renzi mano

QUALCUNO DICA A RENZI CHE LA GUERRA È PERSA (E SE NE DEVE ANDARE) - IL MARCHESE FULVIO ABBATE: “LA SUA FINE È STATA UN TONFO, SEMBRAVA ORO E INVECE ERA SOLTANTO STAGNO, IN QUESTI CASI NON RESTA FORSE CHE RITIRARSI IN BUON ORDINE, COME CINCINNATO; FRA L’ALTRO, ESISTONO MOLTE ACCATTIVANTI DI OPPORTUNITÀ PER QUESTO GENERE DI SCONFITTE, DAL MODELLISMO AERONAVALE A RITAGLIARSI UNA LIBERA DOCENZA D’UNIVERSITÀ TELEMATICA”

Fulvio Abbate per https://www.linkiesta.it

 

FULVIO ABBATE

C’era una volta Renzi… C’è ora Matteo… Sia detto senza polemica né malcelata acredine, ma anche, se è permesso, con un briciolo di umana simpatia, partecipazione emotiva, ciononostante talvolta troviamo incredibile perfino che il semplice nome di Matteo Renzi sia ancora da alcuni pronunciato, soprattutto se riferito a un suo possibile trascinante ritorno in campo politico, dunque dei consensi che creano i beniamini, se non delle folle, comunque dei crocicchi.

 

Renzi, negarlo sarebbe intellettualmente disonesto, anni addietro, è riuscito in un’impresa di Palazzo risultata impossibile ad altri, che pure, benché timidamente, avevano provato a farcela, cioè svuotare il cimitero degli elefanti, il contenitore della sinistra post-comunista, e anche, già che c’era, post-democristiana, quell’oggetto mai pienamente fondato che prendeva e ancora adesso, così almeno sembra, prende nome di Partito Democratico.

boschi renzi

 

Occorre talento e faccia tosta per riuscire in una simile complessa impresa, soprattutto avere ragione delle casematte politico-clientelari pregresse, anzi, come direbbero nei borghi del Sud più implacabile, è necessario possedere “i calli in faccia“.

 

Sia pure a suo modo, il toscano Matteo Renzi, anzi, “fiorentino” - dove quest’appellativo nella storia politica, da Machiavelli in poi, è associato alle trame, ai veleni, perfino in termini di pozioni letali –i benedetti, provvidenziali calli li possiede da sempre; chiamalo decisionismo, determinazione, “palle”, chiamalo arroganza, in ogni caso, nel suo avere lessicalmente semplificato una operazione politica decisiva e letale per i suoi antagonisti – i D’Alema, i Bersani, i Fassino - sotto il termine di “rottamazione“ c’erano già le premesse e gli stendardi della futura vittoria interna.

 

GENTILONI BOSCHI RENZI

Ma ora non facciamola troppo lunga, riavvolgiamo semmai il nastro giungendo presto al mattino del giorno dopo, quando il sole ha smesso di sorridergli, e, parafrasando un poeta estraneo alla sua formazione avvenuta tra Agesci, "Ruota della Fortuna" di Mike Bongiorno e Ppi e Margherita, potremmo dire che infine la sua barca “si è infranta contro lo scoglio della realtà, la vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci”. Peccato che queste parole di sommessa rassegnazione non possano valere per lui.

 

abbraccio tra maria elena boschi e matteo renzi

Già, nonostante il tragico epilogo dapprima del referendum costituzionale, con la data-crocifissione di quel 4 dicembre 2016, e a seguire il supplizio del 4 marzo 2018 con le elezioni politiche che lo vedono franare nei consensi, Renzi non è stato all’altezza della sconfitta, incapace cioè di comprendere la necessità, come si dice prosaicamente, di togliere il disturbo, per semplice amor proprio.

 

Da quel momento in poi, i suoi titoli, le sue commende, le sue medaglie, cominciando dal tutto “suo” capolavoro di virare verso un elettorato moderato e interclassista, così da pretendere una sinistra, o presunta tale, più attenta ai richieste (e alle brame) dell’impresa che non dei lavoratori stessi, hanno smesso di brillargli sul blazer.

 

RENZI BOSCHI

Tecnicamente, drammaturgicamente parlando, questo genere di infortuni rispondono alla categoria della Caduta, conosciuta e cara perfino ai più grandi, da Nerone a Bonaparte a Trotskij, ora magari sarebbe davvero troppo catalogare Matteo nello stesso viale del tramonto dei ciclopi, insomma, la sua fine è stata semmai piuttosto un tonfo, sembrava oro e invece era soltanto stagno, in questi casi non resta forse che ritirarsi in buon ordine, come Cincinnato; fra l’altro, esistono molte accattivanti di opportunità per questo genere di sconfitte, dal modellismo aeronavale a ritagliarsi una libera docenza d’università telematica, certo, mi dirai che a soli quarant’anni l’idea stessa della pensione non è esaltante, ma assodato che non sei Churchill, che poi dopo la guerra si è visto pure come è finita alle urne anche a quest’ultimo, sarebbe d’obbligo il basso profilo.

 

RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE

Ciò risulta assolutamente impossibile a Matteo Renzi, infatti ancora adesso sembra di vederlo immobile ghigno, in piedi, sulle macerie del consenso perduto. Come il collega di partito Veltroni, a un certo punto del precipizio, Renzi ha tuttavia ritenuto che il generoso sistema della committenza dei documentari d’arte potesse essere un soluzione, sia pure temporanea, per continuare a mostrarsi attivo e operante, pubblicamente in vita; il racconto filmato dedicato alla sua Firenze assomiglia così a un lussureggiante dépliant turistico al tempo dei droni.

 

Peccato però che lo spettatore più perfido, intanto che Matteo illustra Ponte Vecchio, immagina, o forse in cuor suo spera, che da momento all’altro le immagini aeree inquadrino anche la casa di famiglia a Rignano sull’Arno con papà Tiziano che sbrocca con i giornalisti e magari, già che ci siamo, pure l’abitazione a Laterina di Maria Elena Boschi, come naturale prosecuzione dell’iconosfera renziana, posto che quest’ultima sta alla nostra storia come la Madonna del Parto di Monterchi sta all’opera di Piero della Francesca.

RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE

 

Ma qui vige un’eccezione, raccontano infatti che il cono d’ombra avrebbe risparmiato Maria Elena, per lei, ogni qualvolta si manifesta in Parlamento, il codazzo degli ammiratori sarebbe ancora intatto. Sempre sinceramente parlando, non ci sembra che lo stesso destino di plauso inquadri il nostro Renzi, escludendo s’intende i più pervicaci supporter che sui social talvolta rivaleggiano con i grillini e i fascio-leghisti per assenza di cordialità e ironia, se non con gli indimenticabili cosiddetti “orfanelli di Ceausescu”, rabbiosi verso chiunque provi a spiegare, cuore in mano, che forse la parabola del renzismo è quasi certamente conclusa, e neppure l’intervento del Dottor Caligari, spettrale sagoma del cinema espressionista in bianco e nero, potrebbe riportarla alla luce.

 

RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE

Dunque, per prendere atto della persistenza nella vita pubblica, assai meno in quella politica, di Renzi resta da sbirciarne il profilo Twitter, anche lì l’uomo si è reinventato come divulgatore di gemme monumentali, un Roberto Giacobbo più slanciato, le mani giunte, la pettinatura assai meno “a panettone”, le memorabilia artistiche e architettoniche a far da quinta. L’ex politico, ora in “surplace”, racconta, appunto, Firenze “secondo lui”, e “Aquilotta di sinistra” subito lo blandisce: “Mi piace. Moderno, dinamico, essenziale. Matteo lo promuovo anche come Cicerone. Caro Alberto Angela, stai sereno…”

 

RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE

È un Renzi elegiaco colui che mostra gli affreschi delle Celle di San Marco di Beato Angelico, dove il soldato romano porge a Cristo, ficcata in cima a una lancia, la spugna imbevuta di aceto, quasi una possibile metafora dello stato d’animo che supponiamo stia albergando e magari divorando il rottamatore di un tempo, a fronte delle immagini di Michelangelo, Donatello, o anche della foto in bianco e nero, i nipotini in braccio, di Giovanna Ragionieri “… che ha ispirato la figura della Fatina di Pinocchio e ha vissuto a San Lorenzo fino alla metà del XX secolo”…

 

Già, tutti noi sappiamo che il demone del Palazzo, in realtà, si dibatte dentro di lui come già Geppetto e il figliolo nel ventre della balena, così, per trovarne traccia, trasmigriamo su Facebook e lì brilla il Renzi più gagliardo, tra una citazione di Cosimo de’ Medici, un giudizio sul film “Bohemian Rhapsody” e un encomio in memoria dei fratelli Cervi, come un tonno instancabile si dibatte Matteo: “Sono le 4 del mattino, lo scempio istituzionale si è compiuto, la maggioranza si è votata la fiducia.

RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE

 

E Salvini fa un post per attaccare il PD perché ci siamo rifiutati di partecipare a un voto che riteniamo viziato. Stiamo parlando del Senatore Salvini, il senatore che ha il 3% di presenze in aula dall'inizio della legislatura, il senatore che ha assistito solo all'ultima mezzora di dibattito. Mi sembra ufficiale: quest'uomo non conosce vergogna”.

 

Tutto vero, non c’è che dire. Alla fine però, la sensazione che rimane inquadra poche, scarne, implacabili parole, da prevedibile almanacco del giorno dopo: i buoi sono ormai fuggiti dalla stalla, tanto livore per nulla.

 

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...