1. “REITERATA E PUNTUALE ARRIVA OGNI ANNO LA VENTATA RETORICA SULLA GIORNATA DEDICATA ALLA DONNA, E IO SUBITO METTO MANO ALLA PISTOLA. NE CHIACCHIERO DA UNO CHE REPUTA LA DONNA OCCUPARE DALL’ALFA ALL’OMEGA TUTTA L’IMMAGINAZIONE MASCHILE''
2. “LA DONNA CON LA MAIUSCOLA DA CELEBRARE L’8 MARZO NON ESISTE, OVVIAMENTE. CIASCUNA DONNA È UN UNIVERSO A SÉ, FORTUNATAMENTE. E QUANTO ALLA PRESUNTA SORELLANZA FRA DONNE, NON CREDO CHE CI SIA MENZOGNA E IPOCRISIA PIÙ GRANDE. SUL “FATTO” DI OGGI STANNO UNA ACCANTO ALL’ALTRA DUE BRAVE GIORNALISTE, SELVAGGIA LUCARELLI E ELISABETTA AMBROSI. PARLANO ENTRAMBE A NOME DELLE DONNE. NULLA TOGLIE CHE QUALCHE MESE FA SE LE SIANO DATE DI SANTA RAGIONE. COM’È OVVIO E NATURALE”
 

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MUGHINI MUGHINI

Mail di Giampiero Mughini a Dagospia

 

Caro Dago, reiterata e puntuale arriva ogni anno la ventata retorica sull’8 marzo quale giornata dedicata alla donna, e io subito metto mano alla pistola. Ne chiacchiero da uno che reputa la donna occupare dall’alfa all’omega tutta intera l’immaginazione maschile.

 

Daniela Ranieri Aldo Busi e Cinzia Monteverdi Daniela Ranieri Aldo Busi e Cinzia Monteverdi

E ovviamente non è questione dell’8 marzo o del 24 luglio o del 16 dicembre, perché in ognuno di quei giorni la donna è protagonista alla vita e all’arrancare dell’uomo, una protagonista difficile e dolorosa, una protagonista di cui è maggiore talvolta l’assenza che la presenza, ed è ogni volta spasmodico e aspro l’incontro tra maschile e femminile, e nulla mi offende come la sciatteria pur così frequente tra le mie amiche (quando non sono deliziosissime e preziose), e nulla mi ferisce come la “stronzaggine” femminile da cui pure sono stato talmente attratto tutta la vita.

ELENA STANCANELLI ELENA STANCANELLI

 

Lasciamo perdere il presepe delle celebrazioni dell’8 marzo. Non ho mai regalato né mai pensato di regalare una mimosa quel giorno. Sono invece sicuro di non esser mai venuto meno al sacro dovere della cavalleria maschile nei confronti della donna, il che ovviamente non esclude infinite goffaggini maschili, mezze bugie o bugie intere, tradimenti di cui alcuni non erano veniali. Questa è la vita, la nostra vita, la vita degli uomini e delle donne reali che conosco e frequento, nessuna delle quali prende un bus in India a rischiare lo stupro e la morte violenta.

 

bardot bardot

E del resto nessuna delle donne (tutte in gambissima) che scrivono dell’8 marzo sulle pagine della “Repubblica” o del “Fatto” ha alcun rapporto né accidentale né sostanziale con le ragazze indiane che salgono su un bus. E forse neanche con molto delle donne meridionali a una delle quali ho sentito dire una volta che era felice di allacciare lei, mettendosi in ginocchio, le scarpe del marito.

Yourcenar Marguerite Yourcenar at Petite Plaisance Yourcenar Marguerite Yourcenar at Petite Plaisance

 

La Donna con la maiuscola da celebrare l’8 marzo non esiste, ovviamente. Ciascuna donna è un universo a sé, fortunatamente. Daniela Ranieri e Elena Stancanelli, per dire di due firme e del “Fatto” e della “Repubblica” che sono fra le mie amiche, sono due continenti ben separati l’uno dall’altro. Brigitte Bardot aveva un suo modo di essere donna, Marguerite Yourcenar un modo completamente diverso, e completamente diverso era il modo di esser donna di Margherita Sarfatti, quella che aveva insegnato al Duce l’abc dell’arte moderna e che poi se ne fuggì dal fascismo ad andarsene in America, su cui scrisse un libro rarissimamente citato dalle donne giornaliste (“L’America, ricerca della felicità”, Mondadori, 1937).

MARGHERITA SARFATTI MARGHERITA SARFATTI

 

Completamente diverso il modo di esser donna di una grande attrice francese degli anni Trenta e Quaranta, Arletty (amica stretta di Céline), alla quale accadde di innamorarsi di un ufficiale della Lutwaffe e ne venne perseguitata la sua parte dai “vincitori”, e lei rispondeva che dei giornali che pubblicavano le accuse contro di lei se ne avvaleva solo in bagno e che il suo culo non sapeva leggere.

PIA LUISA BIANCO - Copyright Pizzi PIA LUISA BIANCO - Copyright Pizzi

 

E quanto alla presunta sorellanza fra donne (specie se fanno lo stesso mestiere), non credo che ci sia menzogna e ipocrisia più grande. L’ho detto già più di una volta: micidiali e offensivi gli attacchi di donne giornaliste alla Pialuisa Bianco che era diventata direttore de “L’Indipendente” dopo Vittorio Feltri. Sul “Fatto” di oggi stanno una accanto all’altra due brave giornaliste, Selvaggia Lucarelli e Elisabetta Ambrosi. Parlano entrambe, mi pare, a nome delle donne. Nulla toglie che qualche mese fa su quel giornale se le siano date di santa ragione. Com’è ovvio e naturale.

 

selvaggia lucarelli 4 selvaggia lucarelli 4

I convenevoli e le mimose non c’entrano niente. Come non c’entra niente la patologica richiesta che viene dal Presidente della Camera di femminilizzare nomi e qualifiche professionali. Richiesta non so dire se patologica o miserevole. Maria Luisa Agnese era mio “direttore” o mia “direttrice” al supplemento settimanale del Corsera? E soprattutto apparteneva allo stesso genere umano di un vicedirettore (donna) di “Panorama” cui al telefono ne dissi di tutti i colori e li meritava tutti? E adesso passiamo la giornata, o meglio le giornate. Cerchiamo di vivere e incontrarci, care e difficili amiche. Sapete bene quanto sia un percorso in salita, anche se con le mimose in mano.

ELISABETTA AMBROSI ELISABETTA AMBROSI

 

 

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