RENZI PIGLIATUTTO - LEGGE ELETTORALE, SHOW TV E PORTE APERTE A MONTIANI E VENDOLIANI DELUSI: PITTIBIMBO SOGNA IL SUPER PD E NON ESCLUDE IL VOTO ANTICIPATO - CUPERLO LO ATTACCA SULLA LEOPOLDA: “IL PREMIER STA COSTRUENDO UN PARTITO PARALLELO”

Per agganciare l’elettorato di Berlusconi e schiacciare il resto a destra Renzi vuole allargare i confini della sinistra: “È finito il voto a tempo indeterminato, la gente fa zapping anche con il voto” - Ma la minoranza piddina lo accusa di voler trasformare il Pd in una confederazione di correnti...

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Elisa Calessi per "Libero Quotidiano"

 

renzi a milano al vertice asem renzi a milano al vertice asem

Adesso si capisce il tour nei salotti televisivi del centrodestra, prima Quinta colonna, poi Virus, fino, domenica, allo spazio per eccellenza delle casalinghe che hanno fatto la fortuna del Cavaliere, Pomeriggio Cinque di Barbara D’Urso. Si capisce alla luce della nuova idea di Pd che ieri Matteo Renzi ha disegnato davanti alla direzione nazionale del suo partito.

 

Quello che ha in mente è un partito-coalizione, un super Pd che anziché fare alleanze con i singoli partitini, li ingloba per costruire un «partito-nazione», post-ideologico, omnicomprensivo, che parte da sinistra, ma pesca anche al centro e a destra. È quella che Walter Veltroni aveva definito «vocazione maggioritaria».

 

CUPERLO CONFRONTO SKYTG CUPERLO CONFRONTO SKYTG

In quest’ottica si spiega anche la vera novità politica che Renzi, ieri, ha annunciato: aprire al premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione. Una scelta coerente con l’idea di un Pd che corre da solo perché può ambire a prendersi tutta la torta. Quindi si prepara a votare? I suoi smentiscono. «Sta solo posizionando il Pd».

 

Approfittando della crisi dell’altro campo, vuole agganciare l’elettorato di Berlusconi e schiacciare il resto a destra, non a caso ha osservato, a proposito della manifestazione del Carroccio a Milano, che, mentre finora il collante del centrodestra è stato una persona, oggi «Lega e Casa Pound cercano di mettere radici ideologiche», in linea con quanto fa la destra in Europa. L’opzione voto nel 2015 era e resta un piano B. Ma in ogni caso, si voti l’anno prossimo o nel 2018, bisogna prepararsi.

 

Parte da cosa significhi, nel 2014, la parola «sinistra». «Per me è opportunità», copyright Tony Blair. Ma non basta. Il suo Pd è, prima di tutto, un partito «che vince». Nel senso che partecipa a un gioco in cui la sera del voto si sa chi ha vinto (l’Italicum). Ma anche perché è un partito «che si allarga», che non ha paura di essere «un partito della nazione». E perciò «si dota di strumenti» adatti.

valerio turchi silvio berlusconi valerio turchi silvio berlusconi

 

Allora «meglio un premio alla lista che alla coalizione». Ma al Super Pd non si arriva solo grazie a meccanismi elettorali. Allora apre le porte ai resti di Scelta civica (Andrea Romano subito accetta dichiarando «esaurita» l’esperienza montiana) e ai fuoriusciti di Sel, guidati da Gennaro Migliore. Fa autocritica sulle primarie, ammettendo che a volte hanno premiato candidati che poi si sono trovati «in difficoltà» una volta eletti sindaci, perché privi di «un’adeguata preparazione».

 

walter veltroni walter veltroni

Serve riflettere sulla «formazione» e sulla «selezione». Traccia nuovi modi per coinvolgere gli iscritti, ma anche gli elettori. Per esempio «grandi campagne di comunicazione». Insomma l’idea è di spostare la militanza dai circoli, sempre più vuoti, ai social network o ai luoghi dove la gente vive e lavora. Solleva il tema di «come si sta insieme»: sì alla libertà di voto, ma se c’è di mezzo la fiducia al governo ci deve essere un vincolo. Nella replica, torna a insistere sull’idea di un Pd che vada oltre il recinto tradizionale della sinistra. «È finito il voto a tempo indeterminato», la gente «fa zapping anche con il voto».

 

Andrea Romano Andrea Romano

Perciò «bisogna andare a guadagnare consensi dall’altra parte, stando anche attenti a non perderli». La minoranza risponde attaccandolo sulla Leopolda. Il più duro è Gianni Cuperlo, che lo accusa di costruire un «partito parallelo», di voler trasformare il Pd in una «confederazione di correnti». Sarebbe stato meglio, dice Alfredo D’Attorre, usare i soldi della Leopolda per il partito. Renzi risponde evangelicamente: «Veniteci». Ma non si fascia la testa. La sua partita è un’altra.

alfredo d'attorre alfredo d'attorre gennaro migliore gennaro migliore

 

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