Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
RENZI A FORTE DEI MARMI CON LA FAMIGLIA
Una visita lampo oggi in Iraq, a Bagdad poi a Erbil, prima di far rientro in Italia già in serata. Matteo Renzi rompe gli indugi e annuncia il suo viaggio in Medio Oriente, che arriva nelle stesse ore in cui il ministro degli Esteri Federica Mogherini e il responsabile della Difesa Roberta Pinotti, davanti alle commissioni riunite Affari Esteri e Difesa di Camera e Senato, presenteranno un’informativa del governo sugli sviluppi della crisi irachena.
Al centro dell’incontro, la decisione, presa in sede europea, di inviare armi in sostegno dei peshmerga curdi, che combattono contro l’avanzata dei jihadisti dell’Isis.
Il premier, dunque, lascerà oggi Forte dei Marmi per partire alla volta dell’Iraq, dove dovrebbe incontrare il presidente Fuad Masum, il premier uscente Nouri Al Maliki e il premier incaricato Haider Al Abadi. Al termine dei colloqui, Renzi si dovrebbe spostare a Erbil, nel Kurdistan iracheno, per incontrare il capo del governo regionale Masud Barzani. In programma c’è anche una possibile visita al campo profughi.
Ma l’attenzione politica è concentrata anche sul Parlamento e sulla riunione congiunta delle Commissioni Esteri e Difesa. L’appuntamento delle 12.30 sarà preceduto da un vertice, che si terrà alle 12, tra i quattro presidenti di Commissione. L’oggetto è valutare modalità e tempi di un eventuale voto.
Il primo scenario possibile è quello che prevede la presentazione dell’informativa, il successivo dibattito e poi il semplice intervento dei capigruppo che darebbero mandato politico al governo di procedere, senza un voto esplicito. Voto che non sarebbe necessario, visto che non si tratta di decidere l’invio di truppe, ma di armi. Ma c’è anche una seconda opzione, che prevede il voto di una mozione di maggioranza, per formalizzare il sostegno del Parlamento.
In quel caso le Commissioni dovrebbero riunirsi separatamente, perché la congiunta non può esprimere un voto. La mozione di maggioranza è già pronta ma si deciderà all’ultimo se presentarla, anche sulla base del consenso: se non sarà ampio è probabile che venga evitata.
Per questo si guarda anche all’atteggiamento di Forza Italia, che potrebbe convergere sulla maggioranza. Anche se ha posizioni non sempre coincidenti. Si segnala, per esempio, la polemica del senatore Francesco Giro, che critica il viaggio di Renzi: «Mi pare in stato confusionale, avrebbe fatto meglio ad aspettare la riunione del Parlamento». E Fabrizio Cicchitto (Ncd) usa parole che vanno ben oltre le decisioni già assunte di inviare armi: «C’è un genocidio in corso, armare i curdi non basta. Occorre una risposta militare, compresi i bombardamenti».
Frasi non condivise da Nicola Latorre, presidente pd della commissione Difesa del Senato: «In momenti come questi bisogna pesare le parole. Il nostro compito è quello di sostenere i peshmerga, non di bombardare. La situazione certo non è facile, ma andrà valutata insieme agli organismi internazionali».
Chi è contrario anche solo alla fornitura di armi è il Movimento 5 Stelle. Che ha già pronta una mozione da mettere ai voti. «Poi dipenderà da cosa ci dicono — spiega Massimo Artini —. Un conto è inviare giubbotti antiproiettili, un altro kalashnikov».
Contraria anche Sel, che ha preparato una sua risoluzione: «Ci sembra assurdo l’invio di armi — spiega Erasmo Palazzotto, capogruppo Esteri al Senato —. Un nuovo Stato del Kurdistan iracheno rischierebbe di destabilizzare, accelerando il processo di disgregazione. Molto più sensato sarebbe chiedere l’intervento di un contingente di interposizione Onu e di una Conferenza di Pace». Possibilità di convergenze con i 5 Stelle? «Se la risoluzione riproduce le parole di Di Battista no, altrimenti è possibile».
Comunque vada, la partenza delle armi è imminente. Dopo la visita (con polemiche) del ministro Pinotti in Sardegna, gli specialisti militari arrivati da Aulla stanno valutando l’arsenale del deposito di Guardia del Moro per capire se e quale materiale potrebbe essere inviato in Iraq.