PUTIN: IL SOGNO DI SOCHI, L’INCUBO DI KIEV - MENTRE LA RUSSIA CHIUDE LE OLIMPIADI VINCENDO AL MEDAGLIERE, LO ZAR VEDE FRANARE IL SUO DOMINIO IN UCRAINA

1. UCRAINA:MERKEL-PUTIN,PRESERVARE INTEGRITÀ TERRITORIALE
(ANSA-AFP) - Angel Merkel e Vladimir Putin vogliono "preservare l'integrità territoriale dell'Ucraina": lo rende noto Berlino. I due leader hanno avuto oggi una conversazione telefonica. "I due responsabili sono d'accordo sul fatto che l'Ucraina si debba dotare rapidamente di un governo in grado di agire e che l'integrità del Paese debba essere preservata", si legge in una nota della cancelleria tedesca.


2. SOCHI: MEDAGLIERE FINALE, RUSSIA DOMINA CON 13 ORI
(ANSA) - Russia, Norvegia e Canada. E' questo il 'podio' finale del medagliere ai Giochi invernali di Sochi. La Russia chiude anche con il maggior numero di medaglie (33), Kazakistan fanalino di coda con un solo bronzo. L'Italia conclude con otto medaglie totali, anche se manca l'oro (due argenti e sei bronzi). oro argento bronzo totale Russia 13 11 9 33 Norvegia 11 5 10 26 Canada 10 10 5 25 Stati Uniti 9 7 12 28 Olanda 8 7 9 24 Germania 8 6 5 19 Svizzera 6 3 2 11 Bielorussia 5 0 1 6 Austria 4 8 5 17 Francia 4 4 7 15 Polonia 4 1 1 6 Cina 3 4 2 9 Corea del Sud 3 3 2 8 Svezia 2 7 6 15 Repubblica ceca 2 4 2 8 Slovenia 2 2 4 8 Giappone 1 4 3 8 Finlandia 1 3 1 5 Gran Bretagna 1 1 2 4 Ucraina 1 0 1 2 Slovacchia 1 0 0 1 Italia 0 2 6 8 Lettonia 0 2 2 4 Australia 0 2 1 3 Croazia 0 1 0 1 Kazakistan 0 0 1 1.


3. PUTIN A SOCHI DAL TRIONFO ALL'INCUBO LO ZAR RISCHIA DI PERDERE LA PARTITA
Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"

Vladimir Putin vive un sogno. Vladimir Putin vive un incubo. Per il signore del Cremlino è il migliore dei tempi possibile. Per il signore del Cremlino è il peggiore dei tempi possibile.

Nella monade di Sochi, il presidente russo chiude questa sera un'Olimpiade invernale, che sotto ogni aspetto e per ammissione generale è stata un successo per lui e la sua Russia, che si vuole «Grande, Nuova, Aperta», come recitano i cartelloni apposti a ogni angolo del parco olimpico. Ma nelle strade di Kiev, culla e mito della civiltà russa, uno scenario di violenza, sangue e cataclisma politico pone una sfida senza precedenti a tutto quello che Vladimir Vladimirovich ha costruito negli anni al potere, arrivando a minacciarne potenzialmente le fondamenta.

A inquietare Putin non è tanto la sorte personale di Viktor Yanukovich, un leader che lui disprezza, considerandolo incompetente e non all'altezza della situazione. Memore della profezia di Lenin, secondo cui se «l'Unione Sovietica avesse perso l'Ucraina, avrebbe perso la testa» e testimone diretto della sua realizzazione nel 1991, quando fu la secessione di Kiev a innescare la fine dell'Urss, il presidente russo sa che l'allontanamento dell'Ucraina dalla sua sfera d'influenza comporterebbe rischi incalcolabili.

Manderebbe in frantumi il suo progetto dell'Unione euroasiatica, con Kazakistan, Armenia e Bielorussia, che senza Kiev diventerebbe un piccolo club di autocrati o poco più. Priverebbe la Russia di un pezzo della sua anima slava e ortodossa, che più di mille anni fa ebbe nella Rus il suo battesimo. Ma, soprattutto, manderebbe un segnale esplosivo all'opposizione interna al Cremlino: se può succedere a Kiev, può succedere anche a Mosca.

Detto altrimenti, Putin paventa che il caos, lo stato di natura che teme di più, dall'Ucraina possa tracimargli in casa. Tanto più che il leader del Cremlino è assolutamente convinto, che dietro la crisi di Kiev ci siano le manovre occidentali, l'eterno complotto per limitare il raggio d'azione di Mosca e ridimensionarne le ambizioni strategiche.

Eppure, secondo l'opinione prevalente di analisti ed esperti, non c'è molto che il nostro possa o voglia fare, per cercare di influenzare e orientare il corso degli avvenimenti. Ha commesso un grave errore di valutazione, Putin in novembre, nel forzare la mano di Yanukovich, convincendolo a respingere l'accordo di associazione offerto dall'Unione Europea (un accordo senza qualità e sostanza, occorre ricordarlo) e offrendogli in cambio 15 miliardi di dollari di aiuti economici. Ha trascurato il dettaglio che più di metà della popolazione rifiuta l'abbraccio soffocante di Mosca, che odora di gas e cattivi beni di consumo.

Ma ora che la situazione è precipitata, il bagno di sangue si è consumato e Yanukovich è addirittura fuggito dalla capitale, Putin appare privo di opzioni. A cominciare da quelle militari. Impensabile, per esempio, che possa venire incontro alle richieste della componente (maggioritaria) russofona in Crimea, tornata a chiedere la secessione, approfittando del fatto che a Sebastopoli sia di stanza la potente flotta russa del Mar Nero, con 26 mila militari in organico.

Più verosimile, ma politicamente complicata vista la debolezza e l'inadeguatezza di Yanukovich anche agli occhi della popolazione filo-russa, è l'ipotesi che in caso di nuova escalation del conflitto, Mosca possa essere tentata da una partizione di fatto del Paese, stabilendo rapporti economici e politici più stretti con le regioni dell'Est e Sud-Est, dove vive la minoranza russofona. Ma lo scenario di un collasso dell'Ucraina come entità statale ha molte controindicazioni anche per Putin.

Il nervosismo del Cremlino traspare anche dalle parole del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che in un colloquio telefonico con il segretario di Stato americano John Kerry ha lamentato il rifiuto dei rivoltosi di Kiev di deporre le armi. Sempre ieri Lavrov ha chiamato i suoi omologhi di Germania, Francia e Polonia per ribadire che l'opposizione «non solo non ha rispettato i suoi obblighi, ma continua ad avanzare nuove richieste sotto l'influenza di estremisti armati e rivoltosi le cui azioni costituiscono una diretta minaccia alla sovranità dell'Ucraina e all'ordine costituzionale».


4. «VLADIMIR NON STARÀ A GUARDARE ATTENTI ALLE MOSSE A SORPRESA»
Ennio Caretto per il "Corriere della Sera"

«L'opposizione sembra controllare la situazione, ma Putin non accetterà di perdere. L'America e l'Europa devono avvisarlo che non tollereranno interferenze russe negli affari interni ucraini. La crisi è dovuta anche alle loro divisioni e alla loro debolezza nei confronti del Cremlino».

Al telefono da Washington l'ex sottosegretario alla Difesa Richard Perle, che a metà degli anni Ottanta sotto i presidenti Reagan e Gorbaciov negoziò la riduzione degli armamenti atomici degli Usa e dell'Urss, si dice «estremamente allarmato» dagli eventi a Kiev: «Trovo inquietanti tanto l'invio ai negoziati dei giorni scorsi di un oscuro funzionario di Putin quanto il rapido ritiro della polizia ucraina ieri, non vorrei che fossero il preludio a una più massiccia azione di forza».

Come evitarla?
«L'America e l'Europa devono aiutare l'Ucraina a superare le sue gravi difficoltà economiche fornendole aiuti anche energetici, neutralizzando il ricatto russo. Che dichiarino ufficialmente che all'Ucraina è aperta non solo la strada dell'Ue ma anche quella della Nato».

Non pensa che Putin la prenderebbe come una provocazione?
«Siamo rimasti a guardare quando Putin le ha offerto 15 miliardi a Kiev e abbiamo chiuso gli occhi di fronte al suo disegno di ricostruire almeno in parte l'Impero sovietico. Putin è un ex guerriero della Guerra Fredda, non ci ama, fa i suoi interessi e cerca di metterci con le spalle al muro. Capisce principalmente il linguaggio della forza».

Un voto all'Europa?
«L'iter decisionale della Ue è troppo lento e complesso. Le sue misure, l'embargo ad esempio, lasciano il tempo che trovano. Ma la colpa è anche degli Usa. George W. Bush, non accolse l'Ucraina nella Nato quando avrebbe potuto e dovuto, ossia quando la Russia non avrebbe potuto farci nulla. E l'attuale presidente non ha abbastanza polso. Putin invece è capace di tutto».

Potrebbe invadere l'Ucraina?
«Ha altri mezzi a sua disposizione: armare Yanukovich, mandare forze speciali in Ucraina, gridare al golpe a Kiev e alla necessità di proteggere l'alleato o alla guerra civile e alla necessità di porvi fine, cosa che lo farebbe apparire il grande pacificatore, Putin ci ha sempre visto lasciargli l'iniziativa, e crede che noi europei e americani non reagiremmo se agisse di sorpresa. Le Olimpiadi di Sochi possono avergli fatto da freno, ma stanno finendo».

Teme una guerra civile?
«L'opposizione sospetta che il governo abbia preso tempo per attuare una più spietata repressione. L'Europa è a una delle svolte più importanti del dopo Guerra Fredda».

Si parla di due Ucraine ...
«La divisione in due Stati mi sembra una possibilità remota. Ma è vero che nel Paese gli elettori schierati con Mosca e quelli schierati con Bruxelles più o meno si equivalgono. Due Ucraine però non sono nell'interesse della pace come non lo furono due Germanie».

 

 

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