poveri poverta

L’ARMAGEDDON E’ PREVISTO PER IL 2045, QUANDO UN TERZO DEGLI ITALIANI AVRA’ PIU’ DI 65 ANNI - PER OGNI PERSONA IN ATTIVITÀ CI SARA’ UN TRATTAMENTO PREVIDENZIALE DA SOSTENERE: AUMENTERANNO GLI SQUILIBRI, CI SARANNO PENSIONI DA FAME E I GIOVANI PRECARI DI OGGI SARANNO I NUOVI POVERI  

Luca Cifoni per “il Messaggero”

 

Lo scenario si manifesterà in tutta la sua chiarezza nel 2045: alla metà di quel decennio, gli italiani di 65 anni e più saranno un terzo della popolazione, ovvero tre ogni cinque persone in età lavorativa.

 

pensionati cantieri

Oggi il rapporto è di uno a tre. I demografi lo chiamano «indice di dipendenza degli anziani» e per convincersi che la definizione è azzeccata basta guardare un altro rapporto, quello tra numero delle pensioni e numero degli occupati: nello stesso periodo arriverà al 100 per cento: un trattamento previdenziale per ogni lavoratore, perché naturalmente non tutti coloro che sono tra 15 e 64 anni lavorano effettivamente. Insomma, il quadro proiettato nel futuro dall' Istat e dalla Ragioneria generale dello Stato non contiene buone notizie per chi oggi appartiene alla categoria dei giovani, che con qualche approssimazione può includere tutti i nati dal 1980 in poi.

 

PENSIONATI IN FUGA DALL ITALIA

Non è solo il numero di anziani che dovranno caricarsi sulle spalle nei prossimi anni e decenni: già adesso è sotto gli occhi di tutti una situazione di squilibrio che si può leggere come un conflitto generazionale.

 

LE PROPOSTE DI LEGGE

Nella scorsa legislatura alla Camera dei Deputati erano state addirittura presentate due proposte di legge con l' obiettivo di inserire nella Costituzione il principio dell' equità intergenerazionale, aggiungendolo esplicitamente all' articolo 38 in cui si parla di previdenza e Stato sociale. I progetti non hanno fatto molta strada, e tuttavia possiedono una certa valenza simbolica.

 

pensioni

Lo squilibrio attuale nasce naturalmente dalla demografia ma lo si può leggere facilmente anche nei dati sul lavoro. Il tasso di occupazione nella fascia di età che va dai 15 ai 39 anni è intorno al 48%, contro una media europea che si pone sopra al 62%. Il divario con il resto del Vecchio Continente esiste anche per i lavoratori più maturi, quelli che hanno tra 40 e 64 anni, ma è decisamente meno marcato (65% contro 72%).

 

Il diverso destino delle generazioni appare però ancora più evidente se si guarda oltre che alla quantità alla qualità del lavoro. In Italia circa 2 milioni e 700 mila lavoratori dipendenti hanno un contratto a tempo determinato: oltre la metà di questi hanno meno di 35 anni. Nella fascia di età tra 15 e 34 anni i rapporti di lavoro a termine sono uno su due, in quella dai 35 ai 64 anni uno su dieci.

 

I CONTRATTI PRECARI

PENSIONATI ESTERO1

È una sproporzione che va ben al di là di un fisiologico percorso di ingresso nel mondo del lavoro: se si mettono nel conto anche le altre forme contrattuali atipiche al di fuori del lavoro dipendente si può tranquillamente concludere che i giovani si sono dovuti fare carico di una grandissima parte della flessibilità introdotta nel sistema da vent' anni a questa parte.

 

Con conseguenze che si ripercuotono nei decenni futuri: le carriere lavorative discontinue di oggi, rischiano di diventare domani pensioni inadeguate, in un sistema contributivo (quello applicato in pieno a chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi) che tra l'altro non prevede più le attuali forme di tutela come l'integrazione al minimo. Senza dimenticare che la precarietà incide anche sulle cosiddette decisioni riproduttive, riducendo le nascite e spostando in avanti l'età a cui si ha il primo figlio; in questo modo si alimenta il corto circuito demografico.

PENSIONE 1

 

In realtà l'idea che la fascia più debole della popolazione coincida sostanzialmente con quella di età avanzata, con i pensionati insomma, per quanto ancora diffusa è ampiamente messa in discussione dai numeri. Ad esempio quelli recenti della Banca d'Italia, che nell'«Indagine sui bilanci delle famiglie» confronta la situazione del 2016 con quella di dieci anni prima.

 

L'incidenza degli individui a rischio di povertà è cresciuta dal 19,6 al 22,9%, ma con andamenti differenziati: l' incremento è di 7 punti per i nuclei con capofamiglia fino a 35 anni e di oltre 11 fra 35 e 45 anni. Per contro, l' incidenza si riduce di 4,5 punti per gli ultrasessantacinquenni e di oltre 3 punti per la categoria dei pensionati.

 

RIFORME LENTE

TRENTENNI E LA PENSIONE

Ovviamente, non tutti gli anziani pensionati sono benestanti e molti anzi sono certamente bisognosi; ma in media la categoria usufruisce di assegni che via via negli anni sono aumentati di importo, perché chi lasciava il lavoro poteva sfruttare la stabilità dei decenni in cui il posto fisso era la regola. Inoltre l' uscita dal lavoro, prima che le varie riforme dispiegassero tutti i propri effetti (e in misura minore anche dopo) è avvenuta relativamente presto. Negli anni Novanta l' età effettiva alla decorrenza della pensione era di 57-58 anni, oggi siamo a 63 ma questo indicatore è destinato a crescere.

 

LACRIME PENSIONATO

Di conseguenza si ridurrà o quanto meno non crescerà l' arco di vita in cui si beneficia dell' assegno previdenziale. Il paradosso è che in questo scenario welfare e fisco invece di accorciare le distanze le ampliano: l' Istat calcola che l' intervento pubblico complessivo (imposte, contributi e trasferimenti) aumenta il rischio di povertà dei giovani, dal 19,7% al 25,3% per la fascia 15-24 anni e dal 17,9% al 20,2% per quella 25-34 anni: vuol dire che nel gioco della redistribuzione queste generazioni risultano perdenti, soprattutto in prospettiva, ricevendo meno di quello che danno.

 

È vero che, come ha ricordato recentemente anche l' Ufficio parlamentare di Bilancio, esiste anche il welfare informale, l' aiuto dato in varie forme ai giovani dalle famiglie di provenienza, particolarmente significativo in Italia; ma, nota lo stesso Upb, «se nell' immediatezza dalla crisi questa caratteristica delle famiglie e del sistema socio-economico italiano è stata utile a tamponare i casi di sofferenza, essa costituisce anche un fattore di debolezza». Perché gravitare intorno ai genitori e al loro luogo di residenza può, ad esempio, limitare seriamente l' autonomia e la mobilità e quindi ridurre ulteriormente le possibilità di trovare un lavoro soddisfacente.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)