"RAGAZZE SCHIAVE O PROSTITUTE?" - L'ULTIMA PROVOCAZIONE DELL'ISIS ARRIVA DALLA RIVISTA UFFICIALE DEL GRUPPO ISLAMISTA, ‘’DABIQ’’, E PRENDE DI MIRA MICHELLE OBAMA: A VENDERLA AL MERCATO DEGLI SCHIAVI IL SUO PREZZO NON SUPEREREBBE UN TERZO DI DINARO

Redatto da una donna che si presenta con il nome di Umm Sumayyah al-Muhajirah, l'articolo non è altro che l'ultimo tentativo dell'Isis di giustificare un atto che persino molti dei sostenitori del gruppo jihadista hanno trovato difficile da accettare: la schiavitù delle ragazze yazide catturate in Iraq.

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Lucio Di Marzo per Il Giornale.it

 

michelle obama michelle obama

L'ultima provocazione dell'Isis arriva da un articolo pubblicato sulla rivista ufficiale del gruppo islamista, Dabiq. È nell'ultimo numero della pubblicazione che viene presa di mira Michelle Obama, la first lady americana, in un articolo dal titolo poco promettente: "Ragazze schiave o prostitute?".

 

Redatto da una donna che si presenta con il nome di Umm Sumayyah al-Muhajirah, l'articolo non è altro che l'ultimo tentativo dell'Isis di giustificare un atto che persino molti dei sostenitori del gruppo jihadista hanno trovato difficile da accettare: la schiavitù delle ragazze yazide catturate in Iraq.

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In un articolo lungo diverse pagine la donna, emigrata nei territori dello Stato islamico, ricorda come i sostenitori dell'Isis all'inizio negarono che le giovani erano state fatte schiave, "come se i soldati del Califfato avessero commesso un errore o un peccato". E rivendica invece il fatto, ricordando come le ragazze catturate siano state "guidate come un gregge di pecore, di fronte al taglio della spada".

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Non solo la donna giustifica la schiavitù, ma chiede se sia peggio avere degli schiavi o sopportare le prostitute, "che l'Occidente non denuncia e vanno e vengono come vogliono, commettendo peccati alla luce del sole". Solo alla fine dell'articolo arriva l'attacco a Michelle Obama. A venderla al mercato degli schiavi ("che certo saranno costruiti") il suo prezzo non supererebbe un terzo di dinaro.

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