SCONTRO TRA POTERI (DEBOLI) - I BOIARDI DI STATO MOSTRANO I MUSCOLI: PURE IL RAGIONIERE GENERALE DANIELE FRANCO MINACCIA LE DIMISSIONI E SI METTE IN FERIE PROPRIO NEI GIORNI CALDI DELLA MANOVRA

Dopo l’abbandono del capo economista del Tesoro, Lorenzo Codogno, pure Franco si mette di traverso - Napolitano sponsorizza il ritorno a via XX Settembre di Mario Canzio (ex capo della ragioneria) - Baffi d'acciaio verrebbe inquadrato con un contratto da consulente o consigliere, ma di fatto sarebbe un super commissario ...

Condividi questo articolo


Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

DANIELE FRANCO DANIELE FRANCO

 

E due. Dopo «mister Def», pure il Ragioniere dello Stato vuole sbattere la porta in aperta polemica col governo. A via Venti Settembre la tensione è sempre più alta e Daniele Franco, il numero uno della Ragioneria finito nel mirino di Matteo Renzi, potrebbe decidere di imitare il capo economista del Tesoro, Lorenzo Codogno. Nel giro di pochi giorni, insomma, pezzi da novanta del ministero dell’Economia si potrebbero licenziare.

 

Uno scontro di potere a tutti gli effetti: da una parte la politica, dall’altra gli alti dirigenti statali. Al centro della guerra in corso tra il premier e i «signori dei conti pubblici» c’è la gestione allegra dei «numeri»: previsioni macroeconomiche, coperture di spesa e misure finanziarie. In buona sostanza, tutti i provvedimenti economici presentati dall’ex sindaco di Firenze non hanno trovato sostegno nell’apparato burocratico del Tesoro.

 

Lorenzo Codogno Lorenzo Codogno

La legge di stabilità per il 2015 appena approvata è stato solo l’ultimo, durissimo terreno di scontro: Codogno, nel dettaglio, che a fine settembre aveva minacciato di non firmare la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, nei giorni scorsi ha sollevato più di un dubbio sulle misure inserite nella ex finanziaria. Non a caso, il Ragioniere, sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda, ha preteso verifiche straordinarie sui fondi individuati dai tecnici di Renzi: in effetti la «bollinatura» sulla manovra è arrivata con un paio di giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia tracciata da palazzo Chigi, facendo ritardare il via libera del Quirinale.

 

matteo renzi pier carlo padoan matteo renzi pier carlo padoan

Fatto sta che, se le dimissioni del dirigente che scrive tutti i documenti di finanza pubblica sono state (per ora) respinte dal ministro Pier Carlo Padoan, sull’addio di Franco è giallo. Nei corridoi di via Venti Settembre, più di qualcuno assicura che il Ragioniere dello Stato, arrivato poco più di un anno fa dalla Banca d’Italia chiamato quando il titolare dell’Economia era Fabrizio Saccomanni, è ormai al termine della sua esperienza. A pesare, come riferito ieri su queste colonne, pure il recente braccio di ferro con il consigliere economico di palazzo Chigi, Yoram Gutgeld, di fatto usato come un ariete da Renzi per avviare la «rottamazione 2.0», cioè quella dei boiardi di Stato.

 

fabrizio pagani fabrizio pagani

Al Tesoro, però, parlano di rapporti assai tesi anche tra Franco e il capo della segreteria tecnica di Padoan, Fabrizio Pagani. Malumori che fanno riaffiorare antiche ruggini, quando Pagani era a palazzo Chigi con Letta e litigava con la Ragioneria per ragioni analoghe a quelle di questi giorni. Franco, dunque, si troverebbe in una situazione di totale sfiducia e da ieri, secondo indiscrezioni filtrate dal suo staff, sarebbe in ferie.

 

Decisione presa in evidente polemica e dopo aver appreso dell’imminente ritorno a via Venti Settembre del suo predecessore, Mario Canzio. L’ex Ragioniere dello Stato verrebbe «assunto» con la qualifica di consulente, ma finirebbe per commissariare tutti i suoi ex collaboratori, tornando a ricoprire il ruolo svolto dal 2005 al 2013. Il ritorno di Canzio avrebbe trovato financo il gradimento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Tuttavia, ci sarebbe un ostacolo tecnico da superare: nel decreto sulla competitività approvato a giugno dal governo Renzi sono stati inseriti paletti ai contratti di consulenza per gli ex dipendenti della pubblica amministrazione.

mario canzio mario canzio

 

Paletto che, assicurano i ben informati, può comunque essere aggirato ricorrendo alla classica «deroga» oppure con un contratto da superconsigliere del ministro, al riparo dal giro di vite. C’è da dire che la prospettiva di un incarico a Canzio sta agitando anche Gutgeld. Il quale si era appena «liberato» della presenza ingombrante di mister «spending review», Carlo Cottarelli, e ora ha la prospettiva di dover fare i conti con un «peso massimo» della finanza pubblica.?

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…

DAGOREPORT – PARTITI ITALIANI, PERACOTTARI D'EUROPA - L’ASTENSIONE “COLLETTIVA” SUL PATTO DI STABILITÀ È STATA DETTATA SOLO DALLA PAURA DI PERDERE CONSENSI IL 9 GIUGNO - SE LA MELONA, DOPO IL VOTO, PUNTA A IMPUGNARE UN PATTO CHE E' UN CAPPIO AL COLLO DEL SUO GOVERNO, IL PD DOVEVA COPRIRSI DAL VOTO CONTRARIO DEI 5STELLE – LA DUCETTA CONTINUA IL SUO GIOCO DELLE TRE CARTE PER CONQUISTARE UN POSTO AL SOLE A BRUXELLES. MA TRA I CONSERVATORI EUROPEI STA MONTANDO LA FRONDA PER IL CAMALEONTISMO DI "IO SO' GIORGIA", VEDI LA MANCATA DESIGNAZIONE DI UN CANDIDATO ECR ALLA COMMISSIONE (TANTO PER TENERSI LE MANINE LIBERE) – L’INCAZZATURA DI DOMBROVSKIS CON GENTILONI PER L'ASTENSIONE DEL PD (DITEGLI CHE ELLY VOLEVA VOTARE CONTRO IL PATTO)…