Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
«Se a fare litigare in Veneto è il congresso, io sono pronto a congelarlo. Non è di certo una delle mie priorità. La mia priorità è la vittoria di Luca Zaia, per la quale mi aspetto il massimo sforzo da parte di tutti, e la squadra». Matteo Salvini ieri si è preso una mezza giornata di libertà, in compagnia del figlio a festeggiare — ma in Liguria — il giovedì grasso del carnevale ambrosiano.
FLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI jpeg
Il segretario leghista apre così uno spiraglio a Flavio Tosi. E, anzi, si dice convinto che lui e Zaia «alla fine troveranno l’accordo», anche se la squadra che lui ritiene prioritaria prevede solo la lista della Lega e quella del governatore. Gli antichi contrasti tra il segretario della Liga veneta (e sindaco di Verona) con Zaia, da parecchie settimane sono diventati, oltre che un problema in vista delle Regionali di maggio, anche un motivo di tensione tra Salvini e lo stesso Tosi. E anche una sorta di derby interno alla Lega tra Lombardia e Veneto.
Il sindaco di Verona, che in questi giorni è tra New York e Miami per appuntamenti legati al Vinitaly, si è infatti opposto con ogni energia alla possibilità che si svolga un congresso del movimento prima del voto alle Regionali e al fatto che le regole interne possano essere cambiate a poca distanza dal voto. Lo stesso governatore lombardo, Roberto Maroni, ieri ha espresso i suoi dubbi sul fatto che alcune decisioni rilevanti per le liste venete possano essere stabilite a livello federale. Mentre i sostenitori di Tosi sono ormai diversi giorni che riempiono i social network di striscioni come quello pubblicato dalla senatrice Patrizia Bisinella: «Né Roma, né Milano - Le liste regionali le decidono i veneti».
Ma, appunto, Salvini appare conciliante: «Io volevo mettere il limite ai due mandati dei consiglieri per creare un certo ricambio tra gli eletti. Ma se si vuole, ripeto, congeliamo tutto fino a dopo le elezioni». Anche se i suoi collaboratori annotano che il limite ai due mandati fu introdotto, ma per le politiche, dallo stesso Flavio Tosi allo scopo di tagliare fuori i non allineati.
La partita delle alleanze resta complicata. Il no categorico di Salvini all’Udc («Ma che credibilità potrei avere se organizzo la manifestazione “Renzi a casa” e poi mi alleo con i suoi più fedeli alleati?») rischia di estendersi a Forza Italia. Su un accordo con i berlusconiani, fino a pochi giorni fa, Salvini era possibilista. Ma il capo leghista ha visto alcuni sondaggi secondo cui Luca Zaia, se corresse soltanto con la Lega e la sua lista civica, prenderebbe più voti che non in alleanza con Forza Italia. Il segretario leghista, però, taglia corto: «Non sono uno che decide, come ha sempre fatto qualcun altro, sulla base dei sondaggi». E nelle altre Regioni? Per esempio Liguria e Toscana dove Forza Italia rivendicava i candidati presidenti? Salvini è netto: «Abbiamo due ottimi candidati. Edoardo Rixi in Liguria e Claudio Borghi in Toscana».
Ma le divisioni del centrodestra anche al Sud non spingono verso un’alleanza tra le liste regionali «Noi con Salvini» e una coalizione che, al momento non esiste. Lo dice Raffaele Volpi, vicepresidente dei salviniani nonché coordinatore delle sue mosse nel Mezzogiorno: «È paradossale, ma siamo gli unici ad avere le idee chiare anche al Sud. In Puglia non possiamo che prendere atto dell’implosione di Forza Italia» ed «è sempre più evidente che non ci sono le condizioni per alcun accordo». In Campania, prosegue Volpi, «manca una visione trasparente dei progetti e dei programmi». E cioè? «Non so... sento che il Pd continua a trattare con Forza Italia sul nome di Quagliariello. Veda lei».
Del resto, lo stesso Fabrizio Cicchitto (Ncd) ieri ha ribadito che «noi e la Lega siamo alternativi e incompatibili» e si è augurato che «dal Veneto non vengano ostacoli al nostro appoggio a Caldoro in Campania». Suscitando la reazione di Osvaldo Napoli (Fi): «Sorprende come Lega e Ncd siano in perfetta sintonia con i rispettivi veti incrociati. Non so se questi amici si rendono conto che stanno aprendo la strada alla vittoria della sinistra».