QUELLA VOLTA CHE OSCARDABAGNO RISCHIO’ LE MANETTE - LE MAGAGNE DI GIANNINO SI MOLTIPLICANO - DAI TEMPI DEL PRI AL RUOLO DI “GRILLO DEI MODERATI”, GIANNINO FINI’ ANCHE NEL MIRINO DELLA MAGISTRATURA PER “TELESANITA’”: VOLEVA DIVENTARE DIRETTORE E MARTELLAVA FORMINCHIONI - FELTRI LO STIMA AL DI LA’ DELLE PERGAMENE: “DELLE SUE LAUREE PROPRIO NON MI IMPORTA: M'IMPORTA SE UNO È BRAVO OPPURE NO: E OSCAR È BRAVO…”

Gianni Barbacetto per "Il Fatto Quotidiano"

Ora fa fatica a fermare il declino (il suo). Oscar Giannino ha dovuto ammettere di non avere il master preso a Chicago: "Erano solo lezioni d'inglese". Non ci sono neppure le due lauree, in economia e in giurisprudenza: "Solo qualche esame di legge all'università". È rimasto vittima di una macchinetta del fango, scattata quando Silvio Berlusconi e i suoi si sono sentiti traditi.

La sua lista, "Fare per fermare il declino", rischiava di erodere voti preziosi per il centrodestra e forse determinanti in Lombardia. Ma gli attacchi del Giornale e di Libero hanno avuto la strada spianata da Oscar stesso. Si è fatto male da solo, proprio quando era a un passo dal successo.

La sua piccola lista si era ben radicata nelle vaste praterie dei delusi dalla politica, dopo che Giannino si era trasformato, anche grazie ai microfoni di Radio 24 ("La versione di Oscar"), in una sorta di Beppe Grillo dei moderati: sì, un Grillo colto e beneducato, che mostra di sapere d'economia e di avere le ricette giuste per salvare il Paese.

La sua storia politica comincia quando, nel 1984, diventa segretario nazionale dei giovani repubblicani. Nel 1987 è capo ufficio stampa del Pri e portavoce di Giorgio La Malfa. "Restò con me fino al 1993", ricorda l'ex segretario, "era brillante e intelligente. Poi l'ho perso di vista. Certo non capisco due cose: noi eravamo sobri e keynesiani, lui è diventato ultraliberista e ha cominciato a vestirsi in modo strano".

Tra i suoi compagni di partito d'allora circola una storia che tutti raccontano, ma che nessuno vuole dire tra virgolette: quella di una raccolti di fondi tra i giovani repubblicani per andare all'estero, per sottoporsi a un delicatissimo intervento chirurgico. Fortunatamente riuscito con successo, anche se nei decenni successivi la sua malattia ricompare e scompare carsicamente, come il bastone che lo aiutava a camminare, svanito con l'ingresso in campagna elettorale.

"Andavamo talvolta a mangiare al Bolognese", racconta Vittorio Feltri, "lui parlava di notti passate in chissà quale clinica a fare dialisi e cure. Ma per fortuna questo non gli faceva perdere l'appetito: mangiava gran quantità di salame annaffiato con vino rosso , di regola piemontese e in quantità non proprio modica. Delle sue lauree proprio non mi importa: non m'interessa se uno ha una o due pergamene attaccate in tinello o in bagno, m'importa se uno è bravo oppure no: e Oscar è bravo".

Da Feltri, allora direttore di Libero, Giannino arriva dopo aver lasciato la politica e essersi dato al giornalismo. Tramontata la prima Repubblica e con essa il Pri, passa a Liberal, il settimanale di Ferdinando Adornato. Poi transita al Foglio di Giuliano Ferrara, al Riformista di Antonio Polito. A Libero fa l'editorialista. "Era bravissimo", ricorda Feltri. "Mi ha deluso una sola volta, quando volle scrivere di calcio, in occasione di non so che Mondiali. Nel 2008 fece bene invece Libero Mercato, il nostro inserto economico su carta salmonata.

Furono i proprietari del giornale, gli Angelucci, che mi dissero espressamente di volerlo alla direzione. Poi i conti non tornavano, LiberoMercato costava troppo e fu chiuso. Gli chiesi di restare a Libero come editorialista, ma lui si arrabbiò e se ne andò". Nella sua stanza al giornale abitava Arturo, il suo gatto, da cui Alessandro Sallusti racconta di essere stato aggredito. "A me non dava alcun fastidio", dice Feltri. "Una volta salì sulla scrivania del caporedattore Pietro Senaldi e fece la cacca, dimostrando di essere un gatto particolarmente intelligente".

La tv lo trasformò in dandy dalle giacche impossibili. L'amore per l'oltranzismo Usa lo fece avvolgere nella bandiera a stelle e strisce. La ricerca di finanziamenti gli fece abbassare talvolta la guardia. Come successe per Telesanità, la tv degli ospedali lombardi di cui doveva diventare direttore: "In virtù della sua pubblica notorietà", scrive la polizia giudiziaria, Giannino "ha posto in essere una serie di attività tese a garantire la copertura politica alla illegittimità del progetto Telesanità, acconsentendo a interviste preconfezionate con il presidente Roberto Formigoni, atte a convincere i direttori generali ospedalieri ostili al progetto ad aderire all'iniziativa". Per quell'inchiesta ha rischiato l'arresto, per il master inesistente ora si gioca il partito.

 

OSCAR GIANNINO E VITTORIO FELTRI OSCAR GIANNINO SBRAITA SUL PALCOOSCAR GIANNINO Giorgio La Malfa VITTORIO FELTRI GIULIANO FERRARA Antonio Polito

Ultimi Dagoreport

osnato fazzolari savona banco bpm

FLASH! – NONOSTANTE SIA FINITO NEL MIRINO DI FAZZOLARI (TRAMITE IL BRACCIO ARMATO, MARCO OSNATO), IL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, NON È UN TIPINO FACILE DA “PIEGARE”, VISTA ANCHE LA SUA “SARDITUDINE”: SA CHE SE DOVESSE PARTIRE DA PALAZZO CHIGI L’ORDINE DI RASSEGNARE LE SUE DIMISSIONI, SI REGISTREREBBE UN PESANTISSIMO CONTRACCOLPO SULLA BORSA DI MILANO – COSE MAI VISTE NELLA GUERRA IN CORSO TRA LA FINANZA MILANESE E IL GOVERNO DI ROMA: IERI E' APPARSA UNA PAGINA DI PUBBLICITÀ SUL “GIORNALE” DI ANGELUCCI, CON CUI BANCO BPM, CARO ALLA LEGA DEL MINISTRO GIORGETTI, SPARA UN GIGANTESCO "NO" ALL’OPS DI UNICREDIT...

simone inzaghi arabia saudita massimiliano allegri antonio conte vincenzo italiano

DAGOREPORT - QUEL DEMONE DI SIMONE INZAGHI, ALLA VIGILIA DELLE DUE PARTITE PIÙ IMPORTANTI DELLA STAGIONE CON IL COMO IN CAMPIONATO E CON IL PSG IN CHAMPIONS, SAREBBE FORTEMENTE TENTATO DALL’OFFERTA DA 20 MILIONI DI PETRO-DOLLARI ANNUI DELL’AL HILAL - L'INTER, CON LA REGIA DI MAROTTA, STAREBBE GIÀ CERCANDO DI BLOCCARE IL CONTE MAX ALLEGRI, CHE AVREBBE RICEVUTO UN’OFFERTA DA 6 MILIONI DI EURO DAL NAPOLI DI AURELIONE DE LAURENTIIS CHE SI STA CAUTELANDO DAL PROBABILE ADDIO DI ANTONIO CONTE, CORTEGGIATO DALLA JUVENTUS – E IL MILAN, SFUMATO VINCENZO ITALIANO, CHE RESTA A BOLOGNA, STAREBBE VIRANDO SU…

rai giampaolo rossi giancarlo giorgetti silvia calandrelli antonio marano felice ventura

DAGOREPORT – COME MAI LA LEGA HA DATO L’OK A FELICE VENTURA, IN QUOTA FDI, E GIA' CAPO DEL PERSONALE RAI, AL DOPPIO INCARICO CON LA PRESIDENZA DI RAI PUBBLICITÀ? - DOPO LO SHAMPOO DI GIORGETTI ALL'AD ROSSI CHE VOLEVA LA DEM CALANDRELLI (IL MEF E' L'AZIONISTA AL 99,56% DELLA RAI), È ANDATA IN SCENA LA PIÙ CLASSICA DELLE SPARTIZIONI DI POTERE, SOTTO L'ABILE REGIA DI MARANO, PRESIDENTE PRO-TEMPORE DI VIALE MAZZINI, IN QUOTA LEGA: IL CARROCCIO, IN CAMBIO DELL’OK A VENTURA, OTTIENE DUE VICEDIREZIONI A RAISPORT (CON BULBARELLI E DE LUCA) - UN COLPO IMPORTANTE PER LA LEGA IN VISTA DELLE "SUE" OLIMPIADI INVERNALI MILANO-CORTINA (RAISPORT HA UNA SEDE A MILANO)...

il patriarca kirill con vladimir putin alla veglia pasquale

FLASH – QUANDO IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO, SERGEI LAVROV, CHIUDE LA PORTA ALNEGOZIATO IN VATICANO SOSTENENDO CHE NON SIA “ELEGANTE CHE PAESI ORTODOSSI (RUSSIA E UCRAINA) DISCUTANO IN UNA SEDE CATTOLICA” DELLA PACE, UTILIZZA UN ARGOMENTO PRETESTUOSO. INNANZITUTTO PERCHÉ L’UNITÀ ORTODOSSA SI È ROTTA CON L’INVASIONE DELL’UCRAINA DEL 2022 (LA CHIESA DI KIEV HA PRESO LE DISTANZE DA QUELLA DI MOSCA). E POI PERCHÉ RIVOLGERSI AL PAPA FAREBBE OMBRA AL PATRIARCA DI MOSCA, KIRILL, CHE HA BENEDETTO PUTIN E LA SUA “OPERAZIONE SPECIALE” PARLANDO DI “GUERRA SANTA…”