RUSSIA A CRESCITA ZERO - NEL DISCORSO ALLE CAMERE RIUNITE, PUTIN SPARA UN PIPPOTTO NAZIONALISTICO ANTI-USA E ANTI-EUROPA – LO ZAR PROMETTE IN 5 ANNI DI DARE CIBO E MEDICINE DI QUALITÀ PRODOTTI IN CASA

Anna Zafesova per “la Stampa”

 

world cup 2018 putin blatter 12world cup 2018 putin blatter 12

La Crimea per i russi è «sacrale»: nel suo discorso annuale alle camere riunite Vladimir Putin - al vertice della popolarità con i sondaggi che gli attribuiscono l’85% dei consensi - paragona la penisola strappata all’Ucraina al «Monte del Tempio per giudei e musulmani» e la considera il luogo delle radici di una nazione «eterogenea ma monolitica». Per il quale è valsa la pena vivere «un anno di dure prove» in nome di una sovranità che per molti Paesi europei «è un lusso impossibile».

 

putin le pen putin le pen

Di fronte a più di mille esponenti dell’establishment russo il presidente si presenta come il leader di un Paese assediato: «Quando veniamo ritenuti troppo forti e autonomi scatta la politica di contenimento, che dura da decenni se non da secoli». E quindi le sanzioni occidentali «non sono uno scatto nervoso», ma un episodio di una battaglia storica: «Avrebbero comunque trovato un pretesto per isolarci».

 

Il nemico vero sono gli Usa, mentre gli europei «si sono dimenticati cosa vuol dire orgoglio nazionale» e conviene parlare «direttamente con i loro patron americani». Ma la Russia non si isolerà nella ricerca del nemico - «sarebbe una debolezza mentre noi siamo forti e sicuri di noi» e non si lancerà in una «costosa corsa al riarmo», senza però permettere a nessuno di «avere supremazia militare su di noi».

 

Una «nuova idea nazionale», esulta la presidente del Senato Valentina Matvienko. Un anno di nuova guerra fredda viene riassunto in una dottrina di sfida all’Occidente che assume toni da Venezuela di Chavez, con gli americani che vogliono punire la Russia che cerca «verità e giustizia», e i valori di «nazione sana e famiglia sana» da opporre al declino europeo. Gli «amici sinceri e partner strategici» sono in Asia, mentre gli ex fratelli ucraini hanno «fatto un colpo di Stato» e quando Mosca ha voluto discutere l’integrazione di Kiev nell’Ue «ci hanno, per dirla in parole popolari, mandati a quel paese».

putin e il koalaputin e il koala

 

Ma la Russia riuscirà a uscire «dalla trappola della crescita zero» e tornare a crescere in quattro anni più della media mondiale, scommettendo sulle proprie forze: Putin promette in 5 anni di dare ai russi cibo e medicine di qualità prodotti in casa. La crisi economica, con il rublo che ha perso il 35% del suo valore sul dollaro dall’inizio dell’anno, verrà risolta punendo gli speculatori: «Le autorità sanno chi sono». Ma il rublo reagisce continuando a scendere, è la Borsa di Mosca chiude con un nuovo ribasso, segno che i mercati si aspettavano dal presidente qualcosa di più.

 

vladimir putin  vladimir putin

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov commenta che Putin «non lancia una nuova politica economica» anche se qualcuno si aspettava «una grande pillola contro tutte le malattie». La promessa di un’amnistia per i capitali che tornano a casa - già fatta regolarmente dal presidente dal 2002 - e di una moratoria fiscale con allentamento dei controlli burocratici («affogare nelle carte» viene definito il principale problema dell’economia) a quanto pare non basta a tranquillizzare un Paese che il ministero dello Sviluppo economico ormai ritiene prossimo alla recessione.

 

Il capo del gigante petrolifero Rosneft Igor Sechin ieri mattina era convinto che il prezzo del barile, sul quale si basa il bilancio russo, sarebbe cambiato «subito dopo il discorso del presidente» perché gli «speculatori» avrebbero cambiato idea. Ma intanto il governo taglia le spese e annuncia che attingerà dalle riserve per indicizzare le pensioni contro l’inflazione che corre.

 

putinputin

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”