SCASSA DEPOSITI E PRESTITI – OCCHIO A SNATURARE LA CDP CON NUOVE “MISSION” TIPO TELECOM – NEL 2014 IL PATRIMONIO DELLA CDP VALEVA 35,15 MILIARDI, PIÙ DEL DOPPIO RISPETTO A DUE ANNI PRIMA – L’ANNO SCORSO FONDAZIONI E TESORO HANNO AVUTO UN RENDIMENTO SUGLI INVESTIMENTI DEL 24,4%

Alessandra Puato per “CorrierEconomia - il Corriere della Sera

 

BASSANINI BASSANINI

L’economia italiana, secondo una battuta di Franco Bassanini, è come un cammello: beve se gli si dà dell’acqua. Negli ultimi cinque anni, con la Cassa depositi e prestiti presieduta dall’uscente Bassanini, gli assetati sono stati più che dissetati, anche grazie al contributo del mercato che ormai pesa per quasi un terzo sulla raccolta di Cdp, il triplo del 2010. È un dettaglio di cui dovrà tenere conto il governo Renzi che ha voluto il cambio dei vertici di Cassa argomentando venerdì 19, per bocca del consigliere economico Andrea Guerra, che «la remunerazione sui tassi non funziona più».

 

La Cdp che Claudio Costamagna, presidente entrante, eredita è un forziere che tanto contiene, quasi a prova di default, con un piede in 424 aziende. È lievitata e diversa per volumi e valori da cinque anni fa, quando Bassanini s’insediò con Giovanni Gorno Tempini, amministratore delegato, anch’egli in uscita. Fa gola. 


Ma è il risultato di equilibri complessi ciò che ha permesso al Tesoro e 64 fondazioni bancarie, soci all’80,1% e 18,4% (il resto sono azioni proprie), d’incassare fior di dividendi, e a imprese ed enti locali d’essere finanziati a tassi accettabili mentre le banche chiudevano la borsa. 

franco bassanini pier carlo padoanfranco bassanini pier carlo padoan


In cinque anni Cdp ha staccato cedole per 3,776 miliardi, dei quali 2,95 miliardi sono andati al Tesoro e 826 milioni alle fondazioni alle quali spetta la nomina del presidente. L’anno scorso le fondazioni hanno avuto da Cdp dividendi per 159 milioni, il ministero dell’Economia per 693 milioni con un rendimento per chi vi ha investito del 24,4% (dividendo su capitale sociale). Nel 2010 questo rendimento era più basso, il 20%. 

Maurizio Tamagnini Giovanni Gorno Tempini Maurizio Tamagnini Giovanni Gorno Tempini


Non stupisce che Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri che riunisce le fondazioni, abbia detto giovedì 18 giugno a Lucca, al congresso annuale dell’associazione, a proposito di Cdp: «I dividendi sono per noi una condizione inderogabile», ponendo come prioritaria non la poltrona, ma la gestione. «Se la volontà del governo è il rilancio della Cassa — ha sottolineato — noi collaboreremo positivamente come in passato, affinché la Cdp sia un centro di propulsione e di sostegno dell’economia del Paese, ma l’obiettivo dei conti in ordine è premessa irrinunciabile». 

GORNO TEMPINI GORNO TEMPINI


Il «prezzo»
Perché in questi cinque anni di super-cedole il patrimonio di Cdp si è rafforzato e non era affatto scontato. Se la Cassa fosse messa sul mercato ora e per valutarla si prendesse l’indicatore del patrimonio netto di gruppo — ipotesi legittima, nei calcoli dell’Università Bocconi per Corriere Economia — varrebbe 35,15 miliardi (bilancio 2014): era di 16,83 miliardi il patrimonio nel 2012, è più che raddoppiato in due anni. 


Se le fondazioni, per ipotesi, vendessero il loro 18,4% potrebbero così chiedere oggi 6 miliardi e mezzo. E l’80,1% del Tesoro varrebbe più di 28 miliardi. 

cassa   depositi  prestiti cassa depositi prestiti


Restringendo il campo alla sola Cdp spa, la capogruppo ha mobilitato finanziamenti per 19,3 miliardi l’anno scorso (29 miliardi tutto il gruppo), contro gli 11,6 miliardi del 2010, quando entrò il tandem Bassanini-Gorno Tempini: +66%, con discreto equilibrio fra prestiti agli enti locali (9,4 miliardi) e alle imprese (7,6). In cinque anni gli impieghi sono stati di 73 miliardi, le imprese finanziate attraverso Cdp sono aumentate da 12 mila a 93 mila.

 

Dal 2010 la raccolta totale è salita del 41% a 325,3 miliardi, quella postale del 22% a 252 miliardi, il patrimonio netto (sempre della spa) del 43% a 19,6 miliardi, i dividendi del 22% a 853 milioni, i dipendenti del 41% a 597 persone. L’utile d’esercizio è sceso, ma resta sopra i 2 miliardi (2,2 contro 2,7). 


Oggi il gruppo Cdp, con 401,7 miliardi di attivo consolidato, è una portaerei che controlla o partecipa 166 aziende, in Italia e all’estero, con quasi 33 mila occupati (32.769). Le imprese partecipate salgono a 424 se si contano le 258 nelle quali ha una quota Simest (che Cassa controlla al 76% — ma nel consolidato queste aziende non rientrano tra le partecipate, bensì tra i crediti). Con improprio paragone, nel 1983 le aziende dell’Iri, banche comprese, erano 541: poco di più. 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan


Che cosa c’è in questo immenso paniere di Cdp (vedi grafico)? Investimenti diretti in otto aziende industriali, dall’Eni a Terna e Fincantieri (erano quattro nel 2012) e in 15 tra finanziarie e fondi di private equity (da 11). E poi gli indiretti: le 9 aziende del Fondo strategico, le 10 del Fondo Marguerite e le 4 di Inframed che investono all’estero e a cui Bassanini tiene.

 

Poi le 16 aziende di F2i che è condomino di Fsi in Metroweb e la scorsa settimana ha acquisito i parchi solari di Cogipower; le 28 del Fondo italiano presieduto da Innocenzo Cipolletta che propose di quotare la Cdp in Borsa; le 18 del Fondo Ppp che in novembre ha rifatto l’ospedale di Este come un grand hotel. Nel cesto di Cdp c’è di tutto, banda larga e hamburger, alberghi e megaturbine con i cinesi, aeroporti in Croazia e pale eoliche in Germania, autostrade in Irlanda e la Cascina Triulza dell’Expo, navi da crociera e yacht, acquedotti e Malpensa, edilizia sociale e ospedali, valvole e marmellate. Troppo? 

alberica brivio sforza, claudio costamagna alberica brivio sforza, claudio costamagna


Bce e agenzie di rating
Si è detto, forse è vero. Ma i conti finora sono tornati, il risparmio postale non è stato messo a rischio e un po’ di merito è del Signor No, Gorno Tempini, la cui opposizione a operazioni straordinarie — per esempio il salvataggio diretto dell’Ilva — era fondata su un piano industriale di delicato equilibrio, com’è per questi enti. Con almeno cinque fattori. 


Primo, la Cdp è fuori dal perimetro della pubblica amministrazione, quindi esposta al vaglio Ue-Eurostat. Secondo, è del Tesoro, ma si muove come un operatore di mercato: è sottoposta alla vigilanza della Banca centrale europea. Terzo, se per iperbole fallisse non sarebbe coperta dalla garanzia dello Stato, diversamente dalle omologhe Caisse des Dépots e Kfw, che hanno garanzie totali (in Cdp è solo sul risparmio postale).

 

FABIO GALLIA E MOGLIE FABIO GALLIA E MOGLIE

Quarto, deve dunque temere i giudizi delle agenzie di rating, perché quasi un terzo della sua raccolta non viene dal risparmio postale, ma ormai dagli investitori e non può perderne la fiducia. Quinto, genera utili e distribuisce dividendi, ma rafforzando il patrimonio.

 
Se salta uno di questi fattori, saltano tutti. È questo l’architrave sul quale si è poggiato finora il successo di Cdp, market operator , e ha per perno il patrimonio: se non fosse stato così forte Cassa non avrebbe potuto finanziare le aziende, garantendo le banche sui prestiti. E se subisse un declassamento del rating sarebbe faticoso collocare obbligazioni. 

cap44 franco bassanini linda lanzillottacap44 franco bassanini linda lanzillotta


Perciò Telecom potrà anche essere fra i dossier del governo, sempre che voglia entrarvi con Cdp per accelerare sulla banda larga. E può anche darsi che ora si chieda a Cassa d’intervenire nelle aziende in crisi, cambiando lo statuto. Ma attenzione a non forzare il forziere, è il messaggio di questi cinque anni. 

 

Ultimi Dagoreport

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…

ignazio la russa enrico pazzali banche dati spioni spionaggio

FLASH! – CON L’INCHIESTA SUGLI SPIONI DI ''EQUALIZE'' FINITA NELLE SABBIE MOBILI MILANESI, ENRICO PAZZALI È POTUTO TORNARE IN CARICA COME PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE FIERA MILANO (DA CUI SI ERA AUTOSOSPESO) - DAVANTI A TALE "SCANDALO", IL CDA DELL’ENTE HA PAURA A REVOCARGLI LE DELEGHE, ANCHE SFRUTTANDO LA SCUSA DEL GARANTISMO. ENNESIMA DIMOSTRAZIONE DEL POTERE A MILANO DI LA RUSSA, GIÀ GRANDE AMICO DI PAZZALI – PS. SI VOCIFERA CHE IL TIFOSO ‘GNAZIO SIA MOLTO INTERESSATO AI GUAI DELL’INTER, DOPO LA BOMBASTICA INCHIESTA DI “REPORT” SUI CONTI DEI NERAZZURRI…