SILVIO SANTO SUBITO – FACCI: MA ERA COSÌ DIFFICILE CAPIRE CHE LA CONCUSSIONE SENZA CONCUSSI È IMPROBABILE E CHE RUBY SI ERA FACILMENTE SPACCIATA PER MAGGIORENNE?

Filippo Facci per “Libero Quotidiano

FILIPPO FACCI FILIPPO FACCI

 

Non accadrà niente, e questo è tutto. In Italia va così, una procura irrimediabilmente sconfitta non ha nessuna ripercussione sulla carriera e sul proprio status: tanto che a Milano hanno già ampiamente fatto in tempo ad infilarsi in altri processi contro l’imputato preferito (è già in pista il Ruby-2, figlio degenere di una madre che non doveva nascere) e poco importa che al Ruby-1 frattanto sia corrisposto il processo più rumoroso, mondialmente sputtanante, al tempo stesso più semplice da capire: l’unico che in qualche modo era stato pre-giudicato dall’opinione pubblica e l’unico, soprattutto, che sapeva di sconfitta anche dopo la vittoria in primo grado.

 

L’unico che, carte alla mano, doveva fermarsi in fase preliminare e non andare neppure a giudizio: gli elementi e le testimonianze erano e sono rimasti quelli. Ma è un processo che - a parte i forcaioli professionisti e le checche da gossip - non è mai piaciuto veramente a nessuno: e se anche fosse piaciuto, che cosa rimane? Una procura che ha processato un capo di governo per concussione e prostituzione minorile, e che ora, dopo la sconfitta, prosegue come se nulla fosse.

 

ruby rubacuori (7)ruby rubacuori (7)

Come se l’azione dei magistrati «in nome del popolo italiano» non si fosse tradotta in un sostanziale danno al popolo italiano. Non accadrà niente, entro un paio di giorni non se ne parlerà più. Per anni abbiamo avuto una campagna mediatica spaventosa - non è ancora finita - e migliaia di intercettazioni che hanno sputtanato uomini e donne che c’entravano tutto e niente.

 

A Milano una task-force di magistrati ad personam (come dimostra il caso Bruti-Robledo) ha strapazzato le regole pur di aggiudicarsi un processo la cui competenza spettava palesemente ad altri. E per che cosa? Era così difficile - anche senza scomodare procedure e giurisprudenze - capire che la telefonata di Berlusconi non era una concussione? Capire che una concussione senza concussi resta improbabile? Che il desiderio di accondiscendere alle richieste di un presidente del Consiglio - pur restando nel lecito - può essere normale, prevedibile? Che la signorina Ruby si era facilmente spacciata per maggiorenne senza esserlo? Che una furbastra e una mitomane è da considerarsi sempre furbastra e sempre mitomane?

 

Che un rapporto sessuale negato, in un’aula di giustizia, non si può dimostrare per teorema? Che per anni ci siamo occupati solo degli stracazzi personali di Silvio Berlusconi? Berlusconi resta imperdonabile, è stato concausa del suo male, sgraziato telefonista del genere «ghe pensi mi», megalomane che amava ostentare il premierato quasi come un secondo lavoro. Berlusconi è un signore che alla sua età e nella sua posizione si mette nella condizione di farsi telefonare da una prostituta brasiliana.

 

ruby rubacuori (4)ruby rubacuori (4)

Ma questo era un processo, e si parlava di reati. Più che nel «coraggio dei magistrati» forse c’era da confidare nell’indipendenza e nella coscienza del singolo, ma nondimeno - questo in generale - in un cambiamento delle cosiddette aspettative politico-sociali che hanno riguardato perlomeno questo specifico dibattimento.

 

È inutile fingere che la magistratura italiana sia indipendente dall’aria che tira, o anche solo dal volubile gioco di relazioni che negli ultimi vent’anni ha legato la procura di Milano a tutte le altre: ma stiamo parlando dell’indimostrabile, scriviamo sull’acqua. Il che non toglie che faccia spavento una giustizia come questa, una giustizia in cui basta che un giudice prenda il posto di un altro perché ciò che era «provato» divenga improvvisamente «non provato», e «sussiste» diventi «non sussiste», e via così, con verità ogni volta speculari e incontrovertibili come lo sono il rosso e il nero sulla ruota della roulette.

 

Resterà poco o niente delle 500 pagine di allegati che giunsero alla Camera il 17 gennaio 2011 assieme alla richiesta di perquisizione per l’ufficio di Giuseppe Spinelli, ragioniere dal quale partivano bonifici per alcune «olgettine» già ospiti delle serate a villa San Martino: era il «sistema Arcore», laddove alcune giovani ragazze facevano quello che volevano e non facevano quello che non volevano.

ruby rubacuori (5)ruby rubacuori (5)

 

Un giorno s’infilò una minorenne che Ilda Boccassini definì di «furbizia orientale» (anche se era marocchina) ed ecco che la mitica procura di Milano perse la brocca. Il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha passato anni a dividere l’ufficio, a favorire i pm a scapito di altri, ad architettare acrobazie procedurali per spiegare che Berlusconi era un concussore ma che i presunti concussi, i funzionari della Questura, avevano commesso solo delle scorrettezze amministrative. Paf, non c’è più niente.

 

E Ilda Boccassini - una delle più grandi investigatrici del Paese, detto senza nessuna ironia - ha passato anni a occuparsi di tutta questa pruriginosa cazzata e ora rischia di gettare una luminosa carriera nell’ombra di questo processo ridicolo. Un processo in cui, come di rado accade, il senso comune aveva già superato ogni scartoffia di tribunale. Eppure le scartoffie sono ancora lì. Prepariamoci al Ruby-ter, il primo maxi-processo per falsa testimonianza della storia d’Italia: serve a stabilire se chi è andato in aula a difendere Berlusconi l’abbia fatto mentendo, e non importa se alla fine c’è stata un’assoluzione.

ilda boccassiniilda boccassini

 

Ormai la giustizia si nutre di se stessa, si fanno dei processi per dei reati legati ad altri processi. Al processo Ruby dei testimoni sono entrati liberi e ora escono da processati, anche se Berlusconi è stato assolto. Sarà anche giusto. Ma come si dice: spiegatelo a uno straniero. Spiegatelo allo stesso mondo che ci ha riso dietro per anni.

ILDA BOCCASSINIILDA BOCCASSINIEDMONDO BRUTI LIBERATI EDMONDO BRUTI LIBERATI

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…