1. ALT, RICICCIA LETTA! MENTRE NELL'AFA ROMANA QUALCUNO IMMAGINA NUOVI PATTI DEL NAZARENO, NELLA CORTE DI ARCORE SONO PRONTI A SCOMMETTERE SU UN FUTURO GOVERNO DI LARGHE INTESE. SENZA PIÙ L'”UOMO SOLO AL COMANDO” E GUIDATO DA ENRICO LETTA...
2. L'ULTRA RENZISTA ROBERTO GIACHETTI AMMETTE CHE “A BERLUSCONI SI PUÒ CONCEDERE IL PREMIO ALLA COALIZIONE (PER GESTIRE MEGLIO SALVINI) IN CAMBIO DELL’APPLICAZIONE DELL’ITALICUM ANCHE A PALAZZO MADAMA”. COSÌ SI POTREBBE ANDARE SUBITO AL VOTO
 
 

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1. "UN PATTO CON BERLUSCONI PER CAMBIARE L' ITALICUM"

Intervista di Carlo Bertini a Roberto Giachetti per "La Stampa"

 

''A questo punto Renzi deve andare alla conta e se in Senato verrà affossata la riforma costituzionale grazie ai compagni della sinistra, si andrà a votare e vedremo chi di loro tornerà a sedere sul suo scranno. A meno che...».

 

MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE

Roberto Giachetti è la punta di diamante del renzismo più radical, quello che da mesi consiglia al premier di andare a votare, «perché con gli sfascisti della sinistra interna che frenano le riforme non si va lontano». Quindi si drizzano le antenne quando si sente il vicepresidente della Camera proporre una mediazione.

 

Cosa fa, tende la mano ai compagni Giachetti?

«Macché, di loro non ci si può fidare e lo hanno dimostrato a più riprese. Quello a cui penso è un patto con Berlusconi, circoscritto e con le carte in tavola, senza precostituire le condizioni per un governissimo o chissà quali altre formule di larghe intese a tutto campo, di cui nessuno sente il bisogno».

 

Allora, di che patto si tratta?

ROBERTO GIACHETTI DURANTE LO SCIOPERO DELLA FAME ROBERTO GIACHETTI DURANTE LO SCIOPERO DELLA FAME

«Premesso che ritengo un suicidio politico rimettere mano all'Italicum, perché si farebbe il gioco di chi è abituato a disfare qualunque cosa si faccia, se proprio dovessero decidere di percorrere questa strada, l' unica via sarebbe quella di modificarlo: per fare in modo che sia valido per il Senato. Perché allo stato, se si votasse ci sarebbero due leggi diverse, con tutto il caos che seguirebbe».

 

E cosa offrirebbe in cambio?

ROBERTO GIACHETTI DURANTE LO SCIOPERO DELLA FAME ROBERTO GIACHETTI DURANTE LO SCIOPERO DELLA FAME

«A Berlusconi si può concedere il premio alla coalizione che lui chiede, all' unica condizione che il patto comprenda l' applicazione dell' Italicum anche per Palazzo Madama, nel caso in cui la riforma costituzionale venisse affossata e si andasse alle urne anticipate».

 

E del Senato elettivo che chiedono Forza Italia e sinistra Pd?

«E' un semplice inganno. Rimettere mano all' articolo due della riforma significa ricominciare da capo e non arrivare a nulla. Diversa è l' ipotesi di concedere l' elezione dei senatori in un listino insieme ai consiglieri regionali, senza toccare l' attuale impianto».

 

E converrebbe a Renzi dare a Berlusconi il premio di coalizione per farlo alleare con Salvini?

«Se la riforma costituzionale cade e tutto frana, l' alternativa è andare al voto col proporzionale in Senato, allora meglio unificare i due sistemi elettorali e sfidarsi in campo aperto, chiamando gli elettori ad una scelta. Io penso che questa sia l' unica mediazione possibile che si potrebbe proporre a Forza Italia».

 

Resta il piccolo particolare che l' Italicum non può entrare in vigore prima della fine del 2016...

maria elena boschi e le gambe ritoccate maria elena boschi e le gambe ritoccate

«Se si raggiungesse un accordo politico, le ragioni di quella clausola verrebbero meno».

 

Ma che possibilità ha invece la riforma costituzionale di passare indenne senza modifiche?

«Non azzardo previsioni. So solo che se viene bocciata, non restano che le urne».

 

Dica la verità, propone il patto perché l' arma delle urne con due leggi diverse è spuntata?

«No, qualunque soluzione sarebbe meglio della condizione nella quale ci troviamo a governare: con gli irriducibili smacchiatori del giaguaro che non essendo riusciti ad affondare il Pd quando ne avevano il timone stanno cercando di farlo ora a cannonate mentre ha il vento in poppa. Ormai non conta l'argomento, che sia lavoro, scuola, riforma costituzionale, è un agguato dopo l' altro con il solo obiettivo di far cadere Renzi per riprendersi le spoglie del partito».

 

 

2. SILVIO FRENA SUL NAZARENO 2 L' UNICO SPIRAGLIO CON IL PD È SULLA ELETTORALE

Ugo Magri per "La Stampa"

 

Tra i pochi protagonisti rimasti a Roma si è sparsa voce che Silvio, spinto dai suoi interessi aziendali, stia preparando l' ennesima inversione a «u». E su consiglio del fedele Confalonieri sia pronto a sorreggere le riforme (quella del Senato in particolare), purché ne ottenga in cambio qualche contentino. A riprova della presunta svolta berlusconiana si citano gli accordi Rai con relativa spartizione delle poltrone. E grande rilievo viene conferito al ruolo di Romani, il quale per conto di Forza Italia è incaricato di negoziare col Pd le nuove regole.

 

micaela biancofiore e silvio berlusconi micaela biancofiore e silvio berlusconi

L' aperitivo che il capogruppo «azzurro» prima o poi prenderà con la ministra Boschi sta diventando l' evento politico più atteso della Versilia. Insomma: nel vuoto pneumatico che precede Ferragosto torna ad aggirarsi il fantasma accaldato del Nazareno. Con il Cav voglioso di ricucire i rapporti e il premier anche lui in fondo disposto, però solo alle proprie condizioni...

 

TIZIANO E MATTEO RENZI TIZIANO E MATTEO RENZI

Questa, perlomeno, è la narrazione che viene messa in circolo negli ambienti di maggioranza. Suggestiva ma, se si scava dalle parti di Arcore, parecchio lontana dalla realtà. Anzi, del tutto fuorviante. Ieri è intervenuto Toti, quale consigliere politico berlusconiano, per metterci un freno.

 

Non esiste trattativa sottobanco, ha chiarito. In particolare, nessun «do ut des» avente per oggetto il tema della giustizia, come pure da qualche parte è stato ventilato. È senza dubbio vero che in una riunione ai primi di agosto Berlusconi s' era lasciato sfuggire una frase sibillina («Se Renzi facesse le cose seriamente in tema di intercettazioni, separazione delle carriere e limiti alla carcerazione preventiva, allora magari...»), ma lui stesso era stato il primo a precisare che dal governo non può attendersi alcunché («la maggioranza parlamentare è legata a doppio filo con i magistrati, definirla giustizialista sarebbe poco»). In ogni caso, segnala Toti, «non siamo al suk». Escluso che la giustizia diventi merce di scambio con le riforme istituzionali.

 

paolo romani (2) paolo romani (2)

E a ben vedere, come avverte Gasparri, non sarà nemmeno qualche ritocchino alla riforma del Senato che potrà sbloccare il via libera di Forza Italia. Su questo Renzi non dovrà farsi illusioni.

 

L' unica contropartita che al Cav interessa riguarda l'«Italicum». Di lì Berlusconi non si schioda: vuole tornare al premio di coalizione. Se Renzi è d' accordo, bene; altrimenti non conti su Forza Italia per superare il bicameralismo. Tantomeno speri in un soccorso per mettere a tacere la sinistra Pd.

renato brunetta pierfrancesco pingitore renato brunetta pierfrancesco pingitore

 

In generale, la voglia di sottoscrivere intese col premier ad Arcore è pari quasi allo zero. Da quando Verdini ha preso la sua strada, nessuno più sostiene che il futuro di Forza Italia è nel «partito della Nazione». Il vero vincitore di questa fase è Brunetta, avversario irriducibile del premier che incomincia a togliersi qualche soddisfazione.

 

Ai suoi occhi Renzi non ha vie di scampo, può sperare soltanto in un'«onorevole sconfitta». Per cui non ha senso agganciarsi al carro di un perdente. E mentre nell' afa romana qualcuno immagina nuovi patti del Nazareno, nella corte berlusconiana sono in parecchi quelli pronti a scommettere su un futuro governo di larghe intese. Senza più l'«uomo solo al comando» e guidato magari da Enrico Letta...

ENRICO LETTA E ROMANO PRODI ENRICO LETTA E ROMANO PRODI

 

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