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LA “SOCIALISTA” HILLARY - “PIÙ TASSE E INVESTIMENTI”: LA CLINTON TEME L’OUTSIDER RADICAL SANDERS E STERZA A SINISTRA PER NON PERDERE I CONSENSI DEL CETO MEDIO - NEI SONDAGGI HILLARY E’ ANCORA SALDAMENTE IN TESTA

hillary for presidenthillary for president

Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

 

Hillary Clinton sterza a sinistra: egualitarismo, investimenti pubblici, aumento dei salari minimi. Prova a farlo senza perdere di vista il grosso del ceto medio, forse non determinante nella corsa alla «nomination» democratica, ma decisivo per salire alla Casa Bianca. 

 

Oggi Hillary presenta il suo piano economico in un discorso alla New School di New York. Lo fa in momento delicato: la sua campagna elettorale sta diventando più aspra del previsto. I sondaggi la danno ancora davanti a tutti, ma l’outsider radical-socialista Bernie Sanders avanza insidiosamente. Le percentuali dicono: 52% Hillary; 33% Bernie. 

 

BERNIE SANDERSBERNIE SANDERS

L’ex segretario di Stato, dunque, è consapevole che sia arrivato il momento della scossa. Occorre più sostanza, più riconoscibilità. Il suo staff ha reso noto che sono stati richiesti più di 200 analisi e pareri, forniti «dai maggiori esperti nazionali di politica economica». Clinton, in prima persona, ha consultato, tra gli altri, il premio Nobel Joseph Stiglitz e Alan Krueger, professore a Princeton. Entrambi, ormai da anni, denunciano le ineguaglianze socio-economiche che, a loro giudizio, stanno minando la coesione del Paese. 
 

Il problema fondamentale di Clinton, a questo punto, è come contrastare la spinta egualitaria di Sanders senza rinnegare i sette anni di presidenza Obama che, non solo secondo il duo Stiglitz-Krueger, ma anche osservando dati oggettivi come la distribuzione dei profitti tra salari e imprese, non sono bastati per costruire una società più equa. Inoltre la «Clintonomics 2», quella di Hillary, appare in contrasto con la «Clintonomics 1», quella di Bill.

il comizio di hillary clinton il comizio di hillary clinton

 

Negli anni Novanta l’allora presidente aprì la vecchia tradizione democratica a una forte contaminazione liberal. Meno tasse e fine dell’interventismo pubblico, il «big State». Una «deregulation» che, secondo diversi autori, favorì la speculazione finanziaria selvaggia, fino al fallimento della Lehman Brothers e alla crisi del 2008. 
 

La candidata democratica è convinta di potere tenere tutto insieme con una proposta articolata in sei punti. Primo: aumento degli investimenti pubblici nelle grandi infrastrutture, nell’energia rinnovabile, nella ricerca medica.

 

Secondo: riduzione delle tasse per le piccole imprese e le startup.

 

hillary clintonhillary clinton

Terzo: aumento delle imposte per la fascia più ricca dei contribuenti, in particolare il famoso 1%, bersaglio del gruppo antisistema «Occupy Wall Street» nel 2011.

 

Quarto: incentivi per far crescere il tasso di partecipazione al lavoro, con particolare attenzione all’impiego femminile. Quinto: incremento del salario minimo, oggi fissato a 7,25 dollari a livello federale, ma variabile da Stato a Stato. Sesto e ultimo: avviare la compartecipazione dei lavoratori ai profitti. 
 

clinton e sandersclinton e sanders

Come si vede un repertorio che comprende alcune misure classiche per la sinistra, gli investimenti pubblici, e altre più innovative, almeno per gli Stati Uniti, come il «profit-sharing» tra imprese e dipendenti. In questo modo Hillary Clinton punta a contenere il movimentismo di Sanders, appoggiando le istanze che salgono rabbiosamente dalla base sociale meno tutelata.

 

Nello stesso tempo, il progetto assicura grande spazio alla promozione e al sostegno della donna, nel mondo del lavoro e nelle aziende.  Sotto il profilo ideologico, comunque necessario per reggere un confronto elettorale così lungo, Clinton chiuderà l’epoca del cosiddetto «quarterly capitalism», letteralmente il capitalismo basato sul trimestre, cioè la logica di una visione a corto termine, la necessità di ottenere subito risultati nelle vendite e in Borsa. Hillary, e qui si sente la mano di Stiglitz, predicherà il passaggio al capitalismo sostenibile: cambiamenti profondi e di lunga durata. 

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