SCASSA DEPOSITI E PRESTITI – PENATI FA IL CONTROPELO A RENZI: “L’AZIONISTA DI MAGGIORANZA HA DIRITTO A SCEGLIERE I VERTICI, MA DOVREBBE SPIEGARE GLI OBIETTIVI CHE ASSEGNA LORO” – COME PER ENI, ENEL E POSTE “FORSE IL GOVERNO VUOLE SOLO AVERE DALL’ALTRO CAPO DEL TELEFONO UNA VOCE AMICA E RICONOSCENTE”

“Il Fondo Infrastrutture F2i, che la Cassa ha promosso, non sviluppa nuove infrastrutture, ma ne compra di esistenti, come gli aeroporti, poi rivenduti a un Fondo (straniero) con grande profitto. Operazione brillante. Ma è politica industriale?”…

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Alessandro Penati per “la Repubblica

 

Renzi cambia il vertice della Cassa DDPP e la domanda è: per fare che cosa? L’azionista di maggioranza ha il diritto di scegliere a chi affidare la gestione; ma dovrebbe spiegare, e non solo ai soci di minoranza visto che siamo nel pubblico, gli obiettivi che assegna al nuovo vertice.

 

alessandro penati alessandro penati

Mi sorprende però che il quesito non sia stato sollevato alla tornata di nomine Enel, Eni, Poste, Finmeccanica, e tante altre, dove Renzi ha adottato lo stesso criterio, con l’aggravante di essere società spesso quotate. Forse il Governo nomina, ma poi lascia carta bianca, perché gli basta trovare all’altro capo del telefono, in caso di necessità, una voce amica e riconoscente? Qualche dubbio in proposito è lecito vedendo che Poste entra in Alitalia, nel Fondo Salva Imprese e compra una quota di Anima da Mps; o che il vice-Ministro degli Esteri va all’Eni; o che l’Enel, caso unico, era pronta a considerare gli investimenti nella banda larga.

 

La risposta del Governo è sempre uguale: ci vuole una politica industriale. Di fronte a questo mantra, cavallo per ogni battaglia, sotto ogni bandiera, ogni voce critica si tace. È però difficile capire cosa c’entri la politica industriale con il gran numero di aziende che lo Stato controlla attraverso la Cassa DDPP, o con le attività che la Cassa svolge in concorrenza col privato.

 

matteo renzi pier carlo padoan matteo renzi pier carlo padoan

Lo Stato può e deve sostenere lo sviluppo economico del Paese; ma deve limitarsi a quello che il privato non può o non vuole fare. Servirebbero un sistema scolastico che formi le professionalità che le aziende necessitano, un’amministrazione pubblica non corrotta che garantisca la concorrenza negli appalti pubblici, una giustizia civile che permetta di recuperare i crediti velocemente. Ma tutto questo non viene considerato politica industriale.

 

È di moda indicare gli USA come esempio: in America molta tecnologia (come internet e il Gps) è stata sviluppata con soldi pubblici. Vero, ma lo scopo del Governo è di investire in ricerca per mantenere la supremazia militare. Mentre l’utilizzo per applicazioni civili di questa ricerca è lasciato interamente all’iniziativa dei privati. Anche se ha sviluppato internet, il Governo americano non è però azionista di Google; e neppure dei produttori di armamenti. Finanziare la ricerca è buona politica industriale: ma per farlo non bisogna essere azionisti di Terna.

 

cassa depositi prestiti cassa depositi prestiti

Altro esempio che viene citato spesso è la tedesca Kfw: una banca di sviluppo (come la World Bank) che garantisce i prestiti agli studenti o ai privati per l’acquisto di case e l’efficienza energetica; e finanzia la ricerca delle imprese, progetti ambientali ed energetici, o le start up. Kfw emette obbligazioni proprie, e fa profitti. La banca di sviluppo è un modello interessante. Ma questo tipo di banca non controlla società quotate, né investe nel private equity, come la Cassa.

 

alberica brivio sforza, claudio costamagna alberica brivio sforza, claudio costamagna

Politica industriale sarebbe promuovere iniziative private tese a fare di Pompei ed Ercolano una delle prime attrazioni turistiche al mondo, invece di diventare socio, coma la Cassa, di un gruppo alberghiero (straniero) che potrebbe trovare sul mercato tutti i capitali necessari per investire in Italia.

 

Il Fondo Infrastrutture F2i, che la Cassa ha promosso, non sviluppa nuove infrastrutture, ma ne compra di esistenti, come gli aeroporti, poi rivenduti a un Fondo (straniero) con grande profitto. Operazione brillante. Ma è politica industriale? Anche per la ristrutturazione delle imprese o le sofferenze bancarie, i capitali interessati all’Italia, specie se stranieri, sono abbondanti; ma per investire a prezzi di mercato. I vari Fondi garantiti o promossi da Cassa e Stato, rischiano dunque di essere solo un mezzo per sussidiare qualcuno o qualcosa.

 

franco bassanini pier carlo padoan franco bassanini pier carlo padoan

A volte si spaccia per politica industriale il controllo italiano di aziende “strategiche”. Non vedo che cosa ci sia di strategico, per esempio, nell’Enel; come se un azionista straniero potesse acquisire non so quale segreto industriale, o fosse disposto a perdere soldi pur di tagliarci l’erogazione elettrica. Strategico saranno semmai i contratti di importazione del gas che l’Enel potrebbe stipulare: certamente il Governo deve aiutare le aziende italiane all’estero; ma per farlo non bisogna che sia azionista.

 

La Cassa DDPP ha un ruolo importante. Ma quale debba essere, e in che cosa consista concretamente la politica industriale di Renzi, sono quesiti doverosi e rilevanti.

 

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