discutendo», ha puntualizzato il capo del Cremlino. Dubbi che non hanno impedito a Federica Mogherini, numero uno della diplomazia Ue, di salutare l’incontro di Minsk come «ottima chance».
 

MERKEL PUTIN HOLLANDE MERKEL PUTIN HOLLANDE

LA CANCELLIERA DA OBAMA
Merkel è partita dunque ieri per Washington senza un accordo. La Cancelliera confidava, dopo l’incontro al Cremlino (e la telefonata di ieri) di arrivare alla Casa Bianca con qualcosa di concreto. Tutto rimandato a mercoledì, nel frattempo gli sherpa saranno costretti ad altri tre giorni di intensi negoziati: secondo una fonte diplomatica manca ancora, ad esempio, una convergenza sui termini dell’eventuale cessate il fuoco. E si discute anche sui territori autonomi conquistati in questi ultimi mesi dai separatisti. 
 

LA LINEA DI WASHINGTON
Tuttavia, anche se Putin ha costretto Merkel a partire a mani vuote, anche ieri dall’amministrazione Obama le è arrivato un sostegno alla linea dialogante con Mosca, nonostante la recrudescenza dei combattimenti nelle zone dei separatisti e le pressioni crescenti dei repubblicani.

poroshenko a davosporoshenko a davos

 

La conferma è arrivata dal Segretario di Stato americano, Kerry, che alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha sottolineato che non ci sono divisioni tra gli Stati Uniti e l’Europa sull’Ucraina. «Lasciatemi rassicurare chiunque – ha detto – che non c’è divisione né spaccatura, anche se ho sentito che qualcuno tenta di crearne».

 

Ma se l’amministrazione Obama ha deciso di non intralciare i tentativi diplomatici franco-tedeschi per un’intesa entro mercoledì, al Congresso le voci per un aiuto militare a Kiev si fanno più pressanti. Tanto che lo stesso Kerry ha lasciato intendere che la pazienza degli americani non è infinita: alla domanda se alla fine Washington armerà Kiev ha risposto «secondo me sì».

poroshenko a davos con un pezzo di autobus ucraino fatto saltare da filorussiporoshenko a davos con un pezzo di autobus ucraino fatto saltare da filorussi

 

Quindi in un’intervista ha spiegato che gli Usa forniranno «assistenza», oltre ad aiuti, economici, agli ucraini. Inoltre il governo, in una nota, ha avvisato i russi che l’integrità territoriale dell’Ucraina non si tocca. 
 

Nella piccola Guerra fredda riapparsa in questi giorni a Monaco, il capo della diplomazia russa Sergey Lavrov, ha messo in guardia gli americani dall’invio di armi in Ucraina: «Potrebbe avere conseguenze imprevedibili e minare gli sforzi per una soluzione politica».

 

angela merkel e barack obamaangela merkel e barack obama

Ma il repubblicano John McCain, (capo della Commissione Difesa del Senato) ha ribadito ieri la sua posizione. «La domanda su Putin è: quanto può sostenere una guerra che dice di non condurre?». Questo, ha aggiunto, «è il motivo per cui dobbiamo fornire armi difensive all’Ucraina». 
 

Oggi i novanta minuti di colloquio previsti tra Merkel e Obama dovrebbero affrontare un ventaglio di temi e di «sfide preoccupanti» per citare la cancelliera, in vista del G7 di giugno a Schloss Elmau. In agenda anche l’offensiva dell’Isis, i cambiamenti climatici, Ebola, e l’accordo transatlantico sul commercio Ttip. E, inevitabilmente, l’altro dossier europeo incandescente: l’eterna crisi greca.

 

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