RIFORME CHE NON RIFORMANO – NELLE INTENZIONI DI FRANCESCHINI 20 GRANDI MUSEI DIVENTERANNO AUTONOMI CON DIRETTORI CHIAMATI DALL’ESTERNO – CI VORRANNO ALMENO SEI MESI, MA INTANTO C’È DA DECIDERE CHE FARE DEI MUSEI SATELLITI CHE INCASSANO DI MENO

Angelo Crespi per "il Giornale"

 

DARIO FRANCESCHINIDARIO FRANCESCHINI

Riforma dei musei, ovvero come ti smonto la Sovrintendenza senza colpo ferire. Potrebbe essere questo il titolo più breve per sostanziare quello che sta accadendo a Firenze. Posto che il caso Uffizi è emblematico, essendo parimenti applicabile agli altri Poli museali italiani.

 

Riassumiamo, semplificando per i non addetti. Nella riforma del Ministero dei beni culturali sarebbe prevista una timida liberalizzazione. Venti grandi istituzioni museali diventeranno autonome. Ciò significa che, per esempio, gli Uffizi avranno un direttore a chiamata esterna, scelto attraverso un bando internazionale, e godranno appunto di autonomia economica, potranno cioè tenersi i soldi che incassano e che finora hanno dovuto rimandare al Tesoro (e che servivano per tutti gli altri musei).

 

Giovanna Melandri Giovanna Melandri

La riforma è stata approvata in Consiglio dei ministri, adesso aspetta - a giorni - il nulla osta della Corte dei conti per la congruità economica; entro gennaio il ministro Dario Franceschini ha promesso di estrarre dai cassetti i decreti attuativi; poi si faranno i bandi (mettiamo tre mesi); quindi si aprirà il bando del direttore (mettiamo altri tre mesi); per giugno 2015 - ricorsi permettendo - la cosa dovrebbe essere fatta.

 

Prendiamo sempre il caso di Firenze: il Polo museale è affidato ad interim perché la mitica sovrintendente, Cristina Acidini, è andata in pensione, qualcuno dice per assicurarsi il massimo della contribuzione, altri perché amareggiata da una procedimento per abuso d'ufficio che le imporrebbe un risarcimento di oltre 200mila euro. Oggi il Polo fiorentino è composto da 18 musei: gli Uffizi e l'Accademia sostengono tutti gli altri. Se al Polo sottraiamo - secondo riforma - proprio gli Uffizi e l'Accademia, chi manterrebbe gli altri, radunati sotto una ipotetica direzione musei regionale?

 

MART ROVERETO MART ROVERETO

Lo Stato ovviamente non ha disponibilità. Se alla bisogna fossero ripartiti i ricavi degli Uffizi e dell'Accademia, la riforma non avrebbe senso. Rientrerebbe dalla finestra ciò che è uscito dalla porta. A questo punto, se proprio vanno mantenuti vale la pena che gli Uffizi si assumano la governance degli altri, garantendone il funzionamento e la provvigione. In sostanza, rimarrebbe tutto come prima, una sorta di grande Polo museale, ma con un direttore a chiamata esterna, cioè senza sovrintendente, e con piena autonomia. Una liberalizzazione in pieno stile.

 

In attesa di questo cambiamento epocale, perché la situazione è simile anche negli altri grandi poli (Roma, Venezia, Napoli...) con un museo trainante che non può essere scorporato senza causare il crollo di tutto il sistema, anche sul versante del contemporaneo le cose non vanno bene.

 

MaXXIMaXXI

Pochi giorni Cristiana Collu, la direttrice del Mart di Rovereto, che lascerà a fine gennaio con la scadenza del suo contratto, ha denunciato la mancanza di un progetto chiaro dentro il museo e «una sorta di indefinitezza». La Collu si è lamentata che il ruolo di un direttore non può essere solo quello del fundraising. Forse ha ragione, ma resta il fatto che senza soldi è difficile mandare avanti queste macchine del divertimento: Jean Clair li ha definiti cenotafi, sacelli vuoti, architetture pompose nate per altri scopi rispetto all'esposizione di opere.

Belli i tempi in cui il Mart poteva contare su enormi fondi elargiti dalla Provincia autonoma di Trento. Adesso che la crisi si fa sentire, i problemi aumentano. Il Maxxi per fortuna è riuscito ad assicurarsi 5 milioni di euro annui dal Mibac, ma i grandi investitori internazionali prospettati dal presidente, Giovanna Melandri, per ora latitano. Il Macro è stato smontato definitivamente dall'indecisione del sindaco di Roma, Ignazio Marino, e ora non ha più neppure un vero direttore.

uffizi uffizi

 

uffizi jpeguffizi jpeg

L'idea dell'intervento dello Stato, o comunque pubblico, nell'arte contemporanea è una aberrazione ideologica. Nei Paesi liberali, un ricco magnate collezione tutta la vita poi, prima di morire, dona le opere alla comunità e spesso anche i fondi con cui costruire il museo. Da noi il contrario: si costruisce un edificio spendendo centinaia di milioni (vedi il Maxxi), poi ci si arrabatta per metterci dentro qualcosa. Non sapendo, in fin de conti, che il sonno della ragione genera mostri, e spesso mostre.

uffizi uffizi

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...