salvini di maio conte

SALVINI, DI MAIO E CONTE AVEVANO FATTO I BULLETTI, DICENDO CHE NON SI SAREBBERO MOSSI DI "UN MILLIMETRO" DAL DEFICIT AL 2,4 E POI HANNO DOVUTO ABBASSARE LA CRESTA... - GLI ELETTORI GRILLINI E LEGHISTI IN RETE HANNO SPERNACCHIATO IL GOVERNO CHE SI E’ VANTATO CON L’EUROPA DI AVERCELO DURO E POI HA TIRATO FUORI LO STRACCHINO: DIFFICILE FAR DIMENTICARE I PROCLAMI SBRUFFONISTI, PIÙ CHE SOVRANISTI, RIPETUTI PER 80 GIORNI - ORA E’ CHIARO A TUTTI CHE...

1 - IL PASSO INDIETRO AGITA I 5 STELLE: INUTILE FARE I DURI SE POI TI ARRENDI

Alessandro Trocino per “il Corriere della Sera”

 

conte salvini di maio

Davide Tripiedi scherza: «Il 2 per cento? Nessun problema, era quello che volevamo, c' è stata una trattativa e abbiamo ottenuto il 2,04. Quindi lo 0,4 in più dell' obiettivo». Il deputato 5 Stelle, scherzi a parte, è convinto che alla fine si porterà a casa il reddito di cittadinanza con le misure previste dal contratto. Ma non tutti la pensano come lui e il timore, che in rete sfocia nella solita ondata di critiche e sarcasmi, è che la trattativa sia sostanzialmente fallita e che il passo indietro sia stato evidente.

 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

Uno smacco per i leader - Luigi Di Maio, ma anche Matteo Salvini e Giuseppe Conte - che hanno ripetuto fino allo sfinimento che non si sarebbero mossi di «un millimetro» dalla ridotta del 2,4 per cento. Ma anche un pericolo concreto, quello di disorientare una platea elettorale che sembra già confusa (gli ultimi sondaggi registrano ulteriori smottamenti). Tra i parlamentari c' è un po' di disillusione: «Inutile fare la faccia dura se poi dobbiamo calare le braghe», riassume uno.

 

Ma soprattutto il timore è che il reddito di cittadinanza si riveli un flop. Le spiegazioni dei vertici - «non è cambiato nulla» - non convincono tutti. E lasciano ampi margini di incertezza sulla reale efficacia della misura. Roberto Fico, da Parigi, avverte: «Due pesi e due misure significherebbe un' Europa non equilibrata, con figli e figliastri. Non ci voglio e non ci posso credere».

CONTE DI MAIO SALVINI

 

Al termine dell' incontro con il presidente dell' Assemblea nazionale, Richard Ferrand, aggiunge: «Della Tav non ne abbiamo parlato, ma se avessi dovuto parlarne, avrei chiarito i miei dubbi rispetto a quest' opera ormai antistorica». Avvertimento lanciato sul fronte grandi opere, che resta punto debole per i 5 Stelle, costretti a subire l' iniziativa della Lega e a fare i conti con il principio di realtà (ovvero con le penali dei contratti).

 

La minoranza resta sul piede di guerra. Gregorio De Falco, ieri, ha postato la storia del piccolo Victor, «che aiuta a comprendere la crudeltà che si nasconde dietro il decreto "sicurezza"». I vertici minimizzano e rilanciano. A questo scopo è prevista la celebrazione, annunciata da Nicola Morra, dello «spazzacorrotti day», il 22 dicembre. Si cerca di ricompattare la testuggine (copyright Di Maio).

festa m5s

 

A questo serviva la festa andata in scena in una discoteca romana la notte di mercoledì.

Duecento peones a fare il trenino, con il ministro Elisabetta Trenta e qualche strascico polemico. Più di uno non ha partecipato, spiegando che a poche ore dalla strage di Strasburgo danze e cotillon decisamente sembravano fuori luogo.

 

2 - QUANDO SPERGIURAVANO: IL 2,4% NON SI TOCCA LO SPREAD CE LO MANGIAMO

Giuseppe Marino Per “il Giornale”

 

Il sacro «2,4%», simbolo della sfida a Bruxelles, Di Maio lo gridava dal balcone, Salvini lo agitava sul web come un drappo rosso. Dopo la bandiera bianca alzata a Bruxelles dal governo, i due leader si defilano e lasciano a Conte l' ingrato compito di sussurrare il «numerino» della resa, il più mite 2,04%. Così si è passati da «me ne frego» a «se indietreggio uccidetemi».

SALVINI DI MAIO CONTE

 

Difficile ora far dimenticare i proclami sbruffonisti, più che sovranisti, ripetuti per ottanta giorni e ribaditi fino a poche ore prima del dietrofront. Luigi Di Maio ha dato il via alla gara propagandistica il 27 settembre con la sceneggiata sul balcone di Palazzo Chigi che, guarda caso, ora è incerottato, causa restauro, come un' arto fratturato nel braccio di ferro con la Commissione europea. Tutto è partito con la foto dei ministri grillini affacciati dal balcone, i volti deformati dall' entusiasmo per quel patto d' acciaio simboleggiato dal 2,4% di deficit/Pil che, aveva sparato Di Maio, significa «l' abolizione della povertà».

 

Qualche leghista, più navigato l' aveva sussurrato a mezza bocca che quella sceneggiata era un po' troppo, ma ormai la sfida celodurista era partita. E anche Salvini si era scatenato: «I mercati se ne faranno una ragione».

SALVINI CONTE DI MAIO

 

I mercati invece hanno iniziato subito a rispondere a colpi di spread. Ma niente poteva fermare la spirale degli slogan battaglieri. Salvini il 30 settembre: «Lo spread ce lo mangiamo a colazione». Di Maio il primo ottobre: «Non c' è nessuna motivazione per tornare indietro da quel 2,4». Borse a picco, Btp con il fiato corto? Il leader leghista il due ottobre: «Noi non arretriamo di un millimetro». E Conte, obbediente, il 3 ottobre si prestava anche lui a dismettere l' aplomb leguleio per mettere il sigillo del premier alla campagna del «2,4 o morte»: «Confermiamo ufficialmente il rapporto deficit/Pil, il governo è compatto».

 

goofy 7 alberto bagnai claudio borghi

Un mantra ripetuto all' infinito, mentre Alberto Bagnai e Claudio Borghi, gli economisti euroscettici della Lega, per un mese si affannavano nelle trasmissioni tv e su twitter a ribadire che «il 2,4 per cento è intoccabile», spiegando come i miracoli economici innescati da reddito di cittadinanza e quota 100 avrebbero fatto crescere l' Italia a ritmi cinesi, smentendo le profezie di sventura della Commissione.

 

Eppure i segnali erano tutti lì in bella vista, incluso il rallentamento del Pil arrivato puntuale a smosciare l' ottimismo di governo. Niente da fare: per due mesi abbiamo visto il povero Tria-Penelope tessere la tela della moderazione di giorno, per vedersela scucire di sera nei vertici dei leader che si susseguivano sempre più frequenti man mano che la realtà irrompeva nei proclami gialloverdi.

festa m5s per il def 9

 

Perfino il 23 ottobre, quando la bocciatura europea era ormai palese, Conte insisteva: «La legge di Bilancio non è stata improvvisata. Dire oggi che la rivediamo non avrebbe senso». Come no. E ancora il 14 novembre Salvini scandiva: «Se all' Europa va bene siam contenti se all' Europa non va bene tiriamo dritti lo stesso». Tiè, perfida Bruxelles. E Di Maio: «Le minacce dell' Ue non ci fermano».

Di lì a poco l' odore acre della ritirata cominciava a intuirsi: «Non ci attacchiamo allo zero virgola in più o in meno».

festa m5s per il def 7

 

Ma la giravolta è stata nascosta così bene che ancora due giorni fa Bagnai dava il 2,4% come indelebilmente «scritto con inchiostro». Non sapeva che Tria ci aveva già messo una croce sopra. Senza gridarlo dal balcone, ovviamente.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)