QUANDO IL COLLE DÀ ALLA TESTA - RENZI IL BULLO UMILIA ALFANO: “NON STARÒ MESI A PARLARE COI PARTITINI, CHI SI DEVE LECCARE LE FERITE, LO FACCIA” - LUPI RICORDA: “NON SIAMO IL SUO TAPPETINO, COI ‘CESPUGLI’ È NATO IL SUO GOVERNO”

Il povero Angelino prende schiaffi a destra (dalla Pascale), a manca (dal Pd) e pure al centro, dai suoi che lo mollano per aver dimostrato una volta di più di non aver il ‘quid’ - Poi la gag di Lupi: “Noi di Ncd non siamo attaccati alle poltrone”...

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LUPI RENZI LUPI RENZI

1. GOVERNO: LUPI, NCD NON È TAPPETINO DI RENZI

 (ANSA) - A Renzi "diciamo che non siamo abituati a fare né siamo nati per fare i cespugli". Lo ha ribadito Maurizio Lupi interpellato al Pirellone. "Non siamo attaccati alle poltrone - ha aggiunto parlando di Ncd - ma neanche abituati a fare i tappettini. I 'cespugli' hanno permesso con responsabilità la nascita dei governi Letta e Renzi".

 

 

2. LA MAGGIORANZA AI FERRI CORTI: RENZI UMILIA ALFANO, IRA NCD

Andrea Indini per “il Giornale”

 

"Il Pd aveva una figuraccia da farsi perdonare. Io mi prendo una parte della responsabilità, anche se io non c’ero ancora. Ma questa volta il Pd è stato bravissimo e ha dato una dimostrazione di compattezza straordinaria".

 

Ai microfoni di Radio Rtl, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ostenta sicurezza e prende di petto i malumori che ormai da mesi attraversano la maggioranza.

 

RENZI MATTARELLA ALFANO RENZI MATTARELLA ALFANO

Dopo che i 101 voti dei franchi tiratori impedirono l’elezione di Romano Prodi al Quirinale nel 2013, una frattura insanabile ha messo in ginocchio il Pd. Tanto che l'elezione di Sergio Mattarella si è trasformata nell'occasione buona per saldare i debiti con la minoranza dem e con la sinistra. Una pace che mai come oggi è appesa a un filo. Anche perché, oltre ai malpancisti piddini, il premier dovrà far fronte pure al malessere di Ncd. "Chi ha da leccarsi le ferite lo faccia ma non c’è bisogno di discussioni polemiche - tuona Renzi rivolgendosi al ministro dell'Interno Angelino Alfano - non sprecherò tempo coi partitini".

 

La legge elettorale può essere approvata alla Camera ad aprile e la riforma costituzionale essere pronta, come previsto, per il 2016. All'indomani del voto per il Quirinale Renzi prova a tirare dritto, almeno a parole. Una ferita si è aperta con Forza Italia, gli alleati del Nuovo centrodestra vivono un momento di tensione e la minoranza piddì ha rialzato la cresta e si prepara a passare all'incasso. "Il partito si è unito per Mattarella - avverte Pippo Civati al Giornale - ma adesso Renzi andrà avanti come prima".

RENZI E ALFANO IN SENATO FOTO LAPRESSE RENZI E ALFANO IN SENATO FOTO LAPRESSE

 

Altro che ferita sanata. Il presidente del Consiglio, che con l’elezione di Sergio Mattarella è convinto di aver dimostrato di non subire alcun "ricatto" di Silvio Berlusconi, tira dritto per la sua strada: "Alla Camera Forza Italia non è importante dal punto di vista numerico ma come idea di riforme condivise. Credo che Forza Italia abbia interesse a starci ma non ha senso rimettere in discussione tutto, noi si va avanti comunque, se non vogliono andiamo avanti anche senza".

 

In realtà, i numeri Renzi non li ha. E lo sa bene. Tanto che ai suoi non resta che far quadrato nel tentativo di fare quadrato. "Sarebbe sbagliato pensare che il successo dell’elezione di Mattarella serva ad altre cose - avverte il sottosegretario Graziano Delrio in una intervista a Repubblica - sarebbe improprio trasportare il 'metodo Quirinale' su altri piani. Per intenderci, non sono state le prove generali per altre operazioni politiche".

RENZI E ALFANO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI BRUNO VESPA RENZI E ALFANO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI BRUNO VESPA

 

Chiusa la partita del Colle, riparte a pieno ritmo l’agenda del governo. I temi sul tavolo sono tanti, a partire da pubblica amministrazione e giustizia. Ma bisogna anche chiudere sulle riforme istituzionali. "L'obiettivo - spiegano dal governo - è finire in fretta la seconda lettura della riforma del Senato e poi varare in via definitiva la legge elettorale alla Camera entro aprile". Ma, dopo quella che tutti riconoscono come una sua vittoria, Renzi deve fare i conti con gli smottamenti causati dal voto per Mattarella. A vacillare è il patto del Nazareno, ma non solo.

 

Maurizio Sacconi Maurizio Sacconi

Dopo le dimissioni di Maurizio Sacconi, Alfano deve fare i conti con un malcontento senza precedenti che mina la sua leadership in Ncd. Il premier lo mette in guardia ("Non spreco tempo coi partitini"), ma non fa altro che agitare ulteriormente le acque. "Non siamo abituati a fare né siamo nati per fare i cespugli - commenta Maurizio Lupi - non siamo attaccati alle poltrone ma neanche abituati a fare i tappettini. I 'cespugli' hanno permesso con responsablità la nascita dei governi Letta e Renzi". La maggioranza, insomma, è sempre più appesa a un filo.

Barbara Saltamartini Barbara Saltamartini

 

 

 

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