SALVARE IL COLLE DI RE GIORGIO - IL PRIMO A PROSPETTARE UN NAPOLITANO-BIS FU SCALFARI QUEST’ESTATE - L’APPELLO PER “PRESERVARE L'ELEZIONE DEL PROSSIMO CAPO DELLO STATO DA TRATTATIVE OBLIQUE E IMPROPRIE” NELLE MANI DELLA SINISTRA CARA A BELLA NAPOLI: IL PD MIGLIORISTA CARO AL “VENTRILOQUO” MACALUSO - I MONTIANI DEL PD CON RENZI - LA LEGGE ELETTORALE NON CAMBIERA’ - IL “TRAPPOLONE” PER BERSANI….

Tommaso Labate per "Pubblico"

L'operazione va avanti da settimane. Forse da mesi. Anche a dispetto delle sincere intenzioni manifestate in pubblico e in privato da Giorgio Napolitano, che più volte ha ribadito che l'orizzonte della sua permanenza al Colle non può essere fissato più in là della prossima primavera, quando scadrà il settennato.

Ma per raccontare la tela del «Napolitano bis», svelata ieri da «Pubblico», bisogna partire dalla fine. Da quello che, per adesso, è l'ultimo capitolo. E dalle due riviste vicine al centrosinistra - «Mondoperaio» e «Reset» - che stanno raccogliendo le firme per l'appello pubblico che sarà lanciato con l'obiettivo di «preservare l'elezione del prossimo capo dello Stato da trattative oblique e improprie».

«Per adesso non vi dico più nemmeno mezza parola», è la risposta stizzita con cui Gigi Covatta, direttore di «Mondoperaio», replica ieri pomeriggio a «Pubblico». Più colloquiale la reazione di Giancarlo Bosetti, direttore di «Reset»: «Dai, non costringetemi a mandare una smentita. Guardate che non c'è ancora nessun appello definitivo. Non c'è nulla di nulla. Diciamo che stiamo lavorando».

Eppure, al di là della tattica scontata di chi voleva tenere coperte le carte migliori, l'appello esiste. Ovviamente, prima di qualsiasi pubblicazione, non esiste «versione definitiva» che non possa essere ricondotta al rango di «bozza». Ma un accordo sul testo, la cui stesura originale prevedeva in maniera esplicita l'ipotesi del Napolitano bis, c'era. E c'è ancora. E in questo testo, oltre alla richiesta bipartisan di togliere l'elezione del nuovo Capo dello Stato dal risiko post elettorale, compariva e compare anche una riflessione su un «processo di aggiornamento della Costituzione» definito a chiare lettere «non più rinviabile».

Con l'obiettivo dichiarato di rispondere all'emergenza provando a trasformare la prossima in una «legislatura costituente». In questo quadro, e torniamo ancora al testo, il nome di Napolitano compare più volte. E il capo dello Stato viene descritto nello stesso identico modo in cui ne parlano oggettivamente anche le cancellerie di mezzo mondo e la stampa internazionale. E cioè un uomo che, soprattutto dopo l'operazione che ha portato Mario Monti a Palazzo Chigi evitando al Paese il baratro, che «si è contraddistinto per la sua personalità, per la sua prudenza e per il suo coraggio».

Nella storica cerchia del presidente della Repubblica ci sono quelli di sempre. Quelli di una vita. C'è la mente, Emanuele Macaluso, il cui contributo politico e intellettuale ha aiutato il centrosinistra a trovare la sua declinazione «riformista». C'è il braccio, Gianni Cervetti. E poi ci sono gli allievi, da Enrico Morando a Giorgio Tonini, oggi senatori del Pd. Un gruppo che spesso s'è diviso, com'è stato per la nascita del Partito democratico, a cui hanno aderito i secondi e non i primi. Ma un gruppo che, comunque, non ha mai perso il comune filo conduttore.

Dal dibattito sul «Napolitano bis», naturalmente, i primi si tengono alla larga. Parla, però, Tonini. «Non esiste alcuna operazione per il Napolitano bis», dice il senatore del Pd. «Anche perché il presidente ha detto chiaramente che il caso è chiuso in partenza. E che la sua permanenza al Colle finirà nel giorno della prossima primavera in cui scadrà il settennato». C'è però, come riconosce lo stesso Tonini, «un problema che riguarda il futuro della presidenza della Repubblica. Ma non ha nulla a che vedere con l'attuale inquilino».

Il problema, soprattutto in un momento di emergenza, esiste. Ed è rappresenta il «lato B» di un altro disco: quello suonato da tutti coloro che insistono, anche in casa Pd, perché il partito di Pier Luigi Bersani - anche in campagna elettorale - si faccia carico di portare «l'agenda Monti» in dote alla prossima legislatura.

È nel luglio scorso, quando il tema di come non far decadere le riforme dei Professori arriva a essere impresso in una lettera al Pd pubblicata dal «Corriere della Sera» (la firmarono anche Tonini, Morando e il giuslavorista Pietro Ichino), che anche il dossier di come preservare il Quirinale inizia ad essere affrontato. Lo schema migliore, in fondo, è quello di iniziare a uscire dai blocchi con un appello. E due riviste come «Mondoperaio» e «Reset», a settembre, si fanno carico di avviare l'operazione. Con la formula di quell'appello anticipato ieri da «Pubblico».

Non è tutto. Nel gruppo degli iper-montiani del Pd, che in questi giorni riflette su come schierarsi alla primarie (nessuno andrà con Bersani, qualcuno finirà con Renzi, Pietro Ichino sarebbe disponibile a fare un passo in avanti qualora il gruppo glielo chiedesse), c'è anche chi ha parlato di «come preservare l'elezione del nuovo inquilino del Colle» dai giochini della politica con Mario Monti in persona. È successo qualche settimana fa. E il presidente del Consiglio non si sarebbe mostrato insensibile al dossier. Che è delicato. Molto delicato.

Anche, forse soprattutto, perché il dibattito sulla riforma elettorale sembra essersi definitivamente arrenato. Il politologo Giovanni Sartori lo dice con parole semplici e nette: «Anche Silvio Berlusconi sembra orientato a tenersi questo scempio di legge elettorale. Ma non è soltanto lui, sia chiaro. Pure a sinistra qualcuno potrebbe accarezzare l'idea. E in questo contesto è chiaro che pure l'elezione del nuovo capo dello Stato finirebbe in mezzo al teatrino».

Per questo c'è chi pensa che sia necessario muoversi prima. C'è chi ha pensato a come «salvare il Colle». Chi ha studiato la formula dell'appello per inserire il tema nel dibattito politico. E chi, partendo dal«l'agenda Monti», prenderà di petto il dossier. Succederà il 3 e 4 novembre prossimi, quando l'associazione LibertàEguale si riunirà come ogni anno a Orvieto. Ci saranno gli animatori del think tank riformista. Il migliorista social club. Da Morando a Tonini, passando per Ichino. Magari si faranno vedere anche i padri nobili. Magari. E, appello o non appello, quei due giorni già s'annunciano come «Monti e Napolitano days». D'altronde, il caso è già entrato nell'agenda della politica.

Come dimostrano le parole di ieri di Italo Bocchino a «Tgcom24», pubblicate in anteprima dal profilo Twitter del canale di Mediaset: «Napolitano bis? Decida il Parlamento». Ma soprattutto come dimostrarono, quest'estate, alcuni editoriali premonitori di Eugenio Scalfari su «Repubblica». Il primo a prospettare il piano del «bis». Pur senza rivelarne la paternità.

 

NAPOLITANO e EMANUELE MACALUSONICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegBruno Pellegrino e LUIGI COVATTAGIANCARLO BOSETTI SPAPARAZZA ENRICO MORANDO Giorgio Tonini

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…

mediobanca mps alessandro melzi deril vittorio grilli francesco milleri gaetano caltagirone fabio corsico phillippe donnet alberto nagel

DAGOREPORT - AL GRAN CASINÒ DEL RISIKO BANCARIO, “LES JEUX SONT FAITS"? ESCE DAL TAVOLO DA GIOCO MILANO DI MEDIOBANCA, ADESSO COMANDA IL BANCO DI PALAZZO CHIGI, STARRING IL GRAN CROUPIER FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE – DAVVERO, ‘’RIEN NE VA PLUS”? MAI STARE TROPPO TRANQUILLI E CANTARE VITTORIA… IN ITALIA PUÒ SEMPRE SPUNTARE QUALCHE MALINTENZIONATO DECISO A GUASTARE LA FESTA DEI COMPAGNUCCI DELLA PARROCCHIETTA ROMANA - A PIAZZA AFFARI SI VOCIFERA SOTTO I BAFFI CHE FRA QUALCHE MESE, QUANDO I VINCITORI SI SARANNO SISTEMATI BEN BENE PER PORTARE A COMPIMENTO LA CONQUISTA DEL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI, NULLA POTRÀ VIETARE A UNA BANCA DI LANCIARE UN’OPA SU MPS, DOTATO COM’È DEL 13% DEL LEONE DI TRIESTE - A QUEL PUNTO, CHE FARÀ PALAZZO CHIGI? POTRÀ TIRARE FUORI DAL CILINDRO DI NUOVO LE GOLDEN POWER “A TUTELA DEGLI INTERESSI NAZIONALI”, COME È ACCADUTO CON L’OPS DI UNICREDIT SU BANCO BPM, CARO ALLA LEGA? – COME SONO RIUSCITI A DISINNESCARE LE AMBIZIONI DEL CEO DI MPS, LUIGINO LOVAGLIO…