1. LA REAZIONE DI VLADIMIR PUTIN ALLA SQUALIFICA DELL’ATLETICA RUSSA ALLE OLIMPIADI DI RIO ERA SOLO UNA QUESTIONE DI TEMPO ED E’ ARRIVATA: L’ATTACCO HACKER ALLA WADA
2. UN’INTRUSIONE CHE HA PERMESSO AI PIRATI INFORMATICI DI SMASCHERARE LA GRANDE AMBIGUITÀ CHE SI NASCONDE DIETRO IL SISTEMA DEL "TUE" (THERAPY USE EXEMPTION), CHE CONSENTE AGLI ATLETI DICHIARATI “MALATI” DI ASSUMERE SOSTANZE DOPANTI A CONDIZIONE CHE AVVENGA PER "NECESSITÀ TERAPEUTICHE" E NON ALTERI LE COMPETIZIONI SPORTIVE
3. E VENGONO FUORI I NOMI, MADE IN USA, DELLE SORELLE WILLIAMS E DI SIMONE BILES
4. LA REAZIONE RUSSA SMASCHERA L’IPOCRISIA STATUNITENSE E DIMOSTRA CHE LA GUERRA FREDDA E' TRA NOI: A OGNI “COLPO” DI WASHINGTON, ARRIVA UN “CONTRACCOLPO” DA MOSCA

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1 - I RUSSI HACKERANO L’ANTIDOPING “SOSTANZE VIETATE AGLI ATLETI USA”

Ma. Me. per “la Repubblica”

 

PUTIN OBAMA 1 PUTIN OBAMA 1

La reazione di Putin alla squalifica dell’atletica russa alle Olimpiadi di Rio era solo una questione di tempo, lo sapevano tutti. Ma in pochi si aspettavano un colpo tanto potente da mettere in dubbio, in una sola volta, la legittimità di alcune delle più belle medaglie d’oro degli ultimi Giochi (quelle della ginnasta americana Simone Biles), le carriere di autentiche leggende dello sport Usa come le sorelle Williams o la cestista Delle Donne, e l’intero sistemo antidoping della Wada (l’agenzia mondiale antidoping).

 

PUTIN E OBAMA PUTIN E OBAMA

I fatti, anticipati ieri da Repubblica.it, raccontano di un attacco hacker (confermato in serata dalla stessa Wada) condotto dalla crew Apt28, nota anche come Fancy Bear e universalmente ritenuta vicina a Mosca (sono gli stessi delle mail della Clinton), ai danni del database Adams, acronimo per Anti doping administration & management system.

 

Un’intrusione drammatica che ha permesso ai pirati informatici — anche se loro si autodefiniscono attivisti — di smascherare in maniera abbastanza inequivocabile la grande ambiguità che si nasconde dietro il sistema del Tue (therapy use exemption), quello che consente agli atleti “malati” di assumere anche sostanze dopanti a condizione che ciò avvenga per necessità terapeutiche accertate e a patto che tale terapia non alteri la competizione.

 

DOPING DOPING

Da sempre gli osservatori e gli addetti ai lavori denunciano l’abuso del sistema dell’esenzione a fini terapeutici come il principale punto debole dell’antidoping mondiale. Ma mai si era riusciti mettere a fuoco il problema tanto nitidamente come dopo la fuga di documenti messa a segno dai russi.

 

Si è scoperto infatti che durante le Olimpiadi di Rio, mentre l’italiana Vanessa Ferrari lottava in pedana contro l’età e le fatiche di una competizione massacrante, la sua rivale, il fenomeno Usa Simone Biles gareggiava serenamente imbottita di metilfinidato, una molecola psicostimolante i cui effetti per una ginnasta sono quelli di garantire reattività e concentrazione. Autorizzata dalla Wada.

 

DOPING GIOCHI DOPING GIOCHI

Allo stesso modo si è scoperto che le sorelle Williams hanno assunto negli anni e assumono ancora oggi steroidi, cortisonici e oppiacei vietati. Che la Delle Donne assume anfetamine e idrocortisone. E, stando a quanto minacciano quelli di Apt 28, molte altre cose «su altri atleti e altri comitati olimpici nazionali», si scopriranno nei prossimi giorni.

 

È evidente come la rilevanza dell’attacco hacker abbia almeno un’altra chiave di lettura. Per comprendere la quale occorre contestualizzarlo all’interno di quella che alla vigilia delle Olimpiadi era stata definita la nuova Guerra fredda del doping. Dopo le rivelazioni di una fonte confidenziale, la Wada (sostenuta dall’Usada, l’agenzia antidoping americana) aveva avviato un’indagine a tutto campo sul doping di stato russo, culminata con la famosa relazione “indipendente” McLaren.

 

RUSSIA DOPING RUSSIA DOPING

Un atto d’accusa terribile, si chiamava in causa la responsabilità del governo russo e dei servizi segreti, che ha portato alla squalifica di tutta l’atletica leggera russa e di molti altri atleti di punta (e alla conseguente disfatta nel medagliere). In molti, allora, storsero il naso di fronte al ruolo ingombrante, sia finanziariamente sia politicamente, svolto dagli americani e dal mondo anglosassone. Che adesso si ritrova sul banco degli imputati.

 

2 - L’ULTIMA SFIDA ALL’AMERICA DEI PIRATI INFORMATICI AL SERVIZIO DEL CREMLINO

Vittorio Zucconi per “la Repubblica”

 

DOPING RUSSIA DOPING RUSSIA

L’orso della Rete, l’hacker che razzola nei server americani al servizio del Cremlino, consuma la vendetta di Putin contro l’agenzia mondiale antidoping e rivela che anche molti atleti americani non vanno soltanto ad acqua e vitamine. Coinvolge nomi illustri, campionissimi e campionissime come le sorelle Williams e la fenomenale ginnasta tascabile da 143 centimetri di altezza, Simone Biles, ma il messaggio che torna a inviare agli americani, e a tutti coloro che osano sfidarlo, non è sportivo. È politico. Dice che che l’Orso è inarrestabile e può sfondare qualsiasi recinto.

 

HACKERS HACKERS

Nell’operazione Wada, l’attacco alla agenzia mondiale che ha di fatto stroncato la partecipazione della Russia alle Olimpiadi di Rio dopo avere accertato che anche nella terra del nuovo Zar si praticava il doping di Stato come nella vecchia Urss, c’è un novità, c’è un passo in avanti rispetto alla penetrazione dei server del Partito Democratico. Questa volta, l’hacker, o gli hacker russi non si sono nascosti dietro il paravento di Assange e di Wikileaks ma hanno agito in prima persona.

 

È stata dunque un’azione dimostrativa, un lancio di incruenti, ma precisi proiettili in quella che gli artiglieri definiscono il fuoco di controbatteria, che continua in chiave informatica la nuova Guerra Fredda fra Washington e Mosca.

HACKER 2 HACKER 2

 

Secondo la traccia della storica paranoia sovietica nel confronti dell’Europa Occidentale e degli Stati Uniti, che la propaganda del Cremlino voleva sempre pronti a lanciare un’altra invasione della Madre Russia, anche le squalifiche della Wada erano un complotto pilotato dai nemici per umiliare Putin, nonostante le prove, e le confessioni di responsabili dirette, del doping sistematico.

 

La risposta è dunque l’equivalente contemporaneo e informatico della dottrina del “Mad”, la Reciproca Distruzione Certa, che aveva tenuto in bilico la pace nei decenni del confronto nucleare, garantendo che a ogni lancio di bombe americane sarebbe seguito un contro lancio equivalente, garantendo l’annientamente di tutti e la vittoria di nessuno.

HACKER 1 HACKER 1

 

Andando ora a frugare nelle analisi di olimpionici americani, e nella Wada, la World Anti Doping Agency, che pure non è un ente americano, ma creato dal Comitato OlimpicoInternazionale dove anche la Russia è presente, gli scassinatori venuti da Est hanno chiarito che niente e nessuno è al sicuro dalle loro zampe.

 

Quante volte, e come, server americani (o europei) siano stati violati dagli hacker russi non è dato sapere, perché non in tutti i casi le vittime degli attacchi lo hanno comunicato. Dopo il caso delle mail interne del Partito Democratico, diffuse attraverso Wikileaks alla vigilia della Convention di Philadelphia per mettere in difficoltà Hillary Clinton e scompaginare il suo show elettorale, l’Operazione anti-antidoping è sicuramente meno grave del tentativo di influenzare dall’esterno il processo elettorale in un’altra nazione.

 

HACKER HACKER

Ma vuole insinuare in tutti coloro, enti, agenzie, media, privati che vogliano criticare il signore del Cremlino il timore di essere hackerati dai russi. Che i servizi segreti sovietici fossero, e siano, dai tempi del Progetto Manhattan per la produzione della bomba atomica, sempre perfettamente informati delle mosse delle potenze rivali, non è una scoperta avvenuta soltanto ora, nel tempo della Rete che tutto contiene e nulla dimentica o nasconde. I disegni e i progetti del caccia bombardiere “Tornado”, pilastro della difesa aerea europea, arrivarono sui tavoli del Kgb e del Gru, lo spionaggio militare sovietico, prima ancora che il primo prototipo fosse costruito.

 

JOHN FAREY - WADA JOHN FAREY - WADA

Ma nei decenni della Guerra Fredda combattuta da esseri umani, spesso al prezzo della loro vita, la certezza dell’equilibrio spionistico era un corollario scontato quando fondamentale della non guerra. Oggi, nel silenzioso autmatismo di codici e algoritmi che si combattono fra di loro macinando miliardi di byte per secondo, l’equilibrio nella Nuova Guerra Fredda è appeso a velocità incontrollabili e a incursioni che possono fare ben altro che rivelare i segreti di atleti pompati o di politicanti trafficoni. Tutto ormai, dalla distribuzione dell’energia elettrica al controllo dei voli, dal processore che guida le automobili alle reti ospedaliere nelle nazioni più evolute dipende dalla Rete. E l’Orso, paziente, aspetta.

 

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