procure in guerra (capaldo vs lepore) - anche se per fatti penalmente non rilevanti, dalle ultime intercettazioni sulla p3 emergono con chiarezza le frequentazioni del procuratore capo di Napoli Lepore: telefonate praticamente quotidiane con i membri della P3, e soprattutto con l’ex consulente di tribunale Pasqualino Lombardi - quei contatti si fecero più intensi all’epoca delle indagini su Cosentino, anche se Lepore potrebbe non essersi avveduto dei reali motivi dell’insistenza di Lombardi…
Sara Menafra per il Secolo XIX
Incassato il risultato dell'arresto in carcere per Bisignani e di un nuovo reato l'associazione a delinquere da imputare a tutta la P4, da due giorni i magistrati napoletani hanno un'altra preoccupazione: gli atti depositati dall'aggiunto romano Giancarlo Capaldo a conclusione dell'inchiesta P3.
Sessantaseimila pagine che, sebbene non contengano nuove iscrizioni sul registro degli indagati, raccontano molto da vicino il giro di relazioni, pranzi, telefonate e convegni che collegano alcune toghe della procura partenopea alla cosiddetta P3.
Gli indagati romani, e in particolare il geometra ed ex consulente di tribunale Pasqualino Lombardi, pur agendo nella capitale sono tutti ben addentro al giro partenopeo. Soprattutto nei palazzi del tribunale.
In particolare, anche se non per fatti penalmente rilevanti, dalle ultime intercettazioni depositate agli atti emergono con chiarezza le frequentazioni del procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore: telefonate praticamente quotidiane con i membri della P3, e soprattutto con Lombardi; presenza a tutti i convegni del "Centro studio europei giustizia e libertà" che era il volano del sistema relazionale della P3 e anche incontri extra, riservati o comunque personali.
Dagli atti emerge, in particolare, che quei contatti si fecero più intensi all'epoca delle indagini su Nicola Cosentino, anche se il procuratore Lepore potrebbe non essersi avveduto dei reali motivi dell'insistenza di Lombardi.
Una seconda parte altrettanto imbarazzante, ma anche questa penalmente non rilevante, riguarderebbe poi la gestione delle nomine da parte del Csm. Nelle telefonate in mano ai pmdi piazzale Clodio si parla di ruoli di peso attribuiti quantomeno con leggerezza, tra una battuta e l'altra e con in mezzo un pranzo "Da Tullio", nel ristorante che era il campo base della P3.
Le intercettazioni, anche recenti, su questo punto sono moltissime, in parte riassunte in una informativa di 900 pagine consegnata al pm lo scorso 12 luglio. Di certo, la parte dell'indagine P3 dedicata ai rapporti tra i magistrati è ancora tutt'altro che chiara. E l'avvocato Paola Balducci, difensore dell'unica toga impigliata nell'inchiesta, Carbone, si dice «colpita dal fatto che solo lui resti stranamente tra gli indagati».
Sullo sfondo resta il problema della competenza. E dei mille possibili incroci tra l'inchiesta romana e quelle napoletane su P4 e su Marco Milanese che potrebbero far veleggiare i fascicoli da una procura all'altra.
letta - lepore - demagistris e a destra Salvo Nastasi e Giulia Minoli incinta
Tra i falconi P3, balza agli occhi la lista allegata alla fattura da 47.569 euro emessa il 30 settembre 2009 dal Forte Village di Santa Margherita di Pula al "Centro Studi Giuridici Diritti e Libertà", diretto da Lombardi, per un convegno costato 150mila euro e rimborsato per un terzo da Regione Sardegna.
Tra i nomi meno noti, invece, c'è quello dell'avvocato Sergio Clemente, consigliere comunale del Pdl a Cervinara e legatissimo all'avvocato Gianfranco Lombardi, figlio di Pasqualino: guidano insieme l'Istituto vendite giudiziarie Napoli spa, che nel luglio del 2006 ottiene dal ministero della Giustizia (ministro Mastella) l'autorizzazione a operare in tre tribunali: Napoli, Benevento e S. Maria Capua Vetere.
Clemente è a sua volta il genero dell'avvocato Paolo Viscione, il broker assicurativo che accusa di corruzione Milanese, anch'egli di Cervinara. Insomma, anche nell'inchiesta su Milanese, oltre che per la P3 e la P4, le strade delle procure di Roma e Napoli rischiano di incrociarsi sempre più.