QUALCUNO AVVISI RATZINGA ZETA CHE SIAMO CON LE PEZZE AL CULO, ANZI COL CULO A PEZZI. ED È SOLO DISTURBANTE CHE NELL’”OMELETTE” DI NATALE, TRONEGGIANTE DA SEMI-DIO LUCCICANTE COME UN ABETE NATALIZIO, SENTENZI CHE: “OGGI IL NATALE È DIVENTATO UNA FESTA DEI NEGOZI, IL CUI LUCCICHIO ABBAGLIANTE NASCONDE IL MISTERO DELL’UMILTÀ DI DIO, LA QUALE CI INVITA ALL’UMILTÀ E ALLA SEMPLICITÀ” – IL PAPA NON CE LA FA PIÙ: È ENTRATO NELLA BASILICA SULLA “PEDANA MOBILE” (IL 2012 SARÀ L’ANNO DELL’ADDIO?)…

Gian Guido Vecchi per Corriere.it

I «bastoni dell'aguzzino», i «mantelli intrisi di sangue». Nella notte di Natale, Benedetto XVI richiama le parole bibliche di Isaia, la profezia sul «bambino» che «come una grande luce» avrebbe «bruciato» i simboli della violenza. E nella Basilica di San Pietro sillaba solenne: «In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell'aguzzino e mantelli intrisi di sangue, gridiamo al Signore: Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino, Ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l'amore vincerà. E ci hai fatto capire che, insieme con Te, dobbiamo essere operatori di pace».

Ecco la preghiera fondamentale della notte di Natale: «Amiamo il Tuo essere bambino, la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto che la violenza perdura nel mondo, e così Ti preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o Dio. In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa' che i bastoni dell'aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo».

PEDANA MOBILE - Il pontefice è entrato nella basilica colma di fedeli e ha attraversato la navata centrale sulla "pedana mobile" già usata da Wojtyla e adoperata da Benedetto XVI a partire dal 16 ottobre. Serve ad «alleviare la fatica, considerata anche la pesantezza dei paramenti liturgici», come spiegò padre Federico Lombardi, e insieme garantisce maggior sicurezza, a scanso di esaltati: giusto due anni fa, nella Messa di Natale in San Pietro, una giovane squilibrata si lanciò addosso al pontefice e lo fece cadere.

LA FESTA DEI NEGOZI - Il 22 dicembre, parlando alla Curia romana, Benedetto XVI aveva ripetuto la necessità di una «nuova evangelizzazione» e citato il memorabile discorso di settembre a Friburgo: «La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede». Così ora, nell'omelia, riparte dall'essenziale: «Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante nasconde il mistero dell'umiltà di Dio, la quale ci invita all'umiltà e alla semplicità», dice. «Preghiamo il Signore di aiutarci ad attraversare con lo sguardo le facciate luccicanti di questo tempo fino a trovare dietro di esse il bambino nella stalla di Betlemme, per scoprire così la vera gioia e la vera luce».

LA CRISI DI FEDE - Non a caso il Papa fa un parallelo con «gli uomini del tempo precristiano» che «di fronte agli orrori e alle contraddizioni del mondo temevano che anche Dio non fosse del tutto buono, ma potesse senz'altro essere anche crudele ed arbitrario». Ci sono «anche oggi» delle persone «che non riescono più a riconoscere Dio nella fede» e «si domandano se l'ultima potenza che fonda e sorregge il mondo sia veramente buona, o se il male non sia altrettanto potente ed originario quanto il bene e il bello, che in attimi luminosi incontriamo nel nostro cosmo». Ma proprio la nascita di Gesù è stata quella «vera epifania» capace di mostrarci che «Dio è pura bontà». Natale è «il manifestarsi di Dio e della sua grande luce in un bambino» che «è nato per noi nella stalla di Betlemme, non nei palazzi dei re».

IL RICHIAMO ALL'UMILTA' - «Quando, nel 1223, Francesco di Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno, si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale», ricorda il Papa. «Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l'umiltà di Dio. Dio è diventato povero. Il suo Figlio è nato nella povertà della stalla. Nel bambino Gesù, Dio si è fatto dipendente, bisognoso dell'amore di persone umane, in condizione di chiedere il loro - il nostro - amore».

Per questo Benedetto XVI chiede di accostarsi al Natale come si entra nella chiesa della Natività a Betlemme. Una volta si poteva passare dall'alto portale a cavallo, poi l'ingresso venne abbassato a un metro e mezzo: «Se vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dal cavallo della nostra ragione ‘illuminata'. Dobbiamo deporre le nostre false certezze, la nostra superbia intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio», esorta Benedetto XVI.

E seguire «il cammino interiore di San Francesco», aggiunge: «Dobbiamo chinarci, andare spiritualmente a piedi, per poter entrare attraverso il portale della fede ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell'umiltà di un bimbo appena nato». Così il Papa conclude: «In quest'ora, preghiamo anzitutto per tutti coloro che devono vivere il Natale in povertà, nel dolore, nella condizione di migranti, affinché appaia loro un raggio della bontà di Dio».

 

 

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