SCORTA ANCHE PER IL FIDANZATO DELLA BOLDRINI? - DOPO I BOSSOLI E LE MINACCE ONLINE, AUMENTA LA PROTEZIONE PER LA PRESIDENTE DELLA CAMERA

Franco Bechis per "Libero Quotidiano"

La proposta è stata avanzata ieri dall'ispettorato di pubblica sicurezza della Camera dei deputati, e la decisione non è ancora definitiva: raddoppiare la scorta a Laura Boldrini, estendendola anche agli «stretti familiari». Una formula che dovrebbe circoscrivere gli aventi diritto al compagno della Boldrini, il giornalista Vittorio Longhi e alla figlia Anastasia, avuta dall'unione dell'attuale presidente della Camera con un altro giornalista, Luca Nicosia. La scorta naturalmente scatterebbe solo sul territorio italiano, e quindi dovrebbe essere limitata nell'utilizzo: la figlia della Boldrini vive infatti a Londra dove studia scienze politiche, e il suo compagno spesso è in viaggio all'estero (talvolta con lei), essendo specializzato in reportage internazionali.

I familiari della Boldrini godono per altro già oggi indirettamente del robusto sistema di tutela che la protegge in modo perfino superiore ai suoi predecessori. Sono impegnati nella sua tutela 12 uomini ogni giorno per 24 ore. Per i suoi spostamenti vengono utilizzate sempre due auto blindate (Bmw serie 5), e una terza va in avanscoperta per effettuare i sopralluoghi di sicurezza nei luoghi dove è attesa. Una quarta auto tutela l'abitazione privata della Boldrini, per cui comunque è a disposizione anche un alloggio interno a Montecitorio (il cui utilizzo invece di essere uno spreco, farebbe risparmiare non poco in sicurezza).

L'abitazione privata è protetta da telecamere di sicurezza e da impianti di allarme in parte installati in parte rafforzati da quando ha assunto la carica istituzionale. Ora l'allargamento della tutela e della protezione è stato proposto dopo un esame dei rischi che sarebbero arrivati dall'arroventarsi del clima politico a Montecitorio e per l'ormai celebre caso dei post violenti e sessisti nei suoi confronti sul blog di Beppe Grillo. Sarebbero lui, i militanti a Cinque stelle e i vari simpatizzanti il nuovo rischio da cui deriva la necessità di proteggere anche i familiari stretti del presidente della Camera.

Inoltre l'ispettorato di polizia di Montecitorio avrebbe dato peso (a differenza degli inquirenti locali) a una lettera di minacce rivolte sia alla Boldrini che al compagno e alla figlia, con allegato un proiettile calibro 3,80". È stata trovata qualche giorno fa nel centro meccanizzato delle Poste a Roserio, periferia Nord di Milano, e subito intercettata. Nella lettera in effetti in un italiano assai sgrammaticato c'erano molte minacce e un «sappiamo dove sei». Solo che l'indirizzo della Boldrini era sbagliato, visto che la lettera era inviata a lei in una via del Nazareno che al massimo ricorda la zona dove ha sede il Pd (non in quella via però).

A Milano nessuno l'ha presa sul serio, a Roma sì. Ed è un fatto che nonostante l'imponente apparato di sicurezza, la Boldrini fin dal primo giorno non si è sentita sicura né a palazzo, né fuori dalle mura della politica. Tanto che come Medusa nella mitologia divorava gli uomini che le si avvicinavano, la Boldrini si mangia come caramelle i dirigenti capi dell'ispettorato di polizia di Montecitorio. In meno di un anno ne ha fatti sostituire ben due, e il terzo è quello che ora deve edificarle le mura intorno.

Poche settimane dopo avere assunto la carica il presidente della Camera ha chiesto al ministro Angelino Alfano di toglierle di torno il capo che garantiva la sicurezza a Gianfranco Fini, Gaudenzio Truzzi (è restato a bagnomaria fino allo scorso Natale). Al suo posto è arrivato Leonardo La Vigna. Ma neanche questo andava a genio alla volubile presidente. Già questa estate la Boldrini era andata in pressing su Alfano per una nuova sostituzione.

Il ministro dell'Interno ha resistito fino a dicembre, poi con l'aiuto di Enrico Letta ha ceduto alla Boldrini: il 17 dicembre scorso il consiglio dei ministri ha trasferito La Vigna alla guida della sicurezza di palazzo Chigi, e alla Camera è arrivato un nuovo dirigente dell'ispettorato: Massimo Bontempi, fino a quel momento questore di Cagliari. Con la proposta di raddoppio della scorta si è scortato anche lui. Magari durerà qualche settimana più dei predecessori...

 

 

boldrini e fidanzato da chiLAURA BOLDRINI E LUCIANA LITTIZZETTO NEL BACKSTAGE DI CHE TEMPO CHE FA grillo boldrini ipocrita Laura Boldrini ai funerali di Mandela

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....