salvini rosario

LA "DISFIDA" DI VERONA: SALVINI HA BISOGNO DEI VOTI CATTOLICI PER DIVENTARE IL PRIMO PARTITO D'ITALIA (E FORSE D'EUROPA) ALLE ELEZIONI DEL 26 MAGGIO: SU SETTE MILIONI DI PRATICANTI CATTOLICI ALLE POLITICHE DEL 4 MARZO LA LEGA ERA SOLAMENTE IL QUARTO PARTITO. VERONA SERVE PER FAR DIVENTARE LA LEGA IL PARTITO PIÙ VOTATO TRA I CATTOLICI, MA PAPA FRANCESCO SI OPPONE, E NON SI FA TIRARE PER LA MANTELLA. TANTO CHE NON HA MAI VOLUTO INCONTRARE IL VICEPREMIER

Marco Antonellis per Dagospia

MATTEO SALVINI PREGA IN CHIESA

 

Papa Francesco a Loreto è stato fin troppo chiaro. Ha ribadito che "la famiglia è uomo e donna uniti in matrimonio" e lo ha fatto per riprendersi la titolarità dei temi su cui Salvini, da Verona, vorrebbe piantare la bandiera in vista delle elezioni europee che si terranno a due mesi esatti da oggi. Salvini, che a Verona occuperà il palco con tutti i suoi più alti dirigenti dai ministri leghisti a Zaia, vuole traghettare i voti dei cattolici ormai senza casa verso il Carroccio.

 

 In Vaticano, spiegano direttamente da Oltretevere, considerano pericolosissima questa operazione e per questo la centralità della scena sul tema famiglia se l'è andata a riprendere il Papa, dopo che il cardinale Pietro Parolin aveva esplicitamente bocciato la kermesse veronese.

 

Quando poi in Santa Sede hanno letto che qualcuno degli organizzatori provava a piegare le parole di Parolin ("d'accordo sulla sostanza, non sulle modalità") trasformandole in una sorta di "leghismo morbido", le solitamente ovattate mura vaticane sono state attraversate da un moto di disapprovazione.  Pietro Senaldi, intervistando su Libero uno dei promotori di Verona ha chiesto: "Perché a lei piace Salvini e alla Chiesa no?".

IL SELFIE DI UN MIGRANTE CON PAPA BERGOGLIO

 

La risposta ha fatto storcere il naso non poco alla Segreteria di Stato vaticana: "Pietro Parolin si è detto nella sostanza d'accordo con i problemi che solleva la Lega. Sull'immigrazione Salvini e la Chiesa non la vedono in modo troppo distante". Ma se c'è una cosa su cui Papa Francesco (e ovviamente con lui Parolin) trova inaccettabile la politica di Salvini, è proprio la questione immigrazione. Il tentativo di tirare per la mantella il Papa e il Segretario di Stato Oltretevere non è piaciuto per niente.

 

Non a caso Papa Francesco, che per ragioni istituzionali incontra spesso esponenti politici italiani, non ha mai voluto stringere la mano a Matteo Salvini. Nel giugno scorso il vicepremier si spinse ad annunciare: "Avrò la gioia di incontrare Papa Francesco", ma il Vaticano si affrettò a smentire con tre parole secche: "Non c'è niente". E niente c'è più stato da allora con il Capitano leghista.

 

salvini rosario

Di più: su Avvenire è stata maliziosamente pubblicata una lettera che ricorda che il presidente dell'organizzazione veronese, Toni Brandi, è vicino a Forza Nuova. Il presidente dell'organizzazione mondiale che fisicamente organizza Verona è Brian Brown, un quacchero convertito dal cattolicesimo. Molti relatori che saliranno sul palco sono antibergogliani durissimi.

 

Proprio sul quotidiano della Cei è stato affidato al direttore Marco Tarquinio l'espressione testuale del disappunto in una risposta ai lettori in cui fin dalla titolazione si bollava la kermesse veronese di "polemica inutilità". Il testo di Avvenire non lascia spazio a equivoci: "Nella città scaligera arriveranno ospiti monocolori. La famiglia con figli ha bisogno di tante risposte politiche, non di nuovi furiosi e inutili comizi. Lorsignori si dimenticano regolarmente di fare e io non ne posso più di chiacchiere altisonanti, ideologiche, vendicative, ostili e inesorabilmente vuote". Più netto di così il quotidiano della Chiesa non poteva essere.

marcia congresso per la famiglia verona

 

E ci si mette pure il cattolicone Adinolfi che dalle pagine veronesi del Corriere della Sera dice: "Non partecipiamo a una iniziativa della Lega anche perché non ricordiamo proposte di legge depositate dalla Lega a favore della famiglia, anche se hanno tutte le leve del potere in mano. Basta leggere la legge di bilancio".

 

Insomma, la Chiesa in questi giorni ha mandato un messaggio chiaro: si sta col Papa o con Matteo Salvini. Tertium non datur. E c'è chi lo ha capito: Antonio Tajani, presidente dell'Europarlamento, che ha bisogno delle preferenze a Roma e nel Lazio per essere rieletto e pesca tradizionalmente nelle parrocchie, ha ritirato la disponibilità a intervenire, che pure inizialmente aveva assicurato agli organizzatori di Verona, tanto da finire sui volantini.

 

marcia congresso per la famiglia verona

Anche Salvini ha bisogno dei voti cattolici ma vuole prenderli a modo suo: Salvini è certo di poter fare a meno del Papa, del Vaticano e della Cei per fare il pieno di voti cattolici il 26 maggio alle europee? No affatto perché di quei voti ne ha bisogno: tra i sette milioni di praticanti che vanno a messa tutte le domeniche, il 4 marzo la Lega era solamente il quarto partito. Verona serve, nei suo piani, a diventare il primo. L'ostilità vaticana però è un ostacolo difficile da superare e di certo è un ostacolo che non è stato rimosso.

parolin

 

La finalità di Parolin, fine politico, non è comunque quella di estremizzare l'ostilità con il Carroccio. Si vuole semplicemente scoraggiare una operazione di accaparramento dei voti cattolici. Per la Chiesa resta sempre sullo sfondo il progetto di una casa comune più identitaria, improntata al popolarismo sturziano.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…